Resoconto e foto by Jadax
La
nostra giornata è iniziata alle 10:30 di mattina quando io e Fabio (il mio
ragazzo) siamo sbarcati sugli Champs Elysèes giudicando di essere in largo
anticipo…Ci aspettavamo un po’ di gente, ma non tanta quanta ce n’era già: una
fila e mezzo di transenne occupata sul largo marciapiede di fronte al Virgin!
Lasciato Fabio in fila, sono entrata a fare incetta di Rosenrot Edizione
Limitata (ne ho comprate 4 copie!) poi l’ho raggiunto mentre la coda si
allungava a vista d’occhio. Pazientemente ci siamo apprestati ad attendere fino
alle 16:00 ora in cui – sperando fossero in orario – i Rammstein sarebbero
arrivati.
Alle 13:00 le transenne occupavano quasi interamente lo spiazzo davanti a
Virgin, e l’attesa iniziava a pesare… tanto che qualcuno ha ideato un simpatico
passatempo che si è poi protratto fino all’arrivo dei nostri: ogni volta che
passava davanti a noi uno di quegli autobus panoramici per turisti (e nelle ore
di punta, si arrivava anche a 1-2 ogni 5 minuti..) partiva un boato nella sua
direzione al grido di “Rammstein, Rammstein” che lasciava basiti i poveri
vecchietti e le povere famigliole che volevano solo gustarsi un tranquillo tour
parigino, mentre i più curiosi tiravano fuori macchine fotografiche e telecamere
per filmare la bizzarra massa umana che si andava allargando a macchia d’olio
davanti ai loro occhi. Eravamo sicuramente un gruppo eterogeneo (se non forse
per il nero, colore dominante nella maggior parte dell’abbigliamento dei fan):
di fianco a noi c’era un gruppo di ragazze inglesi, uomini e donne di ogni età,
un ragazzino con la sua chitarra e quello che sembrava essere suo nonno, e
tantissimi figli con genitori a carico (oppure il contrario, a seconda dei
casi…). Mentre si avvicinava l’ora X, sono arrivati anche dei giornalisti che
hanno immortalato la sinuosa fila di fan urlanti, sia con la macchina
fotografica che microfono alla mano, incitando quelli delle prime file a
sgolarsi, anche se di incitamento non ce n’era poi bisogno.
Alle
quattro la tensione era alle stelle, e ormai il marciapiede era quasi
interamente inaccessibile, causa la folla di curiosi che si erano fermati a
guardare, anche se non avevano la più pallida idea di cosa stesse succedendo. Un
quarto d’ora dopo, i boato: il Rammstein erano arrivati e stavano entrando
dall’entrata principale, a pochi metri da noi… o almeno questo è ciò che ho
potuto inferire, poiché da dove eravamo noi purtroppo riuscivamo a vedere solo
la folla urlante e al massimo le macchine fotografiche dei giornalisti. Una
volta dentro hanno autografato il poster che promuoveva l’evento, poi sono
spariti. Per noi è iniziata una seconda attesa: quella del nostro turno.
Lentamente, come al contagocce, hanno iniziato a far passare una decina di
persone alla volta in una seconda vasca contenitiva, da cui venivano poi
indirizzati al percorso obbligato dentro le viscere del Megastore per
raggiungere il palchetto allestito all’uopo dove si trovavano i nostri. Vedere i
primi che uscivano dal Virgin vincitori e felici con i loro booklet autografati
era un piacere che però rendeva l’attesa ancor meno sopportabile (anche perché –
a conti fatti – ormai si era lì da sei ore…). Alle 17:00 è giunto anche il
nostro momento, e siamo entrati da Virgin in assetto da battaglia, io con un
paio di booklet in mano e il famigerato logo di Rammit da far firmare e dedicare
in una mano, e la macchina fotografica nell’altra. Nel frattempo la folla era
stata “sedata” con le note di Rosenrot a tutto volume che andavano a riempire
l’aria di quella parte dei Campi Elisi. Finito l’album però, hanno messo su
Herzeleid, e noi ci siamo ritrovati quasi a pogare in fila indiana sulle note di
Asche Zu Asche mentre come pellegrini a Lourdes venivamo incanalati dalla
security dentro il Virgin (ah, vorrei spezzare una lancia in favore
dell’organizzazione parigina in collaborazione con le forze dell’ordine locali,
perché secondo me hanno fatto veramente un ottimo lavoro!).
Ad accoglierci c’era un
cartello con scritto i tre comandamenti della giornata: 1. Si può far firmare un
solo oggetto a testa; 2. Niente oggetti troppo voluminosi (e infatti il ragazzo
davanti a noi con la chitarra in mano è rimasto a bocca asciutta); 3. Niente
foto davanti al “banco delle firme” (?!?). L’ultimo comandamento è stato
ignorato dai più, e direi anche abbastanza giustamente. La storia di poter far
firmare solo un oggetto a testa mi aveva un po’ sconfortato, ma non mi volevo
dar per vinta: mentre procedevamo prima scendendo una scala mobile ferma e poi
risalendone una altrettanto non in funzione, stringevo al petto il mio booklet,
il logo formato A4, il blocchetto con scritta la dedica per Rammit e la macchina
fotografica già accesa e pronta a scattare.
