BABYSITTER
di Nikor Danar


Solo quando alzò la testa dal cuscino Damar si rese conto che due bottiglie di kanar erano troppe anche per lui.
Il dolore alle tempie fu accecante e lo costrinse a stendersi di nuovo, imprecando contro sé stesso e la sua debolezza.
Terok Nor risvegliava in lui sentimenti contrastanti. Da un lato conservava i piacevoli ricordi della prima e lunga occupazione di Bajor ; erano tempi in cui nessuno incuteva timore a Cardassia. Ma poi le cose cambiarono, la Federazione si fece invadente e i deboli politicanti al potere cedettero a tutti gli stupidi trattati che la Flotta Stellare gli impose.
Per questo era grato a Gul Dukat. Lui non cedeva mai.
Erano passati già 10 giorni da quando in accordo col Dominio avevano riconquistato Terok Nor, ma stavolta le cose erano diverse. Niente poteva essere come prima.
Damar non si fidava del Dominio, non sopportava l'accondiscendenza dei Vorta e la rudezza senza cervello dei Jem'hadar, esseri inferiori, manipolati geneticamente per essere succubi dei loro padroni.
Damar, come ogni buon cardassiano, era cresciuto nel rispetto delle regole, della gerarchia e dello Stato, ma non si era mai sentito uno schiavo. I Fondatori si erano circondati da esseri che erano schiavi per loro stessa natura. Persino un uomo senza scrupoli come Damar percepiva qualcosa di sbagliato in questo tipo di mentalità.
La sola idea di dover affrontare un altro giorno spalla a spalla con Weyoun lo metteva di malumore.
Dukat delegava volentieri a lui i compiti più noiosi con la scusa di doversi occupare della figlia mezzosangue e così le sue giornate passavano tra la lettura di un rapporto e l'altro e la consapevolezza che il vorta lo fissava pronto a registrare ogni sintomo di debolezza.
Damar cominciava a chiedersi seriamente se la sua non stesse diventando una vera e propria paranoia, ma bastava fare un salto da Quark alla sera per dimenticare il senso d'oppressione che lo accompagnava durante il giorno e questa "cura" per ora gli bastava.
Il giorno prima però era stato particolarmente duro, come se non bastasse il vorta ci si era messa anche la bajoriana Kira Nerys a creargli dei grattacapi. L'aveva fronteggiato con il solito impeto arrogante accusando i jem'hadar di essere troppo rudi con i civili presenti sulla stazione.
Pretendeva da Damar un'azione risoluta per evitare altri spiacevoli inconvenienti e così si sentiva autorizzata a parlargli in quel modo, senza il minimo rispetto e davanti ad almeno cinque dei suoi uomini. Damar avrebbe voluto torcerle il collo ma si limitò ad annuire sperando che la bajoriana se ne andasse il più presto possibile dalla sua vista. In realtà non c'era nulla che potesse fare per fermare i jem'hadar dall'essere scontrosi e violenti, erano semplicemente stupidi ed inferiori, proprio come la bajoriana che gli sbraitava davanti.
In altri tempi e in altre circostanze, tanta impudenza sarebbe stata punita con sonore frustate e i lavori forzati, ma ora Terok Nor non era più un centro minerario, la Federazione aveva imposto i suoi standard. Tutto sembrava programmato per rendere Terok Nor una normale ed accogliente stazione spaziale orbitante per famiglie. Le zone che una volta erano occupate dai prigionieri bajoriani sembravano chiuse da anni e probabilmente lo erano.
Immerso in questi pensieri Damar non si accorse che il tempo stava volando e il trillo acuto del suo comunicatore lo riportò alla realtà. "Damar, sono Gul Dukat, l'aspetto nel mio ufficio." Con un balzo felino, ignorando le fitte di dolore, Damar raggiunse la propria uniforme sulla quale era appuntato il comunicatore. "Sì signore, arrivo subito."
Ancora intontito dalla sbronza ci mise quasi 10 minuti per vestirsi completamente, non che le uniformi cardassiane fossero la cosa più comoda dell'universo...
Dopo essersi reso presentabile ed essersi iniettato un antidolorifico Damar si precipitò al turboascensore che lo portò nel cuore della stazione, Dukat lo aspettava impassibile nel suo ufficio. Aveva preso il vizio di tenere tra le dita la palla da baseball di Sisko per ore, quasi che quell'oggetto fosse simbolo di potere e di vittoria sulla Federazione.
Continuando a giocarci alzò gli occhi verso Damar e con una lieve espressione di disgusto gli disse:"Perché butti tutto il tuo tempo libero da quel ferengi? Nel suo kanar ci dev'essere del veleno. Basta guardarti negli occhi, non sei per niente in forma."
"Ha ragione signore, ieri sera devo aver esagerato" cercò di difendersi con un sorriso stirato Damar.
"Dato che tengo alla salute fisica e mentale dei miei ufficiali" proseguì Dukat sfoggiando il suo classico sorriso ironico, "ho pensato che ti renderesti più utile se passassi il tempo libero con mia figlia Ziyal. Su questa stazione non ci sono suoi coetanei cardassiani né insegnanti che se ne possano prendere cura. Tu sei relativamente giovane ed istruito, mi piacerebbe che le insegnassi qualcosa sulla storia e sui costumi di Cardassia."
