Intervista di Elegy
Traduzione di Jadax
 

Dopo 10 anni di carriera e 5 album al loro attivo, le superstar Rammstein non devono più provare nulla. Hanno fatto cantare il mondo intero in tedesco, venduto milioni di album e messo in scena show spettacolari. Al momento della nascita dell’ultimo arrivato “Rosenrot”, è tempo di incontrare Till e Schneider – rispettivamente voce e chitarra (batteria! N.d.T) – per fare il punto della situazione sul passato, presente e futuro del gruppo. Un incontro amichevole e disteso… 

A quanto pare, molti dei pezzi del vostro nuovo album “Rosenrot” provengono dalle sessioni di registrazione del precedente “Reise, Reise”…

S: In effetti la metà dei pezzi sono stati registrati mentre incidevamo “Reise, Reise”. Avevamo troppi pezzi per fare un solo album e non volevamo farne uscire uno doppio. Inoltre alcuni pezzi non si adattavano al resto, certi apparivano come delle ripetizioni, mentre altri si sviluppavano verso generi diversi. All’epoca in cui avevamo deciso di non pubblicare la totalità dei pezzi registrati, sapevamo già che sarebbe subito seguito un altro album.

Com’è stata fatta precisamente la selezione dei pezzi?

S: Fare questo tipo di selezione è sempre difficile, perché ovviamente amiamo tutti i nostri pezzi e siamo sempre impazienti di rivisitarli. Bisogna allora porsi la domanda di quali vanno bene insieme e trovare un equilibrio che permette a tutto l’insieme di “tenere botta”. Bisogna fare in modo che non ci siano troppi pezzi lenti, che non ci siano tanti pezzi forti, e ovviamente tenere conto dei testi: se vanno bene insieme, se hanno una coerenza.

Quali sono stati i pezzi scritti nel 2005, i più recenti diciamo?

S: “Benzin”, “Spring”,”Mann Gegen Mann”e “Te Quiero Puta”. Al momento mancano dei pezzi alla tracklist che hai potuto vedere stamattina. È perché non sono ancora del tutto terminati.

Stupisce che “Zerstoren”non sia stata composta di recente, si poteva credere che fosse un pezzo che avreste potuto fare uscire rapidamente, visto quanto è efficace…

S: Sì, è vero! E stato frustrante perché tutti amiamo quel pezzo. Ma bisogna fare delle scelte, e quella evidentemente non è stata delle più facili. Ma ha fatto in modo che conservassimo del materiale interessante e stimolante e ci ha aiutato a far uscire questo nuovo album più in fretta!

Questo album è piuttosto “mid-tempo”. Come spieghi questa evoluzione di atmosfera e soprattutto di ritmica?

S: Il nostro sound è evidentemente meno aggressivo e meno duro che all’epoca di “Sehnsucht”, ma probabilmente è una questione di maturità. Come si dice “con l’età si cambia”, no? In effetti possono accusarci di esserci rammolliti, ma noi per contro smentiamo le malelingue con titoli come “Mann Gegen Mann”, “Benzin” o “Zerstoren” che sono più aggressive. Ma, come ho già detto, dopo “Sehnsucht” ci siamo evoluti. Potrebbe anche essere perché al tempo la nostra musica comprendeva molti più elementi elettronici e techno di oggi.

Non è anche per mettere in risalto i testi e soprattutto il talento del cantante Till?

T: Con l’esperienza imparo a scrivere meglio. È come un falegname che ha appena finito il suo apprendistato, non gli si può chiedere subito dopo di costruire un armadio del Rinascimento o il capolavoro della sua carriera! Questi mezzi li acquisisce con la maturità e l’esperienza, ed è la stessa cosa per me. Al debutto coi Rammstein, bisognava dare un senso alla nostra musica, una direzione, un’espressione. Oggi posso rifinire con una certa cura e dare un lato raffinato alla nostra musica.

S: Sì, l’evoluzione di Till è innegabile. Oggi gli permette di dare più sfumature e colori alla sua voce rispetto all’epoca in cui abbiamo iniziato. Allora c’era molto parlato. Oggi sa cantare, la presenza della sua voce è quindi naturalmente accentuata.

T: Puoi dirci per piacere quali sono i 3 pezzi che ti sono piaciuti di più in questo nuovo album?

Ehm… direi “Benzin”, “Spring” e poi non saprei decidere fra “Zerstoren” e “Ein Leid”…

T: E’ molto strano e divertente allo stesso tempo, nessuno è stato indeciso fra “Zerstoren” e “Ein Lied”. Sono molto contento di sentirlo! Nessuno cita mai “Ein Lied”!

