Intervista di Playboy
Traduzione di Deb


ABBIAMO PASSATO IL LIMITE 

I Rammstein sono la band più controversa della Germania. Il cantante Till Lindemann ci parla di provocazione, della sua casa in campagna, della camera oscura della sua anima e del perché, per la prima volta, è un uomo felice… 

P: I Rammstein sono arte?

T: Ci sono momenti nella band che sono diventati arte e che si sono estinti. In generale direi: noi facciamo musica d’intrattenimento. 

P: Il vostro piano era questo?

T: All’inizio volevamo semplicemente dare nell’occhio. Con testi estremi e musica estrema. Ci faceva venire i nervi il fatto che, dopo la caduta del muro, tutte le altre band dell’Est suonassero rock folk americanizzato. Hanno copiato tutto: il suono, il taglio di capelli, i tatuaggi. Volevamo dare un calcio dritto in bocca a tutte queste brutte copie. 

P: La vostra provocazione è calcolata?

T: Cos’è oggi la provocazione? All’Est era provocatorio girare con una borsa di plastica della “Axel Sprinter Verlag” (la più grossa casa editrice tedesca, proprietaria anche di Bild e di Die Welt dal 1946 N.d.T.). Essere provocatori ha a che fare col rischio e le rappresaglie. E nel mondo dell’intrattenimento l’essere provocatori non funziona troppo… 

P: Comunque capisci che un testo come Mein Teil, che parla del cannibale di Rothemburg, può sicuramente farvi tacciare di provocazione estrema.

T: Ma questa non è la nostra fervida immaginazione, è successo davvero. Pensavamo fosse così assurdo che un uomo friggesse il pene di un altro uomo in padella per poi condividerselo a cena... Ai Pet Shop Boys il brano è piaciuto molto, tantevvero che l’hanno remixato. 

P: I Rammstein sono da anni il gruppo tedesco più conosciuto all’estero. Quale nervo scoperto toccate?

T: Riveliamo emozioni. Non troverai mai nelle canzoni di successo argomenti come la necrofilia e la pedofilia. Noi cantiamo di queste cose. E la gente inorridisce e ne è attratta nello stesso tempo.  

P: Quel che disturba di più, credo, è il fatto che tu canti in prima persona. Sei d’accordo?

T: E’ più diretto. E’ l’effetto polarizzante: io sono il cannibale, io sono il molestatore di bambini. Secondo me sarebbe codardo scrivere in terza persona e dare tutta la colpa a lui.  

P: Ti è mai capitato di incontrare la rockstar americana Marilyn Manson?

T: Ci siamo incontrati più volte. Un bravo ragazzo. Vive la sua immagine di rockstar completamente, non si muove senza bodyguards e si sente una rockstar persino sotto la doccia. E’ il suo modo di vivere. Ma non vorrei essere nei suoi panni. Lui deve sempre avere addosso lustrini e paillettes, io, quando ho fatto il mio spettacolo, mi cambio e me ne vado.  

P: Parlandoti, è sorprendente il tono dolce di voce che hai, che suona totalmente diversa e profonda nelle tue canzoni.

T: Questa è la mia normale voce da baritono. Quando canto faccio pressione sulla mia voce. Lo faccio in una maniera totalmente non professionale. Non è che usi molta tecnica.  

P: Voce profonda e le “R” rollate. E’ per questo che i Rammstein suonano così cattivo?

T: Forse… Io canto d’istinto. E’ un sentimento profondo, cantare profondo e forte, e qualche volta cattivo, quando invece dentro ti senti profondamente triste. Lavori sulla tua vita… E’ una specie di terapia.  

P: Anche per chi ti ascolta?

T: Sono fermamente convinto che i nostri concerti e la nostra musica siano un aiuto per l’anima. Riceviamo molte lettere, dove ci scrivono che siamo l’unico gruppo che ha a che fare con argomenti come la violenza e l’incesto. Persone che hanno vissuto personalmente questo genere di cose e che ci è grata del fatto che ne scriviamo. Ci scrivono anche molte donne, questo è differente dagli esordi. All’inizio eravamo più un club per uomini. Adesso, la metà delle persone che vengono ai nostri concerti sono donne. 

P: Quindi Rammstein come sostituti ad una terapia?

T: Ci sono molti aspetti di cui tenere conto. E siamo anche una specie di spettacolo di magia come David Copperfield, ma più duro. Ci sono padri che vengono ai concerti con i loro figli e si godono insieme i fuochi d’artificio. 

P: I concerti dei Rammstein sono stati sempre basati sulla pirotecnia?