Damar sentì le gambe venirgli meno ma non lo diede a vedere. Non poteva credere alle sue orecchie, il braccio destro di Dukat costretto a fare da babysitter a una ragazzina, ma prima che potesse pensare oltre Dukat aggiunse: "So che non è il tipo di compito per cui sei stato addestrato e so che non sei famoso per la tua pazienza, ma Ziyal ha bisogno di qualcuno che la protegga, ho paura dei bajoriani rimasti sulla stazione e soprattutto ho paura dell'influenza che il maggiore Kira può avere su di lei. Stanno insieme troppo tempo. E' arrivato il momento che mia figlia cominci a ragionare come una cardassiana, devo trovare il modo di domare il suo lato bajoriano. Tu sei l'unica persona di cui mi fido, Damar. Mi aspetto molto da te."
"Ma Dukat, io non ho dimestichezza con i bambini, e poi Ziyal è sua figlia, con che coraggio potrei punirla se non obbedisse ai miei ordini?" cercò di difendersi Damar, immaginandosi per un momento l'inferno che sarebbero diventate le proprie giornate da quel momento in avanti.
"Ziyal non è più una bambina, è una persona istruita e rispettosa, ha solo bisogno di una guida e io ho scelto te. Mi dispiace Damar, ma da ora in poi dovrai dedicare cinque ore al giorno a mia figlia. Ogni settimana ti chiederò come procedono gli insegnamenti, se ci fossero problemi fammelo sapere." Così dicendo Dukat appoggiò la palla sulla scrivania e si alzò. "Puoi andare Damar, ci vediamo alle 2 per il briefing con Weyoun."
Due minuti scarsi di conversazione e Damar sentì la propria depressione salire a livelli allarmanti. Già faticava a reggere lo stress che il suo rango gli procurava, ora in più aveva in cura la figlia di Dukat. Il soffitto parve crollargli sulla testa e dovette sedersi per evitare di cadere. Probabilmente stava esagerando, forse la compagnia di quella ragazzina non sarebbe stata poi così catastrofica, c'era solo un modo per scoprirlo e Damar lo temeva, ma una volta uscito dall'ufficio di Dukat la prima cosa che fece fu quella di andare da lei.
"Avanti !" L'appartamento di Dukat era imponente proprio come lo era stato ai tempi dell'occupazione, la disposizione delle cose era la perfetta trasposizione delle manie di grandezza di Dukat. Ziyal, raggomitolata sul divano, intenta a disegnare chissà quale paesaggio alieno, sembrava poco più di un timido animale da appartamento. Era decisamente più bassa della media delle donne cardassiane e il suo aspetto vagamente bajoriano non faceva che irritare maggiormente Damar.
"Oh, Gul Damar, prego si accomodi. Mio padre mi aveva avvertita del suo arrivo. Mi ha detto che lei è un ottimo insegnante e che si prenderà cura di me finché saremo costretti a restare su Deep Space 9."
Damar faticava a credere alle sue orecchie, non solo Dukat le aveva mentito sul fatto dell'insegnante, ma apprendeva così che il suo compito di babysitter sarebbe durato a tempo illimitato, visto che per ora andarsene da Terok Nor era fuori discussione.
"Questa stazione si chiama Terok Nor, Ziyal, ed è stata costruita da noi cardassiani. I Federali l'hanno solo sfruttata e ti prego di non chiamarla Deep Space 9 in mia presenza." Senza ragionarci molto Damar aveva deciso che con la ragazzina avrebbe usato le maniere forti. Non gli piaceva né lei né il modo in cui stringeva amicizia con i Federali e i bajoriani.
"Come desidera Gul Damar, è solo la forza dell'abitudine." Così dicendo appoggiò il foglio e la matita sul tavolino e si avvicinò a Damar. "Da che argomento partiranno le nostre lezioni ?"
Sarebbe stata dura, molto dura. Probabilmente il kanar non sarebbe bastato quella sera per farlo addormentare in un limbo senza sogni.
"Tu hai qualche preferenza ? Conosci bene la storia di Cardassia ?" chiese Damar sentendosi come un lottatore alle corde.
"Credo di sì, su Bajor ho studiato la storia di molte razze, compresa quella cardassiana. Se dovessi scegliere preferirei che lei mi raccontasse un po' di Cardassia, di come vivono le persone su quel pianeta. I libri e i filmati non possono compensare l'esperienza diretta. Ammetto di avere dei problemi quando cerco di comunicare con i cardassiani, fatico a comprendere alcuni punti della vostra cultura."
"Perché parli dei cardassiani come se fossero una razza che non ti appartiene ? Tu sei cardassiana, tuo padre è il cardassiano più potente della galassia, come puoi essere così insensibile nei suoi confronti ? Ti ha salvato la vita e per ricompensarlo cosa fai ? Passi il tuo tempo insieme ai bajoriani, insieme a quel maggiore Kira, uno degli elementi più pericolosi che le milizie cardassiane abbiano dovuto combattere durante l'occupazione." Senza quasi essersene reso conto Damar si era tolto un peso dallo stomaco, le aveva detto ciò che pensava realmente senza preoccuparsi delle conseguenze. Poco importava che quella mezza bajoriana fosse anche figlia di Dukat, se doveva insegnarle qualcosa era meglio che si mettessero subito le carte in tavola.