Da dove viene questo desiderio, questa brama di raccontare piccole storie come fai nelle tue canzoni fin dagli inizi?

T: Non posso farci nulla, non è altro, non è altro che ciò che mi viene in mente! A casa ho un pezzo di carta con la struttura base di un brani, comprendente quattro parti: la chitarra, il basso, le percussioni e la tastiera. E nell’istante in cui mi ci concentro sopra, mi vengono subito delle storie, è così!

E tutte queste storie, sia quelle che si trovano chiuse in numerosi cassetti, sia quelle espresse sottoforma di metafora, sono sempre scritte in una lingua molto semplice e largamente comprensibile…

T: E’ vero. Lo trovo importante, voglio che la mia musica sia accessibile a tutti e allo stesso modo le mie parole.

Siete a conoscenza del fatto che siete diventati degli autentici ambasciatori della lingua tedesca in tutto il mondo? Questa lingua, una volta considerata poco sexy da coloro che la conoscevano male diventa oggi più abbordabile grazie a voi…

S: In effetti non c’è da essere troppo modesti: il fatto che i Rammstein si esprimono attraverso testi scritti in tedesco permette di aprir le porte a questa lingua un po’ dappertutto nel mondo… può avvicinare i giovani al tedesco, e lo stimolo potrebbe essere verso il suo apprendimento. In tutti i modi, se è così è una gran bella cosa.

T: Mi fa veramente piacere sentire tutto questo, non puoi sapere a che punto… Tutto semplicemente perché nel nostro paese in Germania ci si rimprovera sempre di un tot di cose, come ad esempio di veicolare delle idee che non corrispondono alla realtà di un paese ecc.. Ma in effetti non capiscono fino a che punto questo successo permetta di veicolare la lingua tedesca e di fare in modo che le orecchie si abituino in maniera positiva. In tutti i casi, grazie mille!

Sembra che da un paese all’altro il pubblico dei Rammstein sia estremamente differente…

T: Vero, in Francia come negli Stati Uniti il nostro pubblico è truccato e ha un look particolare, proviene dalla scena gotica o industriale, il che è normale se tieni conto che non hanno necessariamente accesso ai nostri testi, hanno un rapporto diretto con la nostra musica, la quale è vicina a questi generi. In Germania è tutto il contrario, è diventato veramente la musica di tutta la gente, e ciò e dovuto naturalmente al fatto che i tedeschi capiscono ciò che diciamo, il che rende più facile a loro appropriarsi del tutto della nostra musica. Comunque noi siamo felici di entrambe le cose. Come gruppo vogliamo ovviamente toccare il maggior numero di persone differenti.

Cambiando argomento, sembrerebbe che abbiate affidato “Benzin” in mani esperte per farne dei remix…

S: Sì, esatto, e sono peraltro già pronti. Ce ne sarà uno degli svedesi Meshuggah, uno dei finlandesi Apocalyptica e un altro ancora degli americani Beastie Boys. Non sono dei classici remix, perché abbiamo scelto dei gruppi con una forte personalità, soprattutto per vedere come riuscivano a far proprio il pezzo alla loro maniera, una esperienza nettamente più preziosa. Penso che il più riuscito sia quello dei Meshuggah, comunque è il mio preferito!

In un caso come quello dei remix, avete sempre qualcosa da dire a proposito delle scelte di questi gruppi, oppure è la casa discografica che prende da sola tutte le decisioni?

S: No, noi abbiamo sempre la nostra opinione in tutto ciò che concerne direttamente la musica dei Rammstein. In compenso, è evidente che facciano da parte loro delle proposte, e questa è una cosa buona. E ovviamente, certi gruppi sono disponibili e altri no. Certi gruppi sui quali contavamo molto ci hanno deluso facendo cose poco interessanti o innovative… E’ dunque positivo avere più risorse!

Più in particolare, avete sempre l’ultima parola su tutti gli argomenti che riguardano il gruppo?

S: Sì, abbiamo sempre qualcosa da dire, molto fortunatamente. Ma ancora una volta, spesso ci sono proposte che arrivano dalla casa discografica, e queste proposte non sono sempre malvagie, intendiamoci. Se siamo circondati da persone valide, penso che non ci sia realmente pericolo a delegare alcune cose, finchè rimane sempre la volontà di sorvegliare attentamente tutto ciò che ci passa davanti. Le nostre relazioni si basano su una fiducia reciproca, finchè durerà, tutto andrà bene.

