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Intervista di D-Side All'idea di un'estensione delle sedute di registrazione della loro ultima opera in studio, si scommetteva su dei Rammstein che si accampavano su posizioni più sperimentali. Pertanto, anche se Rosenrot comprende alcuni titoli registrati all’epoca di Reise Reise e rimasti inediti, questa nuova opera degli artisti tedeschi li vede rinnovarsi con una forte rigidità stilistica. Libero di trascurare l'apertura descritta l'anno scorso, il collettivo firma una registrazione più raccolta, più efficace. Chiusi in una barca ai bordi della Senna da un managment e un servizio d’ordine più che puntiglioso, il cantante Till Lindemann e il batterista Christoph Schneider parlano del morale della truppa, dell’uscita frettolosa del loro cd e di un dvd live… Nei nuovi titoli presentati su Rosenrot, avete fatto delle modifiche o avete ritoccato i pezzi lasciati fuori da Reise Reise? Till Lindemann - In realtà non abbiamo praticamente cambiato niente nei pezzi già esistenti. Quel che abbiamo fatto è stato riprendere alcuni titoli rimasti dalla precedente registrazione e costruire una struttura. Ed è su quest’ultima che abbiamo costruito questa nuova casa, che abbiamo chiamato Rosenrot. Infatti, tendo a vedere Reise Reise e Rosenrot come provenienti da un unico modello. Christoph Schneider – I pezzi rimasti fuori dalle sessioni precedenti sono stati ripresi tali e quali, anche se dovrei dire che in alcuni punti avremmo potuto fare di meglio. In effetti avevamo tanto di quel lavoro per finire i nuovi titoli... Non abbiamo propriamente seguito una linea precisa per far collimare i pezzi nuovi con quelli rimasti fuori da Reise Reise. Quel che è certo è che abbiamo cercato di mettere nei nuovi pezzi qualcosa di più immediato e più duro. Per Rosenrot si trattava di uscire da certe atmosfere più posate di quelle di Reise Reise. Chi è che ha deciso di escludere certi titoli piuttosto che altri dalla lista di Reise Reise? TL – Queste canzoni, in effetti, non erano ancora del tutto finite. Diversamente dalle altre, non erano ancora state mixate. Quando registriamo un disco, si stabilisce una sorta di set list, che comprende dieci o undici titoli. Funziona un po’ come una squadra di calcio. Ciascuno di questi titoli ha un suo posto preciso, e bisogna che l’ insieme suoni abbastanza coerente affinché si possa vincere la partita. In qualche modo si può dire che questi pezzi erano rimasti in panchina. Era già chiaro per noi che avremmo esportato il lavoro lasciato incompleto su un altro disco, e non un formato corto, come un EP, per esempio. Ma per questo, ci servivano i giocatori mancanti…. E’ apparso chiaro nella storia recente dei Rammstein, e in special modo durante la lavorazione di Reise Reise, che il gruppo ha cercato di ritornare ad essere un collettivo, ed uscire da una serie di dinamiche che avevano dato a Richard Kruspe (il chitarrista,ndr) un ruolo preponderante. Queste dinamiche più comunitarie si sono prolungate anche durante le registrazioni di Rosenrot? TL - E’ vero che le cose sono migliorate. Richard e’ una persona lavorodipendente, e la sua dinamica personale su questo lato è veramente forte. Il lavoro è veramente la cosa più importante per lui, e questo ha finito per schiacciarci. E’ sempre arrivato alle sessioni di registrazione con tanto di quel materiale…a questo punto gli abbiamo lasciato un po’ di spazio per la sua creatività, che è quelloche gli permetterà di realizzare un album solista. Ha fatto un ottimo lavoro sulla sua persona, in rapporto all’entità Rammstein, e questo credo che si senta su Rosenrot. In questo senso, credo che il nuovo album sia davvero un lavoro collettivo, nel senso che Richard si è tenuto un po’ indietro rispetto al suo solito…(e detto questo, Till si rivolge ad una delle traduttrici per chiedere dei chiarimenti su delle parole in francese dette durante la nostra conversazione…parole che segna meticolosamente su un blocco note…) Till, potresti star preparando un testo in francese per il prossimo disco? TL – Non penso, ma in effetti c’è una leggera tendenza in seno al gruppo ad andare in questa direzione. L’ ipotesi c’è stata per Amour, in Reise Reise. Ma niente è da escludere per noi circa l’ impiego di lingue straniere. Se il sottofondo sonoro si