Roma - Air Terminal - 19/03/98
Roma. La data è nel titolo e l'ora quasi le 21.00. Sono in ritardo NERISSIMO con il
povero cristo che ha persino comprato il biglietto per tutti e due. L'air terminal si erge
davanti a me in tutto lo splendore del suo fallimento commerciale. Ha persino provato a
piovere (c'è anche riuscito - incontro il mio amico bagnato fradicio per la crociera in
motorino). Con rassegnazione, ci accodiamo a una fila lunga già un tot di metri in fondo
alla quale gli amici poliziotti ci aspettano. Zoppico come il coglione che sono, essendomi
procurato uno stiramento BALLANDO a un matrimonio! (si stava pogando su Jump dei Van Halen,
se non che sono ormai un matusa senza speranza). Il biglietto, tanto per la cronaca,
scuciva 28 bombardoni, prevendita compresa: un esempio di rara onestà.
Finalmente, la fila si sgrana dal guardiesco imbuto.
Lo shock! L'ultima volta che ero stato qui, dal posto partivano effettivamente dei treni.
Ora ci hanno fatto un cybercoso con due birrerie da ricchi (10 carte la lattina),
spazio-ballamento e un palco arrangiato dove si esibiranno i fanciulli.
A mezz'aria c'è un camminamento stile cattedrale, che porta dai camerini al palco e viceversa.
Nella mezz'ora di attesa prima del concerto facciamo in tempo a farci venire il torcicollo,
visto che abbiamo notato che gli Elii pattugliano la balaustra.
E tutt'duntratt'il coro! Con un adeguato casino introduttivo, salgono sul palco e attaccano
senza indugio proprio quel pezzo che, quando è uscito, mi ero detto: "Questa dal vivo
non la faranno mai. Mica sono gli Emerson, Lake e Palmer del 1974!" E invece attaccano
proprio La vendetta del fantasma formaggino. Un veloce giudizio: il finale mi piace di
più col parlato di Abatantuono che non con il cantato di Feiez, ma è impressionante come
si reggono un pezzo da 8 minuti LIVE.
Ci presentano gli ospiti della serata: Brando ("Anche se non se lo incula più nessuno",
precisa Elio), Biagio Antonacci, Whitney Houston e i Ragazzi italiani. Dubito che chi
vedrà i prossimi concerti avrà occasione di rivedere questi ultimi: qualche spiritoso
glieli ha ciulati! Inoltre Elio, mostrandoci la maglietta in tema, ci dice come
l'intento di questo concerto sia di far rinascere il sogno di Fonopoli.
Non essendo uno scientifico, non ero preparato per trascrivere la scaletta.
Cito in ordine sparso: Omosessualità (con uno splendido inizio blues/piano bar),
Servi della gleba (con l'inizio che ormai tutti conosciamo e amiamo da Del meglio
del nostro meglio), La donna nuda, Milza (con un intermezzo ECM/new age da urlo, in cui
il kazzaro N°1 del simpatico complessino - Tanica - ha messo su un suonello alla Lyle Mays
e ci ha infilato distrattamente Oh, Susanna), Cassonetto, John Holmes, El pube, una
trascinante Tapparella, una simpatica Abbecedario, una Né carne né pesce che,
non fossi stato zoppo, c'era da mettersi a zompettare come uno skinhead che sente i Madness,
Uomini col borsello, Il vitello dai piedi di balsa 1&2, Very Good/Very Bad o komekazz'sechiama,
Born to be Abramo e quante altre, e in tutte almeno qualcosina di diverso da tutte le
altre esecuzioni che ho sentito!
In totale, due ore e mezza di delirio in cui i nostri, allietati da qualche
problema tecnico dell'impianto, hanno dato comunque la risposta migliore che potevano
a qualche disfattista che nel nuovegruppo cominciava a paventare un calo di forma.
Non so se possano magari essersi rotti un po' le palle, ma a giudicare dalla faccia di
Faso, almeno lui si diverte ancora come un matto.