T: Si, fin dall’inizio. A quei tempi usavamo una bottiglia di Coca Cola piena di una mistura di gas, la lanciavamo nel vuoto e l’accendevamo. L’intera stanza sembrava andare letteralmente a fuoco per secondi… 

P: Il fuoco è la tua passione…

T: No, assolutamente, ma odio essere guardato sul palco. Quando agli inizi c’era un assolo di chitarra, io stavo lì come uno scemo, davanti al microfono. Ho sempre pensato: devo fare qualcosa, oppure morirò di noia… Fortunatamente un mio amico era un pirotecnico. 

P: Tu bruci sul palco… è pericoloso?

T: Ho delle bruciature sulle gambe, perché i miei pantaloni hanno preso fuoco. Il mio cappotto adesso è talmente isolato che non mi può accadere nulla. E’ fatto con un grembiule da macellaio, con sopra petali di metallo e un isolamento di tre centimetri. Non c’è nessun problema a rimanere in fiamme con questo coso per almeno quattro minuti, prima che il fuoco cominci a toccare la pelle attraverso il cappotto… dopo sono pieno di adrenalina, e mi piace da matti… 

P: Qual è il limite?

T: Una volta i fans pensarono davvero che stessi bruciando: avevamo creato una scena dove io avevo un incidente e le mie gambe bruciavano. Flake arrivava con un estintore, ma che conteneva polvere infiammabile. Quindi io prendevo fuoco totalmente, la musica si fermava, le luci della sala si spegnevano. Io intanto mi rotolavo sul palco, mentre dei tecnici con degli estintori veri arrivavano e spegnevano le fiamme. Lo abbiamo fatto per venti concerti, poi abbiamo dovuto smettere perché i fans pensavano che fosse davvero troppo e si lamentavano su internet. Erano veramente scioccati. 

P: Quale effetto vorresti poter portare sul palco?

T: Una pioggia permanente. E’ così divertente suonare con la pioggia. Lo abbiamo fatto in un video, ma purtroppo non lo si può fare su un palco, perché con tutta quell’elettricità, sei morto un minuto dopo. 

P: Perché sul palco vi presentate così marziali?

T: Se facessimo musica hippie ci vestiremmo con pantaloni a vita bassa e magliette con fiori stampati sopra… Con i nostri vestiti tentiamo di aggiungere un pezzo al disegno che vogliamo dipingere sul palco. Il trucco in faccia e il torace scoperto sono parte di esso. Noi lo chiamiamo OF (Oberkörperfrei = Oberkörper è la parte superiore del corpo, frei significa libero N.d.T.). Prima del concerto ci chiediamo l’uno con l’altro: “tu stasera fai l’OF?... No, ho messo su un po’ di chili… magari la settimana prossima…” 

P: Qual è stato il vostro abbigliamento più strano?

T: In uno dei nostri primi concerti a New York, in un locale piccolo e sporco. Era completamente pieno, e abbiamo suonato OF e con pantaloni tradizionali tedeschi.  

P: Senza paura degli stereotipi sul folklore tedesco?

T: Assolutamente. All’estero la Germania è Mercedes, pantaloni di pelle e crauti. Dopo il concerto due Hip Hoppers neri sono venuti da noi e ci hanno detto: noi odiamo questa merda di musica metal, ma voi ragazzi siete veramente forti… 

P: Hai mai fatto spettacoli sotto l’effetto di droghe?

T: Agli inizi costantemente. Le abbiamo provate tutte, tranne le iniezioni, ma dalle canne alla cocaina, ci abbiamo provato tutti. Era come una gara: quanto è estrema la band? Solo per gli effetti… 

P: Perché hai smesso?

T: Da una parte gli spettacoli sono diventati veramente grossi. Dall’altra il mio corpo ha cominciato a darmi dei segnali. Quando registravamo a Stoccolma, non riuscivo a fare due rampe di scale da quanto ero pieno di sigarette, alcool e cocaina. Una piccola bandiera bianca è spuntata fuori e mi ha detto: se continuo così, dovrò avere a che fare con  problemi grossi… 

P. Adesso i Rammstein hanno fans famosi, come Heino… (icona della musica popolare tedesca N.d.T.)

T: Si, ha ammesso recentemente di essere un nostro fan. Gli è piaciuto molto il nostro video di “Ohne Dich”. E Udo Jürgens (famosa star della musica pop tedesca, anche se nato in Austria) ci ha chiesto di fare una foto con noi, durante lo show degli Echo Awards, perché ha detto che gli piacevamo. Ma chi lo sa chi ci stringerà la mano domani, quando il successo se ne sarà andato… 

P: Vuoi essere amato?