Arrivati
al momento fatidico, però, tutto si è svolto con una velocità tale da non
lasciare molto spazio all’improvvisazione: invece di consegnarlo ad un
sorridente Paul primo della fila, il materiale da autografare mi è stato quasi
strappato di mano da due individui al seguito dei Rammstein che hanno provveduto
ad allungargli solo il booklet, ignorando ovviamente il resto, troncando così
ogni possibilità di comunicazione. Il mio libretto è passato fulmineo di mano in
mano, mentre io cercavo di scattare più foto possibili nel minor tempo: Paul,
Schneider – anche lui piuttosto di buon umore – , Ollie con una deliziosa
camiciuola verde fantasia a la barba incolta, Flake in T-Shirt azzurra e direi
perfettamente rimesso dopo intossicazioni e orecchioni vari, e infine Till,
bardato fino al mento con una giacca nera, cuffia nera in testa ed occhiali da
sole calati, anche se si era al chiuso e fuori faceva comunque brutto tempo. La
cosa è stata così fulminea che solo quando ho preso in mano il libretto con gli
autografi mi sono accorta che Richard non era presente all’appello,
presumibilmente ancora a New York a lavorare sul suo side project. La cosa
sicuramente avrà deluso in molti (francamente, potevano fare in modo di esserci
tutti quanti), visto che – si sa – Richard è uno dei più gettonati. ;)
Usciti dal Virgin mentre la
fila di gente che sembrava allungarsi all’infinto procedeva lentamente, la
stanchezza della giornata ci è crollata addosso come un incudine (anche perché
non avevamo pranzato e la notte prima era stata trascorsa in treno), e distrutti
ma felici ci siamo diretti verso il nostro albergo, “trofeo” alla mano.
Resoconto e foto by Karmilla
E’
la prima volta che mi reco ad un appuntamento del genere.
E’ una ghiotta occasione per godersi un po’ i Rammstein dopo la fine del Reise
Reise Tour, considerato anche il periodo di pausa che si apprestano a godersi… e
lungo, per giunta.
Così, in quattro e quattr’otto, mi imbarco sull’aereo per Parigi il 27, per
essere sicura di non rimanere al palo il giorno dopo…
All’arrivo è una gioia riabbracciare Deb e suo figlio.
Venerdì 28 Ottobre si prospetta come una giornata campale. La strategia si
decide davanti alla cioccolata e ai croissants della colazione: ci si presenta
sugli Champs-Elysées con il debito anticipo (leggi: subito dopo i croissants…).
Ci sarà sicuramente tanta gente, visto che hanno pure tappezzato la metro con i
manifesti dell’evento, e nessuno è disposto a correre il rischio di rimanere
fuori del Virgin Megastore con i Rammstein dentro! O no?
L’arrivo dei nostri è previsto per le 16, ma intorno alle 10.45 siamo in zona
operativa, armi e bagagli. L’area davanti al Megastore è stata opportunamente
transennata per incanalare il flusso dei fans senza intralciare quello dei
turisti – numerosissimi – e dei parigini, tutti decisamente incuriositi dalla
scena. Inutile dire che l’assedio è già in corso: davanti all’ingresso, ad
occupare le prime decine di metri di area delimitata, è piazzato chi si è messo
in coda probabilmente già all’alba, credo, o giù di lì…
Le
ore scorrono e la fila si allunga rapidamente e mostruosamente, tanto che ben
presto gli energumeni del servizio d’ordine cominciano a darsi da fare per
aggiungere transenne. A mano a mano che si avvicina l’ora X, i passanti
assistono, perplessi e incuriositi, al continuo levarsi di mani e ai cori che
accolgono tutti i pullman traboccanti di turisti che si fermano esattamente
davanti al Megastore: un modo come un altro per ingannare l’attesa, e pure
divertente. Tra una chiacchierata e l’altra, c’è tutto il tempo non solo di
applaudire chi ha pensato bene di portarsi dietro stereo portatile con casse e
di sparare Rammstein a manetta, ma, soprattutto, di gustarsi Rosenrot,
acquistato poche ore prima alla Virgin. Tra l’altro, all’interno del Megastore,
per il nuovo lavoro dei nostri beneamati è stato allestito un magnifico
espositore sormontato nientemeno che dal fiero rompighiaccio!!!
Tanti hanno optato per il disco come feticcio da firma, ma si vede un po’ di
tutto: libri, poster, strumenti musicali…ma l’Oscar va ad uno stupendo case di
pc opportunamente ridipinto da registratore di volo con i colori di Reise Reise.