Un'altra considerazione: ormai sono come i Rolling Stones. Salgono su un palco, fanno venti
canzoni, diciotto delle quali erano proprio quello che uno voleva sentire. Eppure,
rimane nello spettatore quel senso di insoddisfazione per le quindici (almeno) canzoni
che avrebbe voluto sentire e loro non hanno fatto. Sarebbe possibile montare due scalette
con i pezzi che non fanno! Molliamo le considerazioni e giungiamo ai punti topici: Supergiovane.
Inutile che vi parli dell'esecuzione, dirò solo che Mangoni ha uno strepitoso nuovo costume
sul quale c'è una scritta sul mantello, che c'è scritto? Fa vede'... S.G.? E che è?
Spice Girls? (grande, ci stava tutta!) E poi il coro finale con l'ospite: sale sul palco,
in occhiali neri, pernacchie e corna, Giorgio Bracardi! Col quale attaccano una canzone
che, dicono, diventerà il loro inno: Che felicità. La canzone è concepita in modo da
avere una strofa e un inciso. L'inciso rilancia PER FORZA la strofa, per cui la canzone
può durare in eterno. Il testo non me lo ricordo, so solo che la strofa diceva
"Sono uno stronzo, testa de cazzo, tarararà, tarararà, e vado a zonzo, come uno stronzo,
tarararà, che felicità", proseguiva dicendo qualcosa a proposito della vita,
"me'mbriaco pe'trova'na via d'uscita", poi qualcosa riguardo al drogarsi che fa dormire,
"poi me svejo e ricomincio a canticchia'..." e via daccapo. Momento di pathos in cui
Rocco attacca il motivo della 20th Century Fox e Bracardi lo ripete a pernacchie(!)
e si finisce perché in pratica li costringono a smetterla, essendo mezzanotte passata.
Momento per le fave dietro il palco del quale, non essendo fava ufficiale, non posso
parlarvi.
Conclusione: chi si aspettava un concerto antologico non essendoci in giro dischi nuovi,
ebbene, ha ragione. Chi pensava che per questo il concerto sarebbe stato poco interessante
e che i nostri sono in fase di mosceria, ebbene, vada e strabili. Se c'è un altro gruppo
oggi in grado di offrire un concerto così, ditelo anche a me.
Testo: Stefano Bellezza
Inoltre... dall'Olanda:
Avreste mai pensato che si potesse piangere come vitelli della giungla
sulle note di Tapparella? Datemi pure dell'idiota (preferisco dell'argento,
comunque), ma e' proprio quello che mi e' successo lo scorso 19 marzo a Roma.
Antefatto: il sottoscritto segue Eelst dagli albori del 1990, ed e' stato
uno dei piu' ossessivi fans romani della band fino al 1994. In quell'anno,
per motivi di lavoro e scelta di cambiare aria, lascio quella che diverra'
nota come la terra dei cachi per andare a vivere nella terra dei semeiuti e
delle iniezioni di marijuana libere. Da allora ho seguito per molto tempo
Eelst solo via tv (Sanremo) e attraverso i racconti degli amici in patria.
Ma l'amore e' rimasto intatto negli anni. Ed e' soprattutto grazie al
"Culto", alla "Smerding", a Cristiana del "Fave" e a Internet in genere che
l'entusiasmo eliofilo e' risalito alle stelle.
Come ne ho avuto l'occasione ho preso un aereo e son volato fino alla natia
Roma per riammirare il gruppo suonare dal vivo.
19 Marzo, Ex-Air Terminal (ribattezzato da Elio "er terminal") - Roma.
Luogo infame (una ex stazione ferroviaria), dalla acustica atroce. Non
proprio il massimo per un concerto. Specie di gente che suona molto bene
dal vivo. Ma i tecnici del suono fanno piccoli miracoli e la qualita'
dell'audio sara' quantomeno decente.
