D'IMPROVVISO, L'ISPIRAZIONE
di Enrico Fegiz
"Quando Mila tornò a casa quella sera trovò per l'ennesima volta il caos più completo. Da quando l'Ordine Ossidiano era stato sciolto non facevano che saccheggiare la sua casa alla ricerca di documenti segreti di Tain."
No.
Accidenti. Un inizio così stupido gli avrebbe magari aperto le porte del
reparto articoli sportivi della Standa, avrebbe fatto di lui il capo friggitorie
da Mc Donalds ma, sicuro come il peccato, la Paramount non gli avrebbe mai
affidato la guida di nessuna serie Trek.
Eppure era bravo. Molto bravo. Glielo ripeteva tutte le sante mattine quel
signore che si faceva la barba con lui nello specchio del bagno, quello vicino a
tutti quei post-it "Indagare su come questo abbia le chiavi di casa
mia". Era il suo fan più accanito, il fatto che non avesse mai scritto
nulla che fosse stato pubblicato se non nei suoi quadernini a quadretti di Lupo
Alberto non gli dava da pensare, anzi. Lo lusingava.
Però una volta che si portasse il suo, di rasoio.
La macchina da scrivere continuava a segnare solo quelle ridicole quattro righe.
Un po' poco per Hollywood, poco per Los Angeles, anche a Terontola non se ne
sarebbero fatti molto, a dirla tutta. Ma non desisteva.
Aveva fame di gloria e successo.
Aveva bisogno d'ammiratori.
Gli serviva un rasoio nuovo.
Star trek era per lui una droga. Da bimbo, mentre suo padre faceva zapping
(anche se allora si definiva "staccate vostro padre da quella cacchio di
macchinetta") vide di sfuggita due fessi in pigiama che combattevano per
decidere chi dei due doveva farsi Moira Orfei, allora era piccolo ed ingenuo, le
cose della vita avevano un significato oscuro ed incomprensibile ma gli sembrava
di capire che quello col pigiama blu non trombasse da cinque anni (considerando
che faccia portava in giro tutti i giorni, la cosa non lo stupì più di tanto),
l'altro aveva l'aria di uno che per vivere ammaestri animali, non si spiegava
sennò per quale motivo portasse un gatto in testa, in ogni caso, quelle poche
immagini viste di sfuggita furono per lui l'equivalente dell'invenzione della
centrifuga per l'insalata. Non poté più farne a meno.
Da allora iniziò una lotta clandestina col padre tarantolato per il possesso
del telecomando, le serate con Mike Buongiorno passate a scoprire quanto si è
ignoranti erano finite, era iniziata l'era dell'acquario. Per anni costrinse i
suoi a sorbirsi l'invasione dell'Enterprise da parte dei peluche Trudini, i
deliri americani di Kirk che ritrova la costituzione americana in un pianeta
americano situato nella parte più sperduta dell'universo americano (ma anche
lì avevano la mamma, la vicina della porta accanto e la torta di mele), il
povero fesso scarsitrombatore che fissava una lucetta blu in uno schermo e poi
trovava il coraggio di affermare "Capitano, la nave di fronte a noi è del
popolo Smporchovitz, a bordo ci sono trentaquattro forme di vita, hanno gli
scudi alzati e ci stanno chiamando. Vuole sapere anche cosa hanno appena
mangiato?".
Per quanti sforzi facesse la sua abat jour continuava a comunicargli solo
"ON". Era sicuramente un modello base, magari rotto.
Il giorno in cui scoprì TNG si riavvicinò alla religione. Capì che per la
legge del contrappasso ad un capitano con un felino in testa doveva per forza
seguire uno per cui la forfora era un ricordo piacevole.
Accolse con piacere la scoperta che i Klingon non erano dei tartari abbronzati
ma incazzosi, si rammaricò della sostituzione di una gnocca come Uhura ad un
barattolo come la Troi, ma la vita continuava anche così.
Questo addirittura gli diede forza.
Fu il momento in cui capì cosa avrebbe fatto della sua vita, sarebbe diventato
uno scrittore di storie Trek.
Prese la sua brava macchina da scrivere ed iniziò a creare.
Il resto è storia.
O meglio, è quelle stitiche righe che si possono leggere in cima alla prima
pagina e non si può certo considerare un buon inizio.
I giorni passavano ma nulla cambiava sulla pagina e nella sua fantasia,
cominciava a pensare che la sua musa ispiratrice avesse preferito l'oblio
mercificandosi da persone come Follett o ragazzini che attraversano Bologna in
vespetta. O che avesse ricominciato col crack, non poteva saperlo.