Ore
16.30 circa: con leggero ritardo, finalmente ci siamo!!! Come un sol uomo la
folla ulula e strepita! Dalla nostra posizione nella fila non si riesce a vedere
chi stia facendo il proprio ingresso nel Megastore. C’è una confusione paurosa,
mani alzate, gente che si agita e una selva di macchine fotografiche digitali…
Gli yeti del servizio d’ordine cominciano a lasciare entrare i fans e,
naturalmente, tutti si buttano in avanti e si crea il solito evitabilissimo
“pigia pigia”, neanche si dovesse contendere per la prima fila al
Wuhlheide…Nell’aria cominciano a diffondersi le note di Wollt ihr das Bett in
Flammen sehen: mentre cerchi di non farti stritolare, attacchi a cantare,
ovviamente…La meta si avvicina…si supera l’ultimo frangiflutti umano organizzato
dal servizio d’ordine. E’ stato creato un percorso obbligato all’interno della
struttura su un lato dell’ingresso, guardato a vista. Lungo questo camminamento,
gli energumeni ci incanalano giù e poi di nuovo su per scale mobili fino ad
arrivare a lato del palco rialzato che accoglie i Rammstein. Nel frattempo
nessuno stacca gli occhi curiosi dai monitor di sala, che ci rimandano
moltiplicate le immagini dei nostri “inchiodati” sulle sedie del martirio
parigino…Ci era già arrivata la voce, manca Reezard…che peccato non
incontrarlo…ma gli altri sono tutti lì. Fa un caldo pazzesco, c’è una gran
confusione. In un attimo sei lì, davanti a Paolino, e subito si fa sotto un
caprone ossigenato del seguito che sbraita di tenere le nostre carabattole a
portata di mano e di presentare solo una cosa. Cazzo, stai calmo…Sicuramente
faccio la figura della fessa: sono talmente contenta che mi incasino a girare le
pagine del libro per presentare a ciascuno la foto che ho scelto…Per trovare
quella di Till avrò mica bisogno dell’accompagnamento fornito della ASL?
I
nostri sembrano un po’ rintronati. Paul e Flake, soprattutto, si distinguono per
la cortesia e, per quanto ho potuto vedere io, hanno benzina sufficiente per
sorridere a tutti. Dall’altro lato, Tillone si presenta imbacuccato come il
nonno di Heidi, con cuculo calcato sulle sopracciglia e occhiali da sole…che
faccia da sberle….sempre un GRAAAAAN BEL VEDERE, per conto mio, ma è chiaro che
ne ha già le palle piene…e ha appena cominciato a fare andare la
penna….ehehehehehe……
La
teoria di fans è interminabile. Ricordo con tenerezza, in particolare, una
bimbetta con kilt e mini anfibi che sul palco comincia a piangere presa dal
panico per la confusione. Arriva la mamma e finalmente riesce a consegnare ad un
Paul emozionato il suo regalo: un qualche giocattolone strano ispirato ai
Kiss…Naturalmente, Paul e Schneider, che gli siede accanto, la coccolano con
grande dolcezza.
Diciamolo: stare seduti in ufficio per 8 ore e più davanti ad un computer è
fonte certa di rotture di coglioni che con questa non hanno niente a che vedere,
ma alle 20.00 suonate, dopo essere rimasti per tutto il pomeriggio ognuno sul
proprio trespolo a firmare dal rotolo di carta igienica alla credenza della
nonna, mitragliati senza posa e pace da centinaia di flash, posso capire che i
Rammstein comincino ad essere leggermente esauriti…Per non parlare dello scazzo
di Till, già cosmico all’ora de tè, che ormai stringe le mani che gli vengono
tese una dietro l’altra con un’indolenza da stato comatoso…
La
processione continua. Deb mi guarda: “Rifacciamo la coda?”…ma come
no….evvvvvvia….Si scavalcano le transenne, all’italiana, e ci si riaccoda. Per
pura fortuna non ci sono lottatori di sumo nelle vicinanze e la mossa passa
inosservata. Qualcuno che poco dopo tenta di intrufolarsi è abbattuto sul posto.
Ancora tre quarti d’ora di fila e riattacchiamo il minuetto…altro giro, altre
firme…olè!
Quando l’ultimissimo fan scende dal pulpito…via…Till schizza sul retro piegato a
portafoglio, manco fosse stato morso sul divin culo da una tarantola…gli altri
salutano, applaudono e poi lo seguono…
Fatto.
Che
dire?
Personalmente sono felicissima di avere fatto questa esperienza, di aver
riabbracciato Deb e di avere passato un po’ di tempo in “loro compagnia”,
nonostante un po’ di ruvidezza. L’organizzazione ha fatto del suo meglio per
irreggimentare i presenti ed evitare, giustamente, assalti all’arma bianca. Per
fare questo si sono sacrificati un po’ di calore e tanti sorrisi in più. Credo
che se non ci fossero state le migliaia di persone che sono invece intervenute,
l’atmosfera sarebbe stata sicuramente più accogliente e i Rammstein si sarebbero
sentiti un po’ meno messi in bacheca. E Till…ce lo teniamo così com’è…cosa vuoi
fare…pigliarlo a schiaffi?
Comunque, cari miei bei bimboni, al vostro posto – rotture a parte – mi
emozionerei a vedere con quanta devozione e con che profondo entusiasmo i vostri
fans sono presenti ovunque, come una famiglia…
Miro e rimiro il mio trofeo autografato e non vi dico quanto ne sono fiera e
felice.
Il giornalino distribuito alla Virgin