Sul palco, come nelle precedenti esibizioni del tour in corso, fanno bella
mostra di se' le sagome di Brando e Biagio Antonacci, accompagnate anche da
quella di Whitney Houston (infatuatasi degli Elii durante la recente
tournee americana della band e orgogliosa di far loro da supporto... per i
microfoni!) e - udite udite - da quella dei RAGAZZI ITALIANI. C'e' da dire
che a meta' concerto questa ultima sagoma viene inavvertitamente fatta
cadere da Elio sul pubblico, che la fa a brandelli in pochi attimi, SENZA
CHE IL NOSTRO EROE MONOCIGLIATO SE NE ACCORGESSE!!! Quando, dopo pochi
minuti, annuncia per l'ennesima volta la presenza sul palco dei Ragazzi
Italiani una risata lo sommerge. Steve si accorge allora che noi pubblico
avevamo linciato i Ragazzi Italiani, rendendo un servigio senza pari alla
musica italiana...
Torniamo al racconto del concerto: Forla ci aveva anticipato la scaletta
della prima data, quindi ero pronto alle sorprese, ma debbo dire che il
nostro eroe aveva ragione quando arringava la folla dicendo "questo e' un
concerto per intenditori". Molti pezzi erano sconosciuti (o quasi) ai piu',
ed eravamo in pochi a cantare "Abbeccedario", "Ne' carne ne' pesce", "La
donna nuda".
Io ho vissuto il concerto in uno stato di febbrile emozione, quasi di
irreale distacco... cercavo di fissare a mente parole, suoni, immagini per
conservarli il piu' a lungo possibile.
C'e' voluta la scarica di adrenalina di "Omosessualita'" per farmi arrivare
sotto il palco e seguire con fervore di vero fan la fine del concerto.
Per mia somma gioia i bis iniziano con la stupefacente Milza (gioia che
penso sia stata solo mia, dato che alcuni amichetti mi hanno poi detto che
ero l'unico che saltava e si sbatteva sotto il palco durante l'esecuzione
della canzone), poi in un crescendo finale con i classici John Holmes e
Cassonetto (non prevista in scaletta ma molto apprezzata dal pubblico),
fino alla commovente (come gia' detto) Tapparella.
Al temine del concerto ero esausto, ma comunque felice per aver ritrovato i
miei eroi bravi e in forma come sempre.
Simpatico siparietto alla fine del concerto: Giorgio Bracardi (definito da
Elio "il piu' grande pernacchista italiano vivente" - e vedremo che aveva
ragione... peccato non averlo utilizzato anche al termine di "Formaggino")
e' salito sul palco e con Elio ha intonato il pezzo (definito da Elio "il
nuovo inno degli Eelst") intitolato "Che felicita'", che e' stato cantato
da Elio, Bracardi e pubblico per oltre un quarto d'ora (!!!) e di cui
riporto il testo folgorante:
Io so' 'no stronzo, testa di cazzo, oh oh oh oh, oh oh oh oh
Io vando a zonzo, come 'no stronzo, oh oh oh oh, che felicita'a'a'a'a'a'!
Me so rotto li cojoni della vita,
Me 'mbriaco pe' trova' 'na via d'uscita
Co' la droga faccio 'n sogno e poi m'addormo
Poi me svejo e ricomincio a canticchia'....
Io so' 'no stronzo etc. etc. (ripetere all'infinito)
Il finale e' stato ancor piu' commovente: come nei concerti dei Queen,
quando Er Mafrodito faceva i vocalizzi e il pubblico ripeteva in coro, qui
Rocco Tanica eseguiva scale sempre piu' acute e vertiginose e il nostro
eroe Bracardi le rifaceva SPERNACCHIANDO!!! Non solo, le pernacchie erano
clamorosamente intonate, acute e potenti!!! Una vera dimostrazione di
talento, che meriterebbe senz'altro una presenza in uno dei prossimi lavori
degli Elii. Fantastico!!!
Dopo il concerto la band ha incontrato con la consueta gentilezza le fave
presenti; a testimonianza di questo bel momento vi mando la foto scattatami
in compagnia del maestro. La maglia che indosso era autoprodotta (nel senso
che me l'ero fatta da solo) ed era un omaggio al nuovo nome della band e
alla tournee americana della stessa.
Lunga vita agli E.L.I.O., quindi, e grazie al Culto per ospitare questo mio
volenteroso temino.
Testo: Riccardo "Tracca" Capone
Altre foto by Manila!