La mia avventura verso il
concerto dei Rammstein inizia giovedì 9 dicembre
quando, intorno alle 6 di mattina, parto da Modena in treno,
con la mia ragazza per l’aeroporto di Forlì dove, una volta
fatto il check in prendiamo l’aereo delle 10.30 alla volta
di Francoforte Hahn.
Arrivati in Germania, dove c’era un freddo porco rispetto
alle miti temperature della pianura padana, ci siamo
imbarcati su un pullman che, dopo un’ora e quarantacinque
minuti di viaggio, ci ha scaricati dinanzi la stazione
centrale della capitale finanziaria della Germania.
Francoforte, a prima vista, c’è parsa subito una bella
città, molto moderna e dall’aria salubre e discretamente
pulita. Una volta raggiunto l’albergo e scaricate tutte le
valigie, siamo andati a fare un giro in “centro” con
l’intento di trovare un fioraio dove avremmo comprato 7 rose
da consegnare a Richard il giorno seguente. Il primo
pomeriggio di permanenza a Francoforte pian piano stava
giungendo al termine e, nonostante avessimo visitato tutti i
super – iper – maxi – mega store (di dimensioni veramente
grandissime, uno, il più grande, si estendeva su ben 15
piani ciascuno di dimensioni spropositate) non avevamo
trovato nessun fioraio e neanche il contatto che ci avrebbe
permesso di arrivare ad avere quello che in seguito verrà
spiegato… Erano circa le 19.30 e decidiamo di entrare in un
Mc Donald (uno dei tanti perché ce n’era veramente una
quantità esagerata a distanze anche molto ravvicinate) dove
decidiamo di prendere un BIGGER Big Mac, un Big Mac con il
20% del diametro in più (una figata!!!) e un Big Mc Chicken,
un Big Mac con la carne di pollo (un’altra SUPER FIGATA!!!),
e di provare a telefonare al nostro contatto di Francoforte
che, come nei migliori film d’autore, non risponde mai al
momento del bisogno!!!
Distrutti e un po’ stanchini torniamo in albergo dove
riproviamo a telefonare al contatto che stavolta, come per
magia… non risponde e c’è sempre la solita musichetta del
CAZZO come segreteria! Non ci diamo per vinti e riproviamo
e, dopo pochi secondi, si sente dire “HALLO” con un tono e
un’acca aspirata tipicamente tedeschi. La telefonata è
proseguita con la spiegazione di cosa avevamo bisogno ed è
finita con le parole “see you tomorrow in the venue of the
concert”. A questo punto non c’era più nulla da fare se non
riposarsi e recuperare le energie per la giornata successiva
che sarebbe stata molto, molto lunga!!!
Venerdì, intorno alle 11.00, eravamo pronti per tornare a
fare un giretto per Francoforte, abbiamo visto la cattedrale
e qualche altro monumento antico e dopo pranzo siamo andati
a cercare qualche regalo per il gruppo, in particolare i
fiori e qualcosina di carino per Paul visto che il giorno
precedente era il suo compleanno.
Verso
le 17.00 ci siamo incamminati verso l’albergo e poi, poco
dopo, verso l’immenso luogo del concerto, non senza
sbagliare strada…! Metropolitane a parte siamo arrivati al
Festhalle che i cancelli erano ancora chiusi a abbiamo
dovuto aspettare un pochino. Alle 18.30 hanno aperto i
cancelli ma, nonostante avessimo i biglietti già da prima
del concerto al Knaack a Berlino, siamo stati costretti ad
aspettare ancora una buona mezzoretta abbondante e a fare
un’altra telefonatina al contatto prima di riuscire ad avere
ciò che ci aveva fatti così contenti la sera precedente… Sì,
alle 19.13 (ora del mio cellulare), abbiamo ricevuto la
busta con dentro la bellezza di DUE biglietti esclusivi per
il concerto, senza prezzo indicato, e due sgargianti pass
rosa fluorescente con la scritta AFTERSHOW: alla fine
era valsa la pena di aspettare ancora una quarantina di
minuti al freddo, avevamo i pass per andare a incontrare la
band!!! Felici e contenti entriamo e, nonostante la platea
fosse già abbastanza gremita di gente, riusciamo ugualmente
a posizionarci abbastanza vicini al palco.
Alle
20.00 in punto iniziano a suonare i milanesi Exilia.
Era la prima volta che sentivo la loro musica: non mi hanno
emozionato più di tanto. Mi hanno dato l’impressione di
essere una via di mezzo tra i Korn (la voce della cantante
ricorda parecchio le urla di J. Davis) e gli Evanescence più
leggeri e commerciali. La loro esibizione, durata circa
quarantacinque minuti, è stata abbastanza buona e, a parte
qualche incertezza del batterista, hanno saputo rispettare
in modo dignitoso il ruolo di opening act al quale erano
stati assegnati.