Non è giusto, so tutto quello che c'è da sapere sulle navi, mi sono ciucciato
tutte le fesserie su come dovrebbero funzionare i motori a curvatura, da quale
cacchio di parte malata del cervello sono spuntati personaggi come Wesley
Crusher e Keiko maritata O'Brien, se esisteva una giustizia avrebbe dovuto
fondere i tasti della macchina da scrivere avrebbe dovuto risollevare da solo il
mercato della carta, avrebbe dovuto essere il principale responsabile del
disboscamento amazzonico, invece niente. Non gli veniva in mente nulla da
scrivere.
A quel punto ebbe l'idea.
L'Idea.
Aspettate, lo riscrivo, come momento drammatico mi è piaciuto troppo.
L'Idea.
L'Idea, l'idea l'idea. Potrei andare avanti per ore!
In ogni caso, decise per la fonte di ispirazione classica, quella presente in
tutti i film, in tutti i telefilm, in tutti i libri, fumetti, tatsebao, opuscoli
dei testimoni di geova, depliant delle Maldive, calendari pirelli, insomma,
ovunque.
Si stese sul divano, prese la sua bella mazzetta del 12 e si tirò un colpo in
fronte, certo che il sonno indotto dal diretto e violento contatto tra la fronte
ed il freddo acciaio lo avrebbe fatto scendere nel regno dei sogni ispiratori o
lo avrebbe ammazzato, ma quel che è fatto è fatto.
Quando si risvegliò si trovava in una stanza molto
illuminata, c'erano tante persone intorno a lui, sentiva un continuo
chiacchiericcio di sottofondo.
"Adesso che diamine ne facciamo?"
"A me non sembra vero che ne arrivino ancora così tanti"
"Possibile che neanche la trasmissione ad orari assurdi li scoraggia?"
"Chissà se queste cose succedono anche a Magnum PI"
"Capitano, mi sarei rotto le mie positroniche palle, se nessuno di voi
perdenti ha qualcosa in contrario porterei le mie positroniche chiappe lontano
dalle vostre facce da fessi"
Positroniche? Come positroniche? Aveva dunque funzionato? Non sentiva mal di
testa, oddio se era un sogno era normale non avvertire dolore, ma era tutto
così reale, avrebbe voluto sentire qualcosa di più, avrebbe voluto la prova
provata, l'assicurazione che quello che sentiva non era frutto della crocca che
si era data in testa (ho capito che avete capito, ma la storia la sto scrivendo
io e comando io, io decido cosa fare e come scriverla, voi zitti e leggete,
siete autorizzati ad esprimere solo concetti come "Dio che genio, non ho
mai letto nulla di simile, Hemingway al confronto è un venditore di
grattachecche") ma del fatto che stava davvero avendo una trascendenza, un
avventura extra corporea.
"Se anche questo prova a toccarmi le tette lo scuoio, betazoide o no"
"Ehi, ma che ci fa un elefante giallo con sopra Elvis qui dentro?" -
disse il capitano Picard (Avete capito di cosa sono capace? Farete bene a
ricordarvelo d'ora in poi, zitti e leggete in religioso silenzio e basta con le
interruzioni)
" Capitano, prenda le sue pillole, vedrà come sparisce"
Tirandosi su dal lettino dove era sdraiato si accorse di essere circondato da
Picard, Riker, la Troi e la dottoressa Crusher (appello finito), Data aveva
portato altrove le sue positroniche chiappe.
"Ma….ma….ma…."
"Aspetta! Zitto! Fammi indovinare! Dove sono, cosa ci faccio qui, come ci
sono arrivato, chi ha vinto gli scudetti degli ultimi quattro secoli,
giusto?"
Non poteva nascondersi, quel figlio di buona donna capace di rimorchiare anche
ad un convegno di camionisti c'aveva azzeccato in pieno. Trovatosi faccia a
faccia con lui si rese conto che lo aveva mal giudicato nelle puntate che aveva
visto, di lui pensava che fosse solo un grasso borioso idiota capace solo di
essere il riferimento sessuale femminile di tutte le trekker. Invece era solo
grasso.
"Sei sull'astronave Enterprise della flotta….."
"E BASTA!!! Vabbè che sei il capitano, ma una volta! Dico solo una volta
ce la potresti risparmiare sta benedetta solfa, adesso attaccherai pure con
l'imitazione della voce TOS e con la missione quinquennale, madonna se sei
noioso Piky"
"Dott. Crusher, le ho detto mille volte di non chiamarmi Piky"
"Sennò che mi fai?"
"….er, uhm…"
"E tu saresti un intrepido capitano che solca sicuro le rotte stellari con
la responsabilità di migliaia di vite? Mio dio come siamo messi male, prega che
anche questo quando ritorna a casa non si ricordi nulla…."
