Rammstein: rabbia tedesca

“ Te Quiero Puta è un inno scherzoso”
traduzione di Jadax

Hanno posto la parola fine a tutte le speculazioni: il loro prossimo album non si chiamerà “Reise, Reise Vol.2”, bensì “Rosenrot”, ed uscirà il 24 ottobre. In questo modo la band ha voluto che l’album avesse una proprio identità, poiché lo considerano altrettanto buono del precedente. John Destroyer è stato a Parigi per ascoltarlo, ed intervistare il cantante Till Lindemann.

Nessuno si aspettava un nuovo album dai berlinesi così in fretta, ma c’era così tanto materiale rimasto dalle registrazioni di “Reise, Reise” agli studi El Cortijo di Malaga che, aggiungendo alcune canzoni registrate questa primavera al Telex Studio della loro città, è stato trovato abbastanza materiale per completare un album. Hanno mantenuto lo stesso team: il produttore Jacob Hellner, Stephan Glaumann al mixaggio, e Howie Weinberg al mastering. Dopo un lungo tour che li ha tenuti occupati per circa un anno, tra concerti propri e apparizioni da headliners ad alcuni festival, questa fretta di pubblicare nuove canzoni è servita come scusa per la band per prendersi un po’ di tempo libero per qualche mese, senza rimanere nel silenzio, prima di riprendere a fare concerti.

I Rammstein non vogliono che  “Rosenrot” sia preso come un “disco di avanzi” o una “seconda parte” (cose che comunque non portano mai a nulla di buono). Nell’ascoltarlo, non si ha per nulla quest’impressione, anche se c’è qualche connessione, essendo stato scritto nello stesso periodo del suo predecessore, e perfino la copertina è quasi uguale a quella dell’edizione Giapponese di “Reise, Reise”. Sicuramente “Rosenrot” sarà di nuovo un grande successo in mezzo mondo;  forse perché dalla loro prima hit nel 1997 “Du Hast” fino ad oggi i Rammstein sono diventati la più grande band tedesca di tutti i tempi – chiedendo scusa agli Scorpions. L’ultimo riconoscimento del loro successo internazionale, è stato quando recentemente la band è stata premiata come “Best Selling Artist of the World – Germany”  all’ultima edizione dei World Music Award a Los Angeles, portandoli al livello di artisti quali Eminem o U2. Questo potenziale di vendita nono può essere preso alla leggera dalla loro casa discografica, la Universal, che non vuole che l’album arrivi ai media prima della data fissata, e ci ha mandato nella capitale francese per ascoltarlo. E così, lì siamo andati, colui che vi scrive e l’interprete madrelingua Katja (come tutti sapete, i membri della band preferiscono non parlare in inglese, se possibile), in un viaggio frettoloso, con levataccia prima del sorgere del sole e ritorno a casa per la cena.

La nostra prima fermata è una barca che aspetta alla banchina della Senna (vicino alla Statua della Libertà, la cui copia molto più grande è stata donata dalla Francia agli Usa per il centenario della loro indipendenza, e che è diventata il simbolo maggiore del paese nella sua breve storia). Ad ogni giornalista proveniente dai diversi angoli d’Europa (Svezia, Finlandia, Danimarca, ecc) è stato dato un lettore cd portatile, sigillato e numerato, e mentre ascoltavamo il cd, la barca ha iniziato a muoversi, passando vicino alla Torre Eiffel, e dirigendosi al ponte dorato di Alessandro III, dove la band attendeva su un’altra barca. La mia intervista era programmata fra le ultime della giornata, quindi ho fatto una passeggiata lungo gli Champs Elysèes fino all’Arco di Trionfo (gustando una bellissima giornata calda e serena, con temperatura superiore ai 35°, mentre in Spagna pioveva e in Catalogna diluviava), con l’intenzione di comprare qualche gustoso croissant che farà felice la mia famiglia.

L’ora è arrivata, e la prima cosa che vedo è che, anche se non è permesso fare foto, sono venuti “completa uniforme”, come fanno in tutte le presentazioni in pubblico: stavolta hanno scelto un look militare. Sono sempre uniti, e lavorano in modo assolutamente democratico quando bisogna fare delle scelte, ma ciò non vuol dire che siano sempre dello stesso parere, come mi rivela Schneider nella prima intervista (che apparirà nel prossimo numero di Kerrang), il quale non è del tutto soddisfatto della cover dell’album. Il prossimo che devo intervistare è Till, e ne sono veramente felice, perché non ci si aspettava che fosse qui. È passato molto tempo da quando l’ora quarantaduenne Till Lindemann è stato nominato nuotatore Olimpico per la DDR (la Repubblica Democratica Tedesca, nella Germania Comunista prima della caduta del Muro), tre anni prima dei giochi olimpici a Mosca del 1980, ai quali non potè partecipare a causa di un incidente che ha cambiato la sua vita. Da qual momento si è dato alla musica e come potete vedere, è diventato una star di livello mondiale, del tipo a cui non si può “accedere facilmente”.  Senza dubbio, manterrà il fisico da nuotatore per il resto della sua vita, a dispetto di qualche chiletto in più e di qualche muscolo extra. Lo si può vedere facilmente soltanto guardando una foto di noi due: basta confrontare la differenza di larghezza tra la schiena dell’intervistatore e quella dell’intervistato.