T: Ad ogni costo. E chi dice il contrario mente. 

P: Sembrerebbe che siate più famosi all’estero, che in Germania…

T: All’estero siamo molto più accettati. E’ incredibile sentire ventimila fans francesi a Paris Bercy, un luogo di concerti leggendario, cantare con noi i testi in tedesco. In tedesco! E normalmente i francesi non amano parlare altre lingue che non siano il francese… Si potrebbe dire che siamo i pionieri dell’amicizia franco-tedesca. 

P: Il perché sta nel fatto che i francesi pronunciano “Bück Dich”  “Bück Disch”?

T: Si, ed è meraviglioso. In Messico cantano tutta la canzone, non solo il ritornello. Ogni riga in tedesco perfetto, anche se odiano i Gringos e il progresso. Io amo i messicani. 

P: Nella vostra canzone “Benzin” ed il suo video, finalmente mostrate un po’ di autoironia…

T: Non è ironia. La sete di benzina rappresenta il bisogno di molte cose. Ma su una cosa hai ragione: abbiamo fatto abbastanza video divertenti… è tempo di ritornare a navigare in mari oscuri… 

P. Come scrivi i tuoi testi?

T: In assoluto silenzio. Con vista sulla natura. Con un laptop. Prima viene la musica e io cerco di adattargli un testo. La canzone potrebbe parlare dell’acqua. Oppure potrebbe parlare di un pervertito che aspetta la sua preda fuori dall’asilo. 

P: Nel nuovo album “Rosenrot” la canzone “Mann gegen Mann” parla dell’omosessualità. Quindi adesso dovrete avere a che fare con accuse di essere contro gli omosessuali…

T: Forse. Ma le mie intenzioni erano del tutto diverse. Invidio il loro modo così facile di scambiarsi occhiate in un bar e mettersi insieme subito dopo. Evitando tutte quelle cazzate senza senso di fiori, o delle tre cene prima di finire a letto. Per loro è molto più semplice. Si guardano e poi fanno sesso velocemente e piacevolmente. Spero vivamente che la canzone diventi presto un inno nei gay clubs. 

P: Nel video “Stripped” avete usato materiale filmato da Leni Riefenstahl per il film “Olimpia”. Oggi come oggi, lo rifaresti?

T: No. Perché sono stufo dell’etichetta “band di destra”. Mia figlia, la cosa più preziosa che ho al mondo, venne da me a quel tempo e mi chiese: “ma dimmi, è vero che suoni in una band nazi?”. A quel punto capii che avevamo passato il limite. Era troppo per me. 

P: Lei è la tua unica figlia?

T: Ho molti figli… 

P: Con quante donne?

T: Molte… 

P: Come mai le tue relazioni non hanno mai funzionato?

T: Perché mancava il sentimento. Mi sentivo limitato. Sono sempre stato lasciato, e ogni volta era uno shock. Ma ogni volta mi dicevo: ha ragione lei! L’ unica cosa buona di quando venivo lasciato era che il dolore mi dava una grandissima botta di creatività. 

P: Sei stato un uomo fedele?

T: Mai. Ho sempre pensato di dover avere molti rapporti sessuali, per i momenti di magra che sarebbero arrivati in futuro… Era una cosa stile “una botta e via” e storie di pochissimo conto… 

P: Quindi sei ancora single?

T: Ho incontrato una donna con la quale voglio vivere per il resto della mia vita. Da quando ho incontrato lei non sento più la necessità di guardarmi intorno. 

P: Male per la botta di creatività…

T: Credo di aver comunque salvaguardato una piccola camera oscura nella mia anima. Posso navigare in acque scure velocemente, se ce n’è la necessità. 

P. Quali ricordi usi per farlo?

T: Il desiderio di morte. Non m’interessava molto vivere, agli inizi del gruppo. Ho sempre pensato che non avrei raggiunto i 50. Ma adesso, con questa donna al mio fianco, è cambiato tutto. Adesso sono un uomo veramente felice e spero di riuscire ad invecchiare. 

P: Tu hai 42 anni. Quanti ne ha la tua fidanzata?

T: 28. Non riesco ad immaginare di avere al mio fianco una donna della mia età. 

P: Eri ad un passo dal rappresentare la DDR alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, come nuotatore. E’ vero che la tua partecipazione fu cancellata perché te ne eri sgattaiolato fuori dall’hotel a Firenze, durante le gare?

T: Non volevo scappare. Volevo solo dare un’occhiata alla città. Le auto, le biciclette, le ragazze. Mi hanno beccato e mi hanno buttato fuori dalla squadra, ma non avevo comunque raggiunto i risultati richiesti. 