Non capiva cosa stesse succedendo, possibile che fosse capitato in una
dimensione alternativa in cui il capitano mio capitano Picard era un senza
attributi e dove tutti si comportavano come fossero in gita scolastica? Certo
che erano tutti strani forte.
"Prima che tu te lo chieda, no, non sei in nessuna dimensione alternativa,
te lo dico perché le dimensioni alternative semplicemente non esistono e sì,
ci comportiamo come cavolo ci pare e piace e no, non ci comportiamo come ti
spettavi facessimo"
Oddio! Potevano leggergli nel pensiero!
"Ma possibile che arrivino sempre i più stupidi? Io sono b-e-t-a-z-o-i-d-e,
posso sentire quello che provi e indovinare con relativa certezza quello che
pensi e no, non puoi toccarmi le tette e sì, sarebbe più veloce il mio phaser
della tua mano"
"Te la faccio breve, hai la faccia di uno convinto che il canale di Suez si
prenda con la parabola, quindi non sarò troppo tecnica" - disse il
barattolo - "stai sognando. Le prime volte apparivamo solo quando
effettivamente qualcuno ci sognava ed eravamo esattamente come nel telefilm,
Jan-Luc aveva due palle dotate di proprio polo magnetico, Will pesava 85 chili
ed era alto due metri, Data era preciso come la più classica pendola svizzera
senza chip emozionale e rispettosissimo delle regole di buona educazione."
Mentre parlava alzava e abbassava con il respiro quel magnifico paio di tette,
quel risultato perfetto di milioni di anni di evoluzione umana, quella prova
vivente dell'esistenza del divino, quelle due cose ti facevano capire perché lo
studio della geometria era tanto importante, guardandole pensavi a tutto ciò
che di buono e morbido esiste al mondo (Si', posso andare avanti ancora per
molto! Devo forse ricordarti che sono l'autore? Vuoi che faccia tornare Elvis?),
in ogni caso, la pausa da mettere in un discorso molto lungo l'ho fatta, posso
riprendere. "Poi successe una cosa strana, la serie ebbe molto più
successo di quanto ci aspettavamo e anziché essere convocati solo quando
serviva, chi sa chi decise di tenerci in pianta stabile. Ci sono stati giorni in
cui non sapevamo a chi dare i resti, migliaia di persone a bordo e tutti che
scimmiottavano i nostri comportamenti, il primo a cadere nel baratro fu proprio
Data, non ne poteva più di gente che gli chiedeva se davvero si era fatto Tasha
Yar, la disciplina ed il morale a bordo caddero di schianto, adesso tutti fanno
quello che diavolo gli pare nella più completa anarchia, la folla pare si sia
spostata sulla Voyager, le mie tette hanno finalmente respiro mentre pare che 7
di 9 se la passi davvero male"
Ok, altra pausa ma stavolta niente tette.
Anche se la Crusher non sembra niente male, deve aver fatto ginnastica la
vegliarda. Ok, ok, basta.
Più si guardava intorno più si rendeva conto di essere nella versione hippy
dell'infermeria, alla parete non c'erano quegli inutili quadranti con le lucette
ma poster con la tipa che si fa una canna e bart Simpson che si tira giù i
pantaloni.
"Sì, lo so, ma ogni tanto torna anche Wesley"
Come avrebbe potuto tornare a casa? La curiosità gli era passata di colpo, non
voleva vedere altro, non voleva che la cruda realtà gli togliesse l'immagine
splendida che aveva di un'astronave lucente mentre solca lo spazio (vedi che
erano meglio le tette delle Troi?). Chiese come tornavano a casa tutti gli altri
e gli fu prontamente risposto.
"Con un'azione uguale e contraria a quella che ti ha permesso di venire
qua, Deanna, a te l'onore"
Nelle tenere e dolci mani di quello scricciolo dello spazio comparve come per
magia un piccone da muratore come non ne aveva mai visto, e come non ne vide
più.
Al suo risveglio una sola cosa era ancora ben viva nella
sua mente, aveva questa strana immagine di uno scricciolo dello spazio che si
tramutava come per magia nella più grande zoccola avesse mai visto, aveva come
una parolaccia troncata a metà nel subconscio e qualcosa su astronavi
precipitate per essere state guidate dalla zoccole di cui sopra, ma non si
ricordava altro.
La mano andò automaticamente verso il telecomando che accese il televisore. E
tutto tornò. Tutto. Aveva passato il confine tra il reale e l'immaginario ed
era tornato con l'abbonamento vitalizio alla metropolitana dei sogni (Madonna
che poeta alberga in me). Adesso tutto era chiaro. Sapeva cosa fare.
Prese la mazzetta e prima di darsi un colpo in fronte il suo ultimo pensiero fu:
"Non mi risulta che le borg siano telepati."