Il cantante ci saluta in spagnolo: sta imparando la lingua poiché è un grande fan della cultura latina.

“Mi è sempre piaciuta, ma mi sono definitivamente innamorato durante i viaggi che ho fatto in America Latina, con la band o da solo: Costa Rica, Venezuela, Messico, Panama, Argentina o Brasile, dove si parla portoghese. Ho bellissimi ricordi del rum, della salsa, della tequila, e del consueto amore per la vita che la cultura di lingua spagnola in generale ha.”

La connotazione musicale messicana in “Te Quiero Puta” è molto evidente, anche se non è la cosa più rilevante di questa canzone, ma lo sono le sue parole controverse nella nostra lingua, che certamente faranno accusare la band di sessismo. Quello che vorrei sapere è se c’è qualcosa di autobiografico in essa, o è una sorta di piccola provocazione, un “pugno in faccia” allo stile Rammstein. Ride e risponde:

“Prima di tutto, di solito non spiego ciò che scrivo, ma mi piace l’idea del pugno in faccia allo stile Rammstein, la si può in qualche modo pensare così. Se spiegassi i miei testi, sarebbe come andare in un ristorante francese e far assaggiare a qualcun altro l’aragosta per me, non avrebbe alcun senso, perché è una cosa che di solito uno deve fare per conto suo. Penso che sia soprattutto un inno scherzoso, e la sua musica va perfettamente d’accordo col temperamento spagnolo. Spagna e Messico sono due mondi diversi, ma quel suono mariachi  con le trombette chiarisce subito ad una persona che parla spagnolo che si parla del Messico, e quindi possono anche identificarsi con esso.”

Anche se non gli piace analizzare il significato dei suoi testi, non posso trattenermi dal dire che quello di “Spring” mi ha fatto pensare che la disgrazia altrui, sia di un individuo che di un popolo, fa vendere giornali e aumenta gli spettatori televisivi.

“Come ho detto prima, è bene che ognuno possa leggere il significato dei testi alla propria maniera, senza preconcetti. Questa idea è il tuo punto di vista. La storia che mi ha ispirato a scrivere questa canzone era nei giornali un po’ di tempo fa, poco prima che scrivessi le parole. Una domenica pomeriggio, sul grattacielo di una grande città, c’era una persona che voleva suicidarsi. Visto che la gente era curiosa di sapere se saltava o no, sono rimasti sotto, creando un ingorgo nel traffico. C’erano persone che urlavano ‘Salta!’, alcuni per il brivido di vedere qualcosa come quello, altri perché non volevano continuare a rimanere lì finchè non avesse preso una decisione, perché il traffico non gli permetteva di andare a casa. I giorni in cui ci sia aiutava sono finiti, questa è la tragedia, ed è venuto alla luce ancora una volta col disastro di New Orleans. La canzone parla di una persona che è sul ponte perché vuol vedere il tramonto, ma le persone di passaggio pensano che voglia uccidersi e che non riesca a decidersi, e rimangono a gridargli contro, per farlo saltare. Io, che sono il narratore, finisco per spingerlo giù dal ponte per aiutarlo a prendere la decisione, perché tutte queste persone pensano sia un codardo, e vogliono anche vedere lo show che si aspettano.”

Non c’è dubbio che questo argomento sia correlato con il video di “Benzin”, diretto da Uwe Flade e filmato a Berlino, dove si può vedere la band nelle vesti di pompieri col viso coperto di ceneri, che invece di aiutare, rispondono ad una chiamata d’emergenza e sulla strada distruggono tutto ciò che trovano (un treno, macchine, edifici). Nell’immaginazione di Paul Landers, egli si figura di salvare una giovane donna dalle fiamme, ma quando arrivano sul posto si rendono conto che c’è un uomo sul tetto (è Flake per la precisione, che usualmente ha le parti più degradanti, sia nei video che dal vivo). Preparano il telone, e lo incoraggiano a saltare, ma quando alla fine lo fa, il telo si rompe, perché ognuno lo tirava nella propria direzione.