Dopo un
veloce cambio di palco e un breve sound check, eseguito dai
roadies dei Rammstein vestiti in pantaloni camicia e
cravatta, esattamente come la band nelle foto promozionali
del cd Reise Reise, il Concerto ha inizio. Le luci del
Festhalle sono ancora accese quando parte un nastro con
5/4, un b-side del singolo di Mutter, dopo 5 minuti
circa la canzone finisce e stavolta quello che inizia non è
più un nastro, ma il suono della fisarmonica suonata da
Flake: è Reise Reise! Tutto improvvisamente diventa
buio e il tendone che copriva gran parte del palco cade. La
band è tutta sulla parte alta del palco tranne Till che esce
in basso da una porta posizionata al centro di questo. Il
concerto si apre con una tra le più belle canzoni
dell’ultimo album, in maniera splendida e con dei giochi di
luce davvero meravigliosi. La band è in perfetta forma, e
anche Till da l’idea di essere abbastanza rilassato e non
incazzato come sempre! Dopo Reise si passa subito a Links
2 3 4 eseguita eccellentemente con tanto di esplosioni
all’inizio, e alla canzone più heavy dell’ultima release,
Keine Lust, per arrivare poi ad un altro grandissimo
successo di Mutter: Feuer Frei. In questo brano la
band non smentisce il suo amore per tutto ciò che riguarda
il fuoco e le esplosioni e, esattamente come nel video
promozionale della canzone, Till, Richard e Paul escono sul
palco con tre veri e propri LANCIAFIAMME. I giochi col fuoco
si sprecano e all’interno dell’arena la temperatura comincia
a salire… Seguono Rein Raus da Mutter, Morgenstern
e Mein Teil dall’ultimo cd. Proprio in questa canzone
Flake e Till si rendono partecipi di uno spettacolare
siparietto esplosivo: Till esce sul palco vestito da cuoco
con tanto di cappello, coltelli e marmitta! Nel mega
pentolone c’è Flake che, ad un certo punto, tenta di
scappare per non esser arrostito ma, rincorso da Till viene
ripreso e riconsegnato al suo destino: quello di essere ben
cotto stile flambé con il lanciafiamme! Tutto il pubblico
apprezza tantissimo la scenetta e canta qualcosa tipo “addio
Buck Dich e ben arrivata Mein Teil” (anche in Buck Dich Till
e Flake erano protagonisti di uno sketch in cui il primo
sodomizzava il secondo). Stein Um Stein, l’acustica
Los e Moskau scorrono via velocissime; alla fine
di questa si spengono tutte le luci e si intravede la figura
di Till maneggiare una sorta di arco… parte subito una
musica con un suono tipicamente elettronico e dal pubblico
parte un boato immenso, dal manico dell’arco escono migliaia
di scintille, è Du Riechst So Gut, la prima hit dei
Rammstein, la canzone che per il suo sound, molto
particolare, ha reso celebre la band in tutto il mondo.
Seguono a ruota una stupenda Du Hast, ricca di
effetti speciali e cantata per la maggior parte dal
pubblico, e Sehnsucht, anche lei densa di fiammate e
scintille. Chiude la prima parte del live set la
discussissima Amerika, con Till che alla fine della
seconda strofa tende a precisare “fuckin’ Mickey Mouse”; la
canzone si conclude con milioni di coriandoli di bianchi,
rossi e blu sparati in aria. Dopo qualche minuto di pausa la
band salta fuori di nuovo e Flake attacca Rammstein:
Till in questa canzone non si presenta con il solito
cappotto di fuoco ma con un marchingegno che gli fa lanciare
grossissime fiammate dalle mani ogni qualvolta lui le alza
verso il cielo. Le hit si susseguono una dopo l’altra e a
Rammstein seguono Sonne e Ich Will. Da
segnalare la prima di queste due canzoni per l’altissimo
numero di effetti usati: nei ritornelli ogni volta che
veniva scandito un numero partiva una fiammata da tutte le 8
bocche poste sul palco, uno spettacolo veramente mai visto
prima!!! Lo show sta lentamente giungendo al termine ma il
gruppo non ha ancora finito di stupire: dopo altri pochi
istanti di stop viene suonato il terzo singolo estratto da
Reise Reise, Ohne Dich: un’esecuzione magistrale che
dimostra quanto i Rammstein siano ormai in grado di trovarsi
a proprio agio sia con i pezzi più potenti che con le
complesse ballate. Chiude un concerto veramente stupendo
Stripped, un pezzo dei Depeche Mode rifatto dai
Rammstein e pubblicato anche sull’album tributo “For The
Masses”. Anche in questo brano la band vuole continuare a
stupire e lo fa con Olly che, durante lo stacco e metà
canzone sale su un gommone e “naviga” sopra le mani del
pubblico completamente in delirio.
Il
concerto era appena terminato, ma non per noi… Ci siamo
subito precipitati alle transenne con il nostro AFTER SHOW
PASS e abbiamo domandato alle guardie di sicurezza cosa
dovevamo fare. Loro ci hanno risposto di aspettare un attimo
e, nel frattempo, di andarci a bere una birra per smaltire
tutto il caldo che avevamo accumulato. Ritornati dal bar,
abbiamo aspettato ancora una ventina di minuti fin quando la
guardia che si era allontanata un istante è tornata da noi.
Ad un certo punto si avvicina e dice in un inglese
abbastanza incomprensibile: “Ci dispiace, il tempo per
entrare all’after show party è finito; ora potete andarvene
fuori per cortesia?”. Io e la mia morosa, all’inizio,
abbiamo provato a mantenere la calma spiegandogli che era
lui che ci aveva detto di andare bere qualcosa e di
aspettare un po’ di tempo, ma questo in modo abbastanza
scortese ha continuato ad insistere perché uscissimo. Allora
ci son girati i coglioni e, dopo aver telefonato di nuovo
alla persona che conoscevamo e dopo aver capito che ormai
non c’era più nulla da fare, abbiamo iniziato a caricare di
nomi il tipo. Gli è stato veramente detto di tutto e, al
momento, preferisco evitare questa parte di narrazione.