Rimpiangete il periodo dei club e delle piccole sale da concerto ora che non suonate più se non dentro posti enormi?

S: Sì, certamente. Tuttavia facciamo qualche apparizione in posti piccoli alla vigilia dell’inizio di una grande tournée. Va da sé che non possiamo da un giorno all’altro uscire dallo studio per lanciarci sul palco di uno stadio, è inumano. Bisogna che ci sia un minimo di allenamento, ed è quello che abbiam fatto agli inizi della tournée per “Reise, Reise”: abbiamo fatto tre date in Germania davanti ad un pubblico di privilegiati. Da un lato bisogna ovviamente ripassare gli effetti di scena, la scenografia, e il lato pirotecnico. Ma è ovvio che la gente debba potersi qualche volta concentrare anche sulla nostra musica, e non solitamente sullo show! L’interazione col pubblico è allo stesso modo molto differente, e senza dubbio è la cosa che manca di più dall’alto dei nostri grandi palcoscenici!

In particolare adesso come siete considerati negli Stati Uniti?

Siamo stati in tour parecchio negli Usa tra il 1998 e il 2002, principalmente con dei grandi gruppi. Quando suonavamo come headliner, ovviamente lo facevamo in sale più piccole, in media davanti a 2000-3000 persone. Ma è difficile negli Stati Uniti ripetere un successo o anche perpetuarlo. Bisognerebbe stare in tournée per anni interi, trascorrere là dei mesi, sacrificare molte cose e soprattutto far uscire gli album più rapidamente. Per “Reise, Reise” non ci siamo mai andati e dubito che potremo farlo prima dell’uscita di un prossimo album.

Avete ricevuto una bella spinta in avanti quando è uscita la colonna sonora di “Lost Highway”di David Lynch. Si sarebbe allora potuto credere che dopo questo plebiscito, il vostro successo si sarebbe accresciuto negli Usa, fino a superare quello che avevate conosciuto in Europa! Ma chiaramente non è stato così…

S: E’ molto difficile, ripeto, consolidare un autentico successo negli Stati Uniti. Avremmo dovuto suonare là proprio in questo periodo, ma il nostro tastierista è malato e purtroppo non è stato possibile.

Niente di grave spero…

S: Sembra che si sia preso un’infezione all’orecchio di cui non si sa l’origine, e che si è poi estesa. È dovuto andare all’ospedale, e attualmente si trova lì, senza alcuna garanzia di essere dimesso o di ristabilirsi nei prossimi giorni o settimane. È per questo che abbiamo deciso di non partire in tour e riposarci.

Allora non farete una tournée per promuovere quest’album?

S: No. Consideriamo per il momento terminata la tournée europea. “Rosenrot” è per noi il seguito logico di “Reise, Reise”. Chiudiamo un anello riguardante un certo stile e ora ci prenderemo un anno per rilassarci, vederci meno e rinfrescarci le idee.

T: Con o senza tournèe in America, avevamo deciso comunque che era tempo per noi di concederci una pausa. Ma non volevamo partire senza offrire qualcosa al nostro pubblico. Un anno di silenzio senza lasciare qualcosa di nuovo dietro di noi sarebbe stato troppo duro. Abbiamo deciso di fare in questo modo.

Considerate quindi quest’album come il secondo capitolo di “Reise, Reise”? E’ stato detto tutto ed ora pensate ad altre cose…?

S: Sì,ciò corrisponde ad un’ “era” e noi abbiamo bisogno di chiudere un ciclo per passare ad altre cose.

Festeggiate i vostri dieci anni quest’anno con cinque album all’attivo. Questa regolarità da metronomo va, inconsciamente magari, di pari passo con l’immagine rigorosa, molto tedesca, del gruppo?

T: Noi ci sforziamo per tutto il tempo di non essere così tedeschi, prima di tutto per noi, ma soprattutto per Jacob, il nostro produttore, che non sopporta più questo rigore! Per esempio quando dobbiamo trovarci alle 9, anche se alle 9 e 5 minuti manca ancora qualcuno, noi siamo già partiti, è tipico! Voi dite “il lupo perde il pelo ma non il vizio”, no? (Ride) Siamo così, non c’è niente da fare! Ci siamo posti esattamente la stessa domanda poco tempo fa, ma non abbiamo trovato la risposta. Probabilmente non c’è, a parte quella ovvia che hai proposto tu!