Poco prima del mio turno per l’intervista, stavamo ascoltando di nuovo l’album, ed era stata aggiunta una ballad molto molto dolce, con qualche sottogusto pop; la canzone non ha ancora un titolo, ma sicuramente dividerà le acque fra i fan. In questa canzone, Till duetta con Sharleen Spiter – questo ce lo spiega personalmente Till nel suo rudimentale spagnolo, poiché la gente della casa discografica non vuole farne parola – e impariamo che ce ne sono due versioni. In una, lui canta in tedesco e lei in inglese, nell’altra entrambi cantano nella lingua madre della cantante dei Texas, cosa abbastanza inusuale per i Rammstein. Ho buttato lì che è qualcosa di molto differente da quello che hanno fatto prima, sia musicalmente parlando che per la lingua, e lui mi spiega:

“Ora noi – l’etichetta discografica e la band – stiamo decidendo quale versione ci sarà nell’album.”

Ciò può essere preso come un tentativo di raggiungere il pubblico americano, l’unico che non si è ancora totalmente arreso?

“Prima di tutto, la mercato americano non ha importanza per noi, ci è sempre stato indifferente. Abbiamo avuto il nostro momento là – sono diventati famosi grazie alla colonna sonora di “Lost Highway” – ma è strano per ogni band avere un lungo successo negli Usa. Di solito si scordano di te in un batter d’ochhio, per questo non è importante per noi raggiungere il successo là tanto quanto lo è per l’Europa, dove i fans e lo scenario musicale sono un po’ più stabili negli anni” Si ferma un momento a pensare, poi continua: “Per quanto riguarda il suono diverso della canzone, hai ragione. Quando abbiamo registrato ‘Reise, Reise’ ci siamo presi molto tempo e abbiamo potuto sperimentare l’apertura a diversi sound e possibilità ritmiche che prima non avevamo esplorato. Eravamo abituati a rinchiuderci, a lavorare con gli stessi elementi sotto la pressione del successo, non volevamo “cedere”. Dal quarto album in poi, non gli abbiamo più dato peso. Volevamo suonare un po’ e ci è piaciuto un sacco farlo, è stato più piacevole scrivere e registrare le canzoni, così abbiamo pensato: dal momento che quest’eperienza ha funzionato così bene con ‘Reise, Reise’, perché non lavorare nella stessa maniera con Rosenrot? Tra questi due esperimenti, ne siamo usciti con questa canzone, che può essere pensata come un uccello che scappa dalla sua gabbia. Pensiamo che il mix delle due voci sia carino, e penso che la versione inglese, visto che è la sua lingua madre, raggiungerebbe un maggior numero di spettatori.”

“Mann Gegen Mann” parla di una relazione omosessuale, che mi porta a parlare della nuova legge passata in Spagna, che permette i matrimoni tra persone dello stesso sesso, e mi riferisco anche alla possibilità di adottare dei figli. Voglio sapere la sua opinione, ancor più avendo in mente la canzone “Mutter”, e come vi è esaltata la figura della madre. Può un bambino essere cresciuto da due padri, o non è possibile sostituire il ruolo della madre?

“Sono al cento per cento dell’opinione che sia possibile, ma d’altra parte una madre è insostituibile,  il suo amore è necessario al figlio per crescere armonicamente un bambino. È come un cappello di lana: se non ce l’hai prendi il raffreddore, ma puoi anche farne a meno, nello stesso modo puoi crescere un figlio senza la madre, con due padri, su questo non ci sono discussioni. Io stesso sono stato un genitore single, ho cresciuto mia figlia senza la madre e ne è uscita sorprendentemente bene, anche se ciò non vuol dire che non abbia avuto bisogno di sua madre.”

Una volta che gli appuntamenti promozionali sono finiti, la band prenderà un break di tempo indeterminato prima di tornare sul palco, e questo sarà il momento per ciascuno di loro di fare cose che di solito non hanno il tempo di fare. Till ha le idee chiare su questo:

“Tornerò in vacanza in America Latina”, ma sa anche che “Torneremo di certo al lavoro un po’ alla volta, nessuno di noi riesce a stare senza far nulla per molto tempo, senza essere creativo. Fra tre o quattro mesi ci chiameremo e inizieremo a pensare al prossimo tour; e a proposito di ciò posso dirti una cosa che forse troverai interessante: quando abbiamo iniziato lo scorso tour in Spagna e Portogallo, abbiamo fatto un errore ad andare da sud a nord, visto che da là siamo andati in Germania e poi in Scandinavia. C’è stata una tremenda differenza, perché i nostri concerti erano comunque sold out, ma ci è mancato il temperamento dei fan del sud, è stata come una doccia fredda andare da Barcellona, Madrid, San Sebastian o Lisbona a Oslo o Hlesinki, e non intendo disprezzare i nostri fa tedeschi e scandinavi. Stavolta ci piacerebbe andare da nord a sud, perché il pubblico è come il tempo: più vai al sud, più è caldo. ‘Te Quiero Puta’ è un tributo ai nostri fans di lingua spagnola”.