presta ad un evoluzione plastica dei testi, e se il tenore degli stessi lo permette, perché rifiutarsi? E comunque vedrei bene i Rammstein con una bella ballata in stile francese… CS – Per tornare al dopo Mutter, si può dire che ci sono state delle discussioni. Abbiamo avuto dei problemi interni, dovuti al fatto che le forze si erano divise all’interno del gruppo stesso. Richard aveva preso troppo piede e, come si dice nelle coppie, “si prendeva tutte le coperte”. Questo nuoceva allo spirito della collettività, non andava bene. Allora abbiamo avuto delle discussioni per ristabilire una forma di equilibrio, e il problema e’ stato finalmente risolto. Rammstein è un gruppo molto democratico, e bisogna trovare uno spazio per ognuno di noi, per poterci permettere di esprimere la nostra creatività. È dentro questa idea di democrazia interna che si è sviluppata la creazione di Reise Reise. Ci è riuscito piuttosto bene, grazie alla serenità che è ritornata in seno al gruppo. Le idee individuali venivano messe a disposizione di tutti per alimentare le composizioni, e questo fenomeno ha portato alla composizione di Rosenrot. Le idee possono arrivare da ciascuno di noi, non importa chi, un riff di chitarra, come un giro di batteria o di basso. Oppure, al contrario, uno solo di noi può preparare anche una struttura intera, sulla quale il gruppo va poi a lavorare. La dinamica è buona e credo che adesso Richard gestisca meglio il tutto. Il suo progetto solista è per lui una valvola di sfogo, uno spazio che gli permette di far esplodere tutta la sua creatività. In parole povere, tutto va bene (sorride) e la nostra capacità creativa è decuplicata. Ci è sembrato che, dalla composizione alla registrazione, tutto si è svolto molto rapidamente per Rosenrot. Quando siete entrati in studio per completare il nuovo album, tutto era già pronto? TL – Non ci potevamo permettere il lusso dell’ azzardo, gli studi di registrazioni sono troppo cari per rischiare. Cerchiamo sistematicamente di trovare un posto che ci piaccia per registrare. Ma dobbiamo anche limitare il numero dei giorni di registrazione. Normalmente ci vogliono tre giorni per fare un pezzo. Dobbiamo fare in fretta per poter avere un mese intero per finire un album, ai quali si aggiungono tre giorni di riserva. È un ritmo abbastanza tirato, in effetti, lavoriamo dalle otto del mattino alle otto di sera. Ma per rispondere in maniera più precisa, ci sono delle fasi di sperimentazione prima dello studio, durante la “pre-produzione”. Questi esperimenti passano dai refrain ai testi e alla stessa struttura delle canzoni. Il risultato finale viene fissato in studio dove il tutto deve essere già più o meno definito. CS – La creazione dentro i Rammstein è un processo che vede diverse fasi. All’ inizio cerchiamo di improvvisare delle cose insieme, al fine di creare una materia base sulla quale poi andiamo a fare questa famosa pre-produzione. In quel momento, registriamo come fossimo già in studio, con mezzi più modesti. Questo ci permette di fare il punto della situazione sui ritmi, sui colori del pezzo, e sul ruolo di ciascuno di noi. Questa tappa ci permette di essere a punto per entrare in studio, ma quel che sto dicendo non implica necessariamente la riuscita automatica di tutto il processo di composizione. Allora a volte siamo obbligati a rivedere certe cose in studio. E sinceramente non ci piace rischiare quando siamo a questo punto. TL – Nella musica si parla spesso di questi “incidenti” che creano delle “hit mondiali”. Per esempio succede che Jacob Hellner (il produttore dei Rammstein) si ritrovi in studio per lavorare ai missaggi, e che ad un certo punto si dimentichi di aprire una pista, quella di una delle chitarre, per esempio. La batteria a quel punto diventa predominante. E tutto ad un tratto il suono globale diventa veramente sconvolgente. Ma il tutto è successo a causa di una coincidenza. Questo genere di cose ci è capitato… non è sempre a causa di incidenti, ma a volte anche da una sperimentazione vera propria. Quando siete riusciti a comporre i nuovi titoli di Rosenrot? CS – E’ stato in aprile, quando abbiamo finito la tournée, ed il gruppo si è immediatamente ritrovato a lavorare su Rosenrot. Questa fase di creazione è stata molto naturale. Il fatto di avere avuto un materiale di base sul quale