Ziyal però non sembrò turbata da quelle parole, anzi, fissò negli occhi Damar e con molta tranquillità gli rispose :"Vede Damar, io ho un gran rispetto per mio padre e per Cardassia, ma sarebbe sciocco ignorare il fatto che ai vostri occhi sono "solo" una mezzosangue. Non sarò mai una vera cardassiana anche se mi sforzassi di sembrarla. So che il maggiore Kira non le piace e posso capirlo, però lei mi è stata molto vicina quando mio padre non c'era e di questo le sarò sempre grata. Purtroppo questa nostra breve conversazione è l'ennesima dimostrazione del fatto che ho gravi difficoltà a colloquiare con i miei simili cardassiani. Spero che col tempo lei mi possa insegnare ad essere migliore e spero di farle cambiare idea sul mio conto. Non sono una ragazzina viziata, la vita non è mai stata magnanima con me. Le chiedo solo di darmi un'opportunità prima di giudicarmi. Lo farà, Damar ?"
No, non era decisamente la ragazzina che Damar si era immaginato. Il suo coraggio era tutto cardassiano e per l'ennesima volta durante quella mattina Damar rispose fidandosi solo del proprio istinto, annuì alla domanda di Ziyal, consapevole che in fondo, comunque fosse proseguito il loro rapporto, lui non ci avrebbe rimesso nulla. Aveva intuito dalle parole di Dukat che la sua vera preoccupazione riguardava l'incolumità fisica della ragazza, e lui era sicuro delle proprie capacità. Se poi fosse riuscito anche a farle da insegnante sarebbe solo stata una piccola vittoria personale da annotare sul proprio diario.
"Va bene, Ziyal. Apprezzo la tua schiettezza e il tuo coraggio. Non sono sicuro di poter essere un bravo insegnante ma cercherò di impegnarmi e di essere paziente. Ora però devo andare. Ci vediamo alle tre."
Così dicendo Damar si congedò e tornò ai propri compiti in sala di comando. L'aspettava una lunga giornata.

Non appena Damar fu uscito, Ziyal tornò ad accucciarsi sul divano e riprese a disegnare. Era la prima volta che parlava con Damar al di là dei soliti convenevoli, ma era da un po' che lo seguiva con lo sguardo. Ziyal era entrata in una fase in cui gli ormoni cominciavano a giostrare impazziti. Su Bajor nessun ragazzo l'avvicinava per colpa del suo aspetto. Su Deep Space Nine aveva trovato compagnia in Garak, ma anche lui aveva troppi motivi per evitarla, così ora si limitava a fantasticare ogni volta che un soldato cardassiano le faceva un sorriso.
Damar forse poteva essere la sua unica occasione per conoscere un po' meglio i maschi della sua specie, anche se i suoi modi bruschi erano tutt'altro che invitanti.
Chiese l'ora al computer, impaziente che arrivassero presto le tre e decise di dedicare tutto il tempo che le rimaneva a sistemarsi per l'incontro.

La riunione con Dukat e Weyoun durò meno del previsto. Stranamente l'occupazione andava avanti senza intoppi e a parte qualche rara scaramuccia il servizio di sicurezza non aveva nulla di serio da riportare. Il lavoro l'aveva distolto dal pensiero di Ziyal, ma alla fine della riunione a Damar tornò in mente come un macigno il fatto che da lì a poco si sarebbe dovuto sedere di fronte a lei inventandosi argomenti per ben 5 ore !
A testa bassa e senza fretta si avviò verso l'appartamento di Dukat. Una volta entrato cercò con lo sguardo la ragazzina rannicchiata sul divano che aveva visto poche ore prima ma quasi gli mancò il fiato quando gli si presentò una giovane donna cardassiana dall'elaborata pettinatura e profumata di essenza di kolor. Il vestito color panna aveva una vistosa scollatura che mostrava impunemente le creste sul collo e alla base della gola.
A Damar girò la testa, un po' per la vista della ragazza, un po' per il forte profumo afrodisiaco che gli pizzicò il naso.
"Ziyal ?" chiese retoricamente e un po' imbambolato Damar.
"Chi altri dovrei essere ? C'è qualcosa che non va Damar ? Non si sente bene ?" Ziyal sperava in una reazione tanto evidente ma vedere Damar così stupito le riempì il cuore di gioia.
"No no, va tutto bene." Damar cercò di mascherare l'imbarazzo e sperò di riuscirci bene. "E' solo che non ti avevo mai vista così... elegante. Stai bene."
"Grazie, mi sono messa "elegante" perché ho pensato che mentre parliamo potremmo fare un giro della stazione. Magari potrebbe portarmi dove una volta c'era il centro di smistamento minerario. Mi piacerebbe vederlo ma i federali l'hanno chiuso."
Su questo era stata sincera, era da un po' che voleva vedere le parti nascoste di Terok Nor ma Kira e Odo glielo sconsigliavano ogni volta aumentando così la sua curiosità.
"E' una strana richiesta Ziyal, non c'è nulla di particolare da vedere là sotto, sono solo corridoi e grandi stanze ormai vuote."
Anche Damar era sincero, aveva già fatto un sopralluogo e quel posto gli pareva infestato dai fantasmi. Portarci la figlia di Dukat non gli sembrava una buona idea.
"Per favore, lei è l'unico su questa stazione, a parte mio padre, che ha accesso a quella zona. Mentre mi accompagna potrebbe spiegarmi com'era la vita su Terok Nor, a cosa servivano i macchinari che incontreremo e forse mi convincerà del fatto che l'occupazione cardassiana non è stata tanto crudele quanto il maggiore Kira mi ha fatto credere."