P: E’ stato brutto?

T: E’ stato orribile. Quando ero ancora nella squadra dovevo fare 30 km al giorno in vasca, tutti i giorni, alzandomi alle cinque del mattino e alla sera andavo dritto a letto, completamente distrutto. Dopo avevo tutto ‘sto tempo da passare nel quartiere, tra le case popolari, e dovetti combattere per venire accettato. E dovetti bere molta Schnapps, che era una cosa che contava molto. 

P: Cosa provi, ora, pensando alla DDR?

T: Fino al giorno nel quale tutti hanno lasciato il paese, mi sentivo felice. Non era così male, credimi. Eravamo una band punk con tanto di licenza governativa che ci dava il permesso di suonare. E anche gente della Stasi (i servizi segreti della Germania dell’Est) veniva a sentirci, e non abbiamo mai avuto problemi. La disillusione sulla DDR è arrivata dopo, quando ho realizzato ciò che era veramente successo… 

P: Ma non ai tempi della DDR…

T: Naturalmente avevamo qualche sospetto che molto fosse edulcorato e ci fossero delle frodi. Come quando, per esempio, entravi a fare l’apprendista a lavorare e tutto ciò che veniva prodotto veniva chiuso in un magazzino. Questo era solo far lavorare la gente. Adesso lo chiamano ABM (abbreviazione di misura del lavoro delle persone). 

P: Ti manca la DDR?

T: No. Ma le relazioni con le altre persone erano diverse. Chi si incontra con i propri amici a casa, oggi? In passato i pubs chiudevano alle 22 e dopo andavi a casa di amici. Si sviluppava la vicinanza. Adesso è morto tutto. 

P: Sei mai stato spiato da amici che lavoravano per la Stasi?

T: Naturalmente. A volte erano anche amici intimi. E’ stato scioccante, ma ho fatto una chiara distinzione: chi ha minacciato la mia esistenza e chi segnalava appena le cose inoffensive. E la motivazione è un altro fattore di distinzione: chi ha desiderato vantaggi per sé in quanto membro della Stasi e chi lo ha fatto soltanto perché minacciato o forzato dalla Stasi stessa. 

P: Sei pro o contro l’abbattimento del Palasts der Republik (la vecchia sede della DDR)?

T: Contro. Secondo me è come un calcolo renale. Te lo tieni dopo l’operazione perché è comunque una parte di te, anche se ti ha fatto male.  

P: Dove hai ricevuto i “soldi di benvenuto” (dopo la caduta del muro, alla gente della DDR veniva data una somma di marchi in segno di benvenuto all’Ovest che potevano spendere come credevano meglio) nel 1989?

T: Vicino al confine di Lubecca. E ho speso tutto in un piccolo negozio di caramelle: dolci, gomme al vino, gomme allo yogurt. Mi sono detto: ne mangio fino a scoppiare. Prima che aprissero i confini, un pacchettino di dolci della Haribo comprati all’Intershop (un negozio della DDR dove vendevano prodotti costosissimi e si pagava solo in marchi dell’Ovest), ti doveva bastare per un anno intero. 

P: Ti piacerebbe suonare ancora in piccoli clubs?

T: No, e non voglio nemmeno tornare a guidare una Trabant. Amo tutte quelle cianfrusaglie elettroniche che sono nel pannello della mia auto, anche se non sono minimamente necessarie. 

P: Che auto guidi?

T: Una fuoristrada, perché è utile nella campagna dove vivo, tra Schwerin e Wismar. Lì è la mia casa. Un posto veramente molto noioso. Dopo dieci anni passati a viaggiare in lungo e in largo per il mondo, quello è il posto perfetto per me. Non riesco a restare in una grande città per più di tre giorni. 

P: Quanto è grande la città dove abiti?

T: Sono dodici case. La mia casa ha un piccolo lago per pescare e una vista stupenda sulla natura selvaggia della riserva naturale. 

P: I Rammstein continueranno, come gli Stones, a fare tour fino a 60 anni?

T: Credo che ci fermeremo prima. Magari con un ultimo concerto all’Olimpiastadion. 

P: La band adesso ha sei mesi di pausa. Cosa farai in questo tempo?

T: Me ne vado in Costarica con la mia fidanzata. Lì compreremo un auto e ci faremo un giro attraverso il Sudamerica. Abbiamo fatto anche un corso di sopravvivenza nella giungla, tempo fa, e adesso so come estrarre acqua da una pianta tropicale o come mangiare le formiche del limone. 

P: E di cosa sanno?

T: Come una torta al limone. Sono deliziose.