potevamo contare per cominciare l’ album, ha fatto sì che i risultati si sono presto visti. E stato molto differente da quel che succede normalmente ai Rammstein. Di solito ci prendiamo molto più tempo per realizzare un album. Rosenrot non ha avuto una vera e propria fase di pre-produzione, come per i nostri altri album, e questo ci è convenuto perché ci ha permesso di far uscire questo album abbastanza rapidamente. Non volevamo lasciar passare troppo tempo. Perché? CS – Se avessimo lasciato questi titoli da parte, ce ne saremmo dimenticati, in un certo senso, e dopo non lo so se avremmo avuto lo stesso desiderio di farli uscire. E non li volevamo lasciar perdere. È complicato il cercare di preservare lo stesso spirito di quando le hai composte, anche se non e’ passato molto tempo da quando sono state create. E questo pezzi ci rispecchiano ancora, adesso. Gli aspetti orchestrali su Rosenrot restano un po’ in disparte… TL – Io vedo piuttosto le cose in questa maniera: all’inizio, per i Rammstein, si trattava di esprimere un malessere, una carica emozionale attraverso una forma di aggressione musicale. Poi le cose si sono evolute, anche a causa delle nostre esperienze, non ci siamo messi a pianificare le cose. Gli arrangiamenti e la struttura delle composizioni oggi sono più complicate. Attraverso il pezzo Los, su Reise Reise, si è potuto percepire che i Rammstein hanno lasciato il rock nella sua dimensione fisica, ma che questo approccio acustico non faceva altro che avvantaggiare certe tipologie di riffs proprie del gruppo. Su Rosenrot, un certo numero di arrangiamenti di chitarre limpide è molto alto nelle composizioni. Il vostro rapporto con le chitarre sta cambiando? TL – Si, certo. Abbiamo trovato dei riff più acustici che in passato. Prima ci proibivamo di trovare delle strutture o degli arrangiamenti che non avessero rapporti diretti col metal. E qui si ritorna al discorso degli “incidenti di registrazione”, che è quello che ci è successo con Los. È il solo titolo per il quale abbiamo fatto dei cambiamenti drastici rispetto alla struttura originale. Per Los avevamo preparato un riff molto duro, secco, diretto. E poi, non sappiamo perché, quando abbiamo cominciato a testarlo in studio, lo abbiamo trovato noioso, il pezzo non partiva… e Jacob se ne è reso conto immediatamente. Ci ha detto che trovava il pezzo monotono. E Richard ci ha chiesto di provare a mollare il discorso elettrico e provare a sviluppare un qualcosa di più acustico. E questo ci ha portato a Los. CS – E siccome funzionava, ci siamo resi conto che il discorso acustico ci permetteva di far trasparire lo stesso spirito col quale era stata composta. È difficile dire che cosa ci riserva il futuro in funzione di tutte queste esperienze, ma durante quei minuti, credo che abbiamo attraversato una mutazione. C’ è una forma di mistero che si è sviluppato durante gli anni, ed è questo indecifrabile e strano attaccamento dei Rammstein a Jacob hellner…vi aspettate che continui a consigliarvi nelle vostre scelte artistiche, o gli lasciate dello spazio per spingervi sempre un po’ oltre? TL – Siamo sempre molto attenti alle parole di Jacob, e tutte le critiche o i complimenti o i suggerimenti che possono arrivare da lui sulle nostre canzoni sono le benvenute. Ne teniamo conto. In qualche modo è il nostro pastore. Gli diciamo sempre che gli abbiamo costruito una casa e che lo consideriamo come un architetto d’ interni. Lui è l’ incaricato di rendere questa dimora più carina, magari con un giardino….Senza di lui la casa sarebbe meno bella… CS – Lavoriamo con Jacob da sempre, ed una vita senza Jacob per me non è immaginabile. Ma la mia opinione è che dovremmo anche provare con qualcun altro. Cambiare la produzione ci permetterebbe di dare aria alle produzioni dei Rammstein. Non ho assolutamente niente da eccepire sul lavoro fatto da Jacob su di noi, rasenta la perfezione e il suo merito si coniuga col piacere che noi abbiamo sempre a lavorare con lui. Ma c’è anche una sorta di usura che si installa, una mancanza di freschezza e novità. Anche se ciò non esclude assolutamente una ripresa del lavoro in comune. Attraverso il titolo America su Reise Reise, i Rammstein hanno preso una nuova strada, affermando una coscienza politica e sociale. Su Rosenrot questa tendenza si conferma? TL – Attraverso America, non abbiamo voluto affermare una presa di posizione anti americana, perché verrebbe da pensare che noi siamo antiamericani. Ma per quanto concerne la guerra in Iraq, bisogna quantomeno che qualcuno si esprima…Non si possono ignorare cose del genere!!! Quel che abbiamo cercato di fare attraverso questa canzone è l’ esprimere un malcontento di fronte ad una situazione che è stata causata dagli Stati Uniti. Abbiamo già assistito alla guerra in Corea, a quella del Viet-Nam, del Nicaragua….L’ Iraq non è altro che l’ ultima di una lunga serie. Il nostro malcontento si manifesta in maniera cinica, è una nostra attitudine primordiale. Parliamo anche di Disneyland alle porte di Parigi…e da una parte sembra incredibile che un paese come la Francia, quello delle “baguettes”, della buona carne, dai modi così fini, abbia anche le insegne del Mc Donald’s. l’ intero pianeta si è americanizzato, ed è questa situazione di dominanza che a noi non piace. Rosenrot doveva chiamarsi Reise Reise II…o almeno era quello che avevate annunciato… TL – In effetti è più o meno vero. Il tutto era stato pensato come un ciclo, che comprendeva Reise Reise e Rosenrot. Gli stessi sentimenti sono alla base di queste nuove registrazioni, ma ci siamo detti che chiamarlo Reise Reise II sarebbe stato un po’ banale. Dovevamo dare un altro titolo a questo album. CS – Reise Reise II è stato effettivamente il titolo provvisorio del disco, la decisione di modificarlo è stata abbastanza recente. Ci sono dei malati tra i Rammstein..l.il tour americano è stato annullato… TL – Per quel che concerne me, sono stato colpito da Flake ad una gamba in Svezia durante un concerto, ma ora va molto meglio. La tournée sudamericana era stata a tutti gli effetti annunciata, ma subito dopo abbiamo scoperto che Flake (il tastierista) ha avuto un infezione virale che colpiva anche l’apparato uditivo. Attualmente è in cura presso un ospedale. Cosa vi ha portato a scegliere Benzin come primo singolo? TL - È sempre una scelta delicata, perché è il primo pezzo che fa capire l’ intero tenore dell’ album. Per questa scelta chiediamo a tutti: gli amici, la casa discografica… Facciamo delle liste, una sorta di classifica. Ed è un po’ anche per questo che chiediamo ai giornalisti di fare una lista dei loro pezzi preferiti (ride..) I prossimi singoli conterranno degli inediti? Dei titoli che non sono apparsi su Rosenrot? TL – Non credo proprio. Ma ci sarà una b-side che è un duetto realizzato con Sharleen dei Texas..e qui potrebbero esserci delle “Reprises” (a questa risposta Christophe fa una faccia strana) Quali saranno le differenze che differenziano questo nuovo dvd in rapporto, per esempio, a Live Aus Berlin? TL – Live aus Berlin era un concerto integrale. Qui invece si tratta di un concetto differente: abbiamo assemblato degli estratti video di svariate date del nostro ultimo tour, prima di tutto in Inghilterra, Francia, Germania e Russia… Avete tenuto dei ritmi di lavoro veramente alti dall’ anno scorso. Pensate di fare un tour anche per Rosenrot? TL – Prima di tutto ci prendiamo una bella pausa, poi cominceremo con la composizione del nuovo disco. Solo dopo ripartiremo con un nuovo tour. Ed allora utilizzeremo anche i pezzi che abbiamo registrato per Rosenrot, ma la tournée in questione si concentrerà soprattutto sui titoli del futuro nuovo album. Questa pausa è dovuta semplicemente alla stanchezza, oppure pensate di arretrare un attimo per capire che ne deve essere dei Rammstein? CS – Si tratta di tutte e due le cose, in effetti. Una pausa ci è veramente necessaria. I Rammstein esistono da circa dodici anni. Ed è tempo di ricreare un po’ di distanza tra tutti noi, al fine di ritrovare un energia e di lasciarsi contaminare da altre fonti. Questo ci ha fatto evitare il fenomeno usura, di darci dei modi di evolverci artisticamente. Till in particolare, ha bisogno di vivere e di prendersi del tempo per comporre i suoi testi, perché comunque partono sempre da un’ esperienza di vita personale. I termini della nostra pausa non sono così definiti, attualmente. Sicuramente si tratterà di un minimo di sei mesi prima che ci ritroviamo, questo è praticamente certo… potrebbe anche passare un anno, se lo riteniamo necessario. Quando avremo voglia di rivederci, ce ne accorgeremo di sicuro (ride..) |