Damar rimase colpito da quest'ultima frase, in effetti chissà quante e quali bugie i bajoriani le avevano inculcato in mente raccontando la loro versione dei fatti. Questa gita in fin dei conti poteva rivelarsi molto utile. "Va bene, mi hai convinto, andremo a vedere la "zona proibita", disse Damar sorridendo, "ma per ora non dirlo a tuo padre !"
"No, non si preoccupi, resterà un segreto tra noi due". Disse Ziyal sorridendo a sua volta e trattenendosi a stento dall'abbracciare l'ufficiale.
Damar era molto più alto di lei, per come lo vedeva poteva pesare anche il doppio di lei, se avesse voluto avrebbe potuto ucciderla usando una sola mano. Però era così carino quando sorrideva... Mentre si avviavano al turboascensore il cuore cominciò a martellarle forte nel petto e nonostante il visibile imbarazzo di Damar non gli staccò mai gli occhi di dosso.
Damar inserì il proprio codice di sicurezza nel computer che aprì l'accesso all'ex area mineraria. Lì l'aria era viziata e le luci erano basse per evitare sprechi d'energia.
Davanti a loro un lungo corridoio che pareva infinito. Ogni tanto Damar si fermava davanti a una porta per raccontarle ciò che accadeva in quella particolare sezione.
"In questa camera c'era un computer che monitorava senza sosta il livello di tossine nell'aria. La lavorazione del duranio crea qualche piccola scoria tossica, te ne avrà sicuramente parlato il maggiore Kira..."
"In effetti sì, lei mi ha detto che molti prigionieri bajoriani sono morti per colpa dell'aria che si respirava qua." Rispose cautamente Ziyal.
"Lo immaginavo" sbottò Damar "i bajoriani sono bravissimi ad inventare storie pur di non lavorare ! In realtà non c'era nulla di pericoloso qua sotto, i pochi incidenti che sono successi sono stati causati dalla loro sbadataggine. Mi ricordo di un prigioniero che nonostante le ringhiere è caduto sulle rotaie di carrello automatico. Ci sono volute 6 ore per raccogliere i pezzi e pulire il sangue..." Girandosi verso Ziyal, Damar notò un'espressione d'orrore nei suoi occhi e si rese conto di aver esagerato "Scusa Ziyal, non volevo turbarti, davvero. Scusami, è solo che vivere qui era duro per tutti, anche per noi cardassiani. I bajoriani che lavoravano qua erano tutti delinquenti, terroristi, ma i soldati cardassiani costretti a curarli erano solo bravi padri di famiglia che cercavano di mantenere l'ordine senza essere pugnalati alle spalle."
L'espressione di Ziyal si raddolcì un poco anche se in un angolo della propria mente sapeva che la "verità" di Damar conteneva alcune inesattezze... lei stessa vide alcuni filmati girati dai federali e dai bajoriani all'indomani della partenza dei cardassiani e ciò che vide non collimava esattamente con la versione di Damar.
La sezione mineraria pareva non finire mai quando, finalmente, sbucarono in una grande stanza circolare. Era quello il cuore della stazione durante l'occupazione. Lì centinaia di bajoriani passavano le giornate spingendo carrelli, trasportando rocce e sognando la libertà perduta. Tutto in quella stanza sembrava avere un aspetto sinistro, le macchine ferme da anni sembravano mostri in agguato, le ombre erano minacciose e l'aria, resa pungente dal sistema ambientale ridotto al minimo, fece rabbrividire sia Ziyal che Damar. Per un cardassiano la temperatura in quella stanza era decisamente bassa. Nonostante il freddo Damar si sedette su un parapetto e invitò la ragazza a fare lo stesso. Quell'ultima stanza meritava un discorso più approfondito.
"Cosa provi guardando questa stanza, Ziyal ?"
"Non mi piace, è tetra e fredda, ma sappiamo che è per colpa del sistema ambientale." Rispose con tono infantile Ziyal, pentendosi un po' di aver tanto insistito per andarci.
"Non è colpa del sistema ambientale, questa stanza è stata architettata per essere tetra e incutere timore. Certo, una volta non c'era freddo, anzi, la temperatura sfiorava i 38 gradi, motivo in più per sentirsi soffocare. Chi entrava qua, chi lavorava qua, doveva avere l'impressione di essere in trappola. " le disse Damar guardandola, "Questa stazione mineraria era una punizione, il lavoro svolto qua poteva tranquillamente essere svolto dalle macchine, ma avevamo bisogno di dimostrare chi comandava."
"E ridurre un popolo in schiavitù era l'unico modo per imporsi sui bajoriani ?" lo interruppe Ziyal.
"I bajoriani non sanno autogestirsi, pensa al Governo Provvisorio che si sono creati alla nostra partenza. Se non fosse per la Federazione i bajoriani si sarebbero già autodistrutti." Le rispose convinto Damar, "Noi siamo superiori Ziyal, questo non dovrebbe essere difficile da capire."
Ziyal lo ascoltò e provò a ragionare nei suoi termini, le riuscì difficile ma c'era anche qualcosa di vero nel suo discorso. Rimasero in silenzio un paio di minuti, Damar immerso nei ricordi, Ziyal sul punto di battere i denti dal freddo. Cercando di essere disinvolta la ragazza si avvicinò di più all'ufficiale in cerca di un po' di calore. Damar in principio non si accorse della presenza, così vicina, di Ziyal, ma fu di nuovo il profumo ad attirare la sua attenzione. La ragazza aveva le braccia incrociate sotto il seno e teneva la testa bassa vicino al suo braccio destro. Il suo respiro caldo gli sfiorava la mano e solo allora Damar si ricordò della bassa temperatura di quel posto. Balzò in piedi forse un po' troppo di scatto, infatti ottenne una buffa reazione di Ziyal che spaventata scattò in piedi anche lei guardandolo impaurita : "Cosa c'è Damar ? Ha sentito qualcosa di strano?"
"No, non c'è nessuno qui a parte noi. E' che fa davvero freddo, è meglio che torniamo alla Passeggiata." Ziyal aveva gli occhi talmente spalancati che Damar pensò per un attimo che le sarebbero caduti come biglie di vetro. Che cosa avrebbe fatto un buon mentore in quella situazione ? L'avrebbe forse abbracciata per farla calmare ? No, un buon cardassiano avrebbe lasciato che la paura le passasse da sola, ogni esperienza serve a forgiare il carattere. Questo è quello che raccontavano a lui, ma Ziyal non era solo cardassiana e per un attimo Damar ebbe la voglia irrefrenabile di abbracciarla, scaldarla col proprio corpo finché il respiro le fosse tornato regolare. Pazzesco ! Fino a poche ore prima la riteneva poco più di una bambina bajoriana e ora l'avrebbe addirittura protetta col proprio corpo. Sentì la necessità di bere un bicchiere di kanar.
"Mi scusi Damar, ma questo posto mi mette paura, ora ho capito perché non mi ci lasciavano venire." Disse Ziyal scrutando ogni angolo in cerca di ombre fantasma.
Damar frenò i propri istinti e si limitò a prenderle dolcemente il gomito per aiutarla ad uscire in corridoio. Lei lo seguì docilmente, sorpresa dal fatto che lui l'avesse toccata, questo le diede coraggio e una volta sulla via del ritorno azzardò a prenderlo per mano. Damar si irrigidì come le corde di un violino ma non disse nulla. La sua mente cominciò a galoppare impazzita senza capire il motivo di quel gesto e senza il coraggio di ritrarre la mano.
Era da tanto che nessuno lo toccava con tanta gentilezza, su Cardassia aveva più di una donna pronta ad esaudire i suoi desideri, ma durante le missioni Damar cercava di non distrarsi in quel modo. "Come se il kanar fosse una soluzione migliore..." si disse sarcasticamente pensando alla sbronza della sera prima.
Nessuno dei due aprì bocca per tutto il tragitto, una volta arrivati al turboascensore Ziyal gli lasciò la mano, lo guardò negli occhi e gli disse : "Grazie per la lezione, Damar. Ho imparato molte cose oggi dai suoi racconti. Spero di non averla annoiata e spero che domani possa insegnarmi altre cose riguardanti la nostra storia e la nostra cultura."
"Non mi hai annoiato" le rispose Damar sollevato dal fatto di avere di nuovo la mano libera ma altrettanto dispiaciuto per la perdita di quel tocco gentile, "Stasera cercherò di preparare un programma, in modo da non dover improvvisare una lezione ogni volta che ti incontro."
Una volta arrivati sulla Passeggiata, Ziyal si diresse verso il suo alloggio per cenare con suo padre Dukat mentre Damar dovette andare dal capo operazioni jem'hadar per il solito controllo di routine.

Quella sera Damar non andò da Quark, si sentiva troppo frastornato dagli eventi per stare in mezzo alla confusione. Preferì ordinare un bicchiere di kanar al replicatore nel suo alloggio e si coricò ancora vestito ripensando ai fatti del giorno.
La compagnia di Ziyal si era rivelata meglio di quanto avesse potuto sperare, senza calcolare che il tempo passato con lei lo teneva lontano da quell'odioso vorta.
Per la prima volta da settimane Damar si addormentò dolcemente senza bere neanche un goccio di alcool.

Una volta tornata al proprio alloggio Ziyal si cambiò d'abito in fretta, prima che suo padre tornasse e le chiedesse il motivo di tanta eleganza. Indossò il solito abito semplice e comodo ed attese il ritorno di Dukat, puntuale come sempre.
A Gul Dukat bastò una breve occhiata alla figlia e al sorriso che le solcava il viso per capire che Damar aveva svolto un ottimo lavoro.

La mattina seguente Damar si svegliò, come gli accadeva spesso ultimamente, sentendo il trillo del comunicatore e la voce di Dukat che lo convocava nel suo ufficio. Stavolta però la testa non gli faceva male e si accorse ridendo di sé stesso che aveva dormito in divisa e sopra le coperte.
"Non so cosa abbiate combinato ieri pomeriggio tu e mia figlia, mi ha detto che siete stati solo sulla Passeggiata ma era chiaro che stesse mentendo, comunque hai fatto centro. Non fa che parlare di te e per la prima volta l'ho sentita esprimere un giudizio negativo sui bajoriani, fosse anche solo sul Governo Provvisorio. Calcolando che è da solo un giorno che vi frequentate direi che hai sorpassato ogni mia aspettativa." Così dicendo Dukat diede una forte pacca alla spalla di Damar che rispose con un sorriso pieno di orgoglio.
"Sua figlia è molto intelligente," rispose Damar ricordando l'ampia scollatura del vestito di Ziyal, "ha solo bisogno di un po' di tempo per rivedere le cose che le hanno inculcato gli insegnanti bajoriani."
"Sì, lo penso anch'io" gli concesse Dukat "ma passiamo a studiare questi dannati piani di difesa, le mine là fuori ci stanno dando più noie del previsto."
Il resto della mattina passò tra un test e l'altro e anche la presenza di Weyoun sembrò meno invadente del solito. Damar aveva già la testa a ciò che lo aspettava nel pomeriggio.

Ziyal, da parte sua, non dormì molto. Ogni volta che chiudeva gli occhi riviveva la passeggiata mano nella mano con Damar e si ritrovava ad abbracciare il cuscino. Probabilmente fu in questa posizione che si svegliò la mattina dopo.
Mentre si lavava e si guardava nello specchio Ziyal ripensò ridendo all'espressione di Damar davanti al suo abito panna. Non era una cardassiana purosangue, ma il suo aspetto era fortemente influenzato dal suo lato cardassiano, la tradivano solo le rughe alla base del naso. Si guardò a lungo nello specchio e ciò che vide le piacque.
Oggi avrebbe optato per un abito meno appariscente ma non rinunciò al profumo e ci mise quasi un'ora a pettinare e sistemare i capelli.
La puntualità era una caratteristica innata nei cardassiani, Damar arrivò alle tre precise e questa volta tentò di non scomporsi troppo davanti alla bellezza di Ziyal. L'abito grigio era decisamente più pudico ma non negava nulla alle forme della ragazza.
"Cosa facciamo oggi ?" gli chiese Ziyal dopo averlo salutato calorosamente.
"Dopo i brividi di ieri avevo pensato a qualcosa di più tranquillo, so che i federali hanno creato un giardino botanico, mi chiedevo se volessi visitarlo insieme a me mentre risponderò alle tue domande." Damar era giunto alla conclusione che era inutile scervellarsi per trovare nuovi argomenti di discussione, Ziyal era abbastanza curiosa da sommergerlo di domande su ogni cosa.
"Credo che sia un'ottima idea, vado spesso in quel giardino, a volte leggo un libro, a volte rimango delle mezz'ore a fissare i fiori..."
"Mmmh, sembra un'attività interessante e produttiva..." la schernì Damar e uscirono insieme nel corridoio. Dopo pochi minuti erano già all'ingresso del giardino. Camminarono un po' parlando di cose inutili : i replicatori di Quark, la temperatura durante l'occupazione dei federali. Dopo un po' decisero di sedersi su una panchina vicino a un laghetto artificiale dove i federali avevano azzardato un po' di fauna unendo insieme anatre di varie specie che nuotavano pigramente da una sponda all'altra. A quell'ora il giardino brulicava anche di civili che cercavano in quel paradiso artificiale un angolo del loro pianeta natale.
Damar cercò di assaporare ogni profumo di quel posto sentendosi rilassato ma anche più ricettivo del solito. Chiuse gli occhi per un po' ma anche così era consapevole della presenza di Ziyal, del suo profumo e del modo infantile ma molto provocante con cui gli si avvicinava cercando un contatto fisico.
Damar riaprì gli occhi facendo arrestare il movimento di Ziyal e pensò sorridendo a quanto avesse da imparare sul corteggiamento tra cardassiani. Certo, i suoi tentativi erano buoni e Damar non era certo insensibile alla bellezza, ma per eccitarlo seriamente Ziyal avrebbe dovuto lanciarsi in ben altro tipo di corteggiamento.
"Hai un ragazzo, Ziyal ?" le chiese a bruciapelo Damar.
La ragazza arrossì un po' ma dovette rispondere sinceramente "No, purtroppo il mio aspetto non mi ha mai aiutata da questo punto di vista. Troppo cardassiana per i bajoriani, troppo bajoriana per i cardassiani e figlia di Gul Dukat per tutti gli altri !"
Damar non riuscì a trattenere una breve risata, l'idea che i ragazzi la scansassero per colpa di Dukat in effetti non era molto difficile da immaginare. Tornando a fissarla però si accorse di un velo di tristezza nei suoi occhi e si pentì immediatamente di aver riso di lei. Damar stupì sé stesso prendendo le mani di Ziyal tra le sue. La sua pelle era forte come quella dei cardassiani ma meno ruvida e più calda. Era una sensazione inebriante, o forse era tutta colpa del profumo. "Ieri mi hai detto che hai dei problemi relazionali con gli altri cardassiani. Secondo me sei solo un po' timida, però in effetti esistono alcuni comportamenti tipici a cui potresti attenerti, soprattutto con gli esponenti di sesso maschile." Damar lasciò cadere la frase aspettando una qualsiasi reazione della ragazza. A Ziyal però batteva troppo forte il cuore per riuscire anche solo a guardare Damar negli occhi. Il cardassiano si accorse del suo stato d'animo e le sollevò dolcemente il mento per poterla vedere in viso.
"Sei molto dolce Ziyal ma io non credo di essere il tipo che fa per te. Il corteggiamento tra i cardassiani è molto rude, avrei paura di farti male anche dandoti un semplice bacio."
La sanità mentale doveva averlo abbandonato del tutto, era seduto in un giardino, circondato da bajoriani e flirtava con la figlia appena maggiorenne di Gul Dukat.
Ma ormai era fatta, tanto valeva vedere come si sarebbe comportata Ziyal davanti a tanta schiettezza. Si aspettava di vederla svenire dall'emozione e invece la ragazza ritrovò il controllo e fissandolo intensamente gli sussurrò :"Non mi sottovalutare Damar, sono giovane e inesperta ma non sono fatta di cristallo. Sono cardassiana e i miei istinti sono molto più forti di quello che pensi."
Fatto ! Quella ragazzina era riuscita ad eccitarlo e in un modo tutto cardassiano. L'aveva fronteggiato, gli aveva dato del "tu" senza permesso. Damar dovette interrompere il contatto fisico per impedirsi di reagire in modo scomposto in un luogo pubblico. Sperò soltanto che il suo stato non fosse troppo evidente attraverso il tessuto della divisa...
"Forse è meglio che ti riporti a casa, Ziyal." Disse cercando di usare un tono neutro e asciutto.
"Come preferisce Gul Damar, però abbiamo ancora 3 ore di lezione davanti a noi." Il tono sarcastico di Ziyal riuscì a stupire per l'ennesima volta il cardassiano che riconobbe in tanta spavalderia il carattere di Gul Dukat. Buon sangue non mente.
Il tragitto che li riportò all'appartamento di Dukat fu corto e travagliato per Damar. Cosa avrebbe fatto una volta dentro ? Avrebbe fatto finta di nulla inventandosi una scusa per cambiare argomento o, meglio, per andarsene prima, oppure avrebbe approfittato dell'occasione ? Ma soprattutto, cosa gli avrebbe fatto Dukat se l'avesse scoperto in flagrante con sua figlia ?
Tutti questi pensieri fecero diminuire drasticamente l'eccitazione di Damar, arrivati a destinazione e sedutisi comodamente sul divano, i due si limitarono a fissare l'acquario che Dukat aveva fatto installare dopo il loro arrivo. Un capriccio da potente, un giocattolino costoso ed inutile dato che nessun cardassiano sapeva allevare gli strani pesci che lo abitavano e che morivano uno ad uno per chissà quale motivo.
"Mi avevano detto che i maschi cardassiani sono molto attivi sessualmente, ma tu sembri un caso a parte, Damar. Non usi la sala ologrammi, non prenoti nessuna ragazza dabo e non sfrutti l'occasione di stare un po' con me."
Di nuovo il corteggiamento cardassiano... Ma questa volta Ziyal aveva giocato d'astuzia, infilando a fondo il coltello nella piaga della sua solitudine.
"Da quanto mi osservi ? Come fai a sapere tutte queste cose sul mio conto ?" Damar era veramente arrabbiato ma anche eccitato da quella conversazione.
"Da quando sei arrivato. Tu sei il tirapiedi di mio padre, obbedisci ad ogni suo ordine. Nel momento in cui ho sentito il bisogno di compagnia maschile sei stato la prima persona a cui ho pensato. In fondo avrei potuto semplicemente chiedere a mio padre di ordinarti di stare con me ma è stato divertente corteggiarti a questo modo."
Ziyal ovviamente mentiva, ma il suo lato cardassiano aveva preso il sopravvento, parlava ed agiva spinta da un istinto che non pensava di possedere. L'ingenuità e la paura sembravano ricordi lontani, di fronte a Damar riusciva solo ad essere arrogante e scontrosa, mentre una parte di lei desiderava averlo più di ogni altra cosa nell'universo.
Damar riuscì solo a sgranare gli occhi, davvero era stata tutta una montatura per incastrarlo lì con lei ? Possibile che Dukat l'avesse usato per i piaceri di sua figlia ? In fondo sapeva che Ziyal si prendeva gioco di lui, ma questo gioco era troppo eccitante per essere interrotto. Sentì un'ondata di calore salirgli dal ventre fino alle creste sul collo, un punto diventato talmente sensibile che a Ziyal bastò sfiorarlo con le labbra per farlo trasalire e mugugnare di piacere.
Le barriere crollarono insieme a quei brividi, Ziyal gli saltò addosso cercando di strappargli l'uniforme di dosso. Damar perse la ragione e invece che aprire l'armatura se la sfilò strappando il tessuto che aveva sotto.
Allo stesso modo cercò di spogliare la ragazza e quando la cerniera mostrò resistenza non ci pensò due volte e le sfilò l'abito partendo dalla gonna e lacerandolo all'altezza delle spalle. Ziyal fece una smorfia di dolore ma Damar l'abbracciò immediatamente famelico, baciandola appassionatamente e freneticamente. Ora erano entrambi nudi, sul divano di fronte all'acquario e immersi nella propria lussuria non sentirono i passi che si avvicinavano nel corridoio. Damar non si ricordò che quel pomeriggio Dukat aveva invitato Weyoun ad un incontro informale nel proprio alloggio e quando la porta si aprì era troppo tardi per nascondere l'evidenza.
Ziyal era sopra Damar e lo cavalcava come un bakel urlandogli oscenità, mentre Damar le toccava i seni immerso nel proprio piacere e mugugnante con la testa a penzoloni oltre la sponda del divano.
Weyoun rimase impassibile come sempre, la scena parve più scocciarlo che impressionarlo, mentre Dukat era semplicemente senza parole. Guardava i due come fossero personaggi di un ologramma porno di serie b, di quelli che i ferengi vendono a basso prezzo ai turisti squattrinati. Ma quello che rese la scena sempre più assurda fu il fatto che i due non si accorsero di avere visite finché i loro corpi vennero sconquassati dai tremori dell'orgasmo e cominciarono a rendersi di nuovo conto di dov'erano, di quello che avevano fatto e soprattutto degli spettatori che avevano avuto.
Ziyal scappò in camera raccogliendo i brandelli che una volta formavano un vestito e Damar era talmente terrorizzato dall'apparizione di Dukat che non ebbe neanche il coraggio di respirare fino a quando Dukat stesso non si riprese avvicinandosi al proprio ufficiale e ringhiandogli in faccia :"Fuori da qua ! In questo momento sono troppo infuriato anche solo per articolare delle frasi sensate. Ritieniti agli arresti domiciliari, ti farò avere mie notizie quanto prima."
Damar non se lo fece ripetere raccolse l'uniforme strappata, cercò di infilarsi i pantaloni inciampandoci dentro 3 o 4 volte e scappò nel corridoio più nudo che vestito.
"Penso che sia meglio rimandare l'incontro, sarò in sala tattica se avrà bisogno di me" così dicendo Weyoun uscì dalla stanza riflettendo su quanto fossero stupidi i cardassiani e in generale tutte le razze all'infuori dei Fondatori.
Dukat credette di impazzire dalla rabbia. Si era fidato di Damar e ora si sentiva tradito, ma anche Ziyal... accidenti, in fondo era lei che gli stava sopra e gli gridava tutte quelle sconcezze... Possibile che l'avesse drogata ? La sua dolce Ziyal non era certo il tipo di ragazza che diceva e faceva certe cose. L'unico modo per scoprirlo era parlarle. Cercò di farsi coraggio e soprattutto di calmarsi ed entrò nella camera di sua figlia. Fortunatamente era di nuovo vestita, seduta, anzi, rannicchiata sul letto aspettandosi chissà quale reazione da parte di suo padre. Quando Dukat le si avvicinò cominciò a tremare talmente forte che ebbe immediatamente pietà di lei e riuscì solo a chiederle :"Dimmi che è stato lui, che ti ha fatto qualcosa, che ti ha obbligata in qualche modo." Ziyal trovò con molta fatica la forza di alzare lo sguardo ma non parlò. Dukat volle interpretare il silenzio come un consenso e uscì come una furia dall'alloggio diretto a quello di Damar. Entrò utilizzando i codici di sicurezza e si lanciò contro Damar che sorpreso non reagì alla selva di pugni che gli arrivarono tremendamente potenti in pieno viso. "Che tu sia dannato, Damar ! E' solo una ragazzina, come hai potuto farmi questo ? Se non ti ho ammazzato sul posto è perché a vederti c'era solo Weyoun con me e so che quella checca non aprirà bocca con nessuno. Ma come hai potuto ? Come ? ?" Damar cominciò a sanguinare copiosamente dal naso e dai tagli sulle labbra.
"Non ho fatto niente di male Gul Dukat, ti prego non uccidermi." Dukat fu impressionato nel sentire Damar chiedere perdono... Per un attimo la sua debolezza lo fece infuriare ancora di più, ma proprio mentre stava per dargli un ultimo colpo micidiale, Ziyal bloccò il braccio del padre a mezz'aria.
"Ti prego, padre, l'hai già punito abbastanza. E' tutta colpa mia, sono stata io che l'ho sedotto. Punisci me se vuoi ma non ucciderlo, è il primo cardassiano che mi ha aperto gli occhi sulle mie origini e mi ha accettata (fino in fondo) nonostante la mia diversità. Io lo amo."
Dukat si sentì per la prima volta nella sua vita come un perfetto idiota. Era seduto cavalcioni sul suo migliore ufficiale e l'aveva quasi ammazzato di botte solo perché amava sua figlia che non era più una bambina ma una donna in età da marito. Tutto ciò solo perché avevano avuto la sfortuna di essere stati colti in flagrante.
Guardò prima Ziyal poi Damar e si spaventò nel vedere come gli aveva ridotto la faccia. "Emergenza medica all'alloggio 47" presto sarebbe arrivato il medico a dare un po' di sollievo al povero Damar che ormai non riusciva più né a parlare né a tenere gli occhi aperti.

Una settimana dopo il fattaccio Damar si era quasi completamente ristabilito ed era pronto a riprendere servizio. Dukat l'aveva perdonato e aveva ritirato le accuse quasi subito dopo averlo pestato a sangue.
Ziyal gli era rimasta accanto durante la convalescenza in infermeria e lui aveva scoperto che nonostante tutto avrebbe rifatto ogni cosa senza rimpianti. Dukat l'aveva quasi ammazzato ma adesso lo trattava già come fosse un genero.
Quella sera decise di andare da Quark, Dukat gli aveva assicurato che nessuno aveva saputo della cosa ma non gli aveva creduto. Il locale di Quark era il luogo ideale per tastare il terreno. Il suo istinto non aveva sbagliato, tutti in quel locale sapevano cosa era successo, i loro sguardi erano eloquenti, ma gli bastò sedersi un attimo al bancone perché tutti nel locale alzassero i bicchieri e brindassero allegramente ai futuri sposi.
Certo, non mancarono le battutacce e i doppi sensi, ma andava bene anche così. Bevve un bicchiere insieme agli altri e si congedò con un inchino tra le grida e gli incitamenti dei presenti. Per la prima volta da mesi aveva una donna ad aspettarlo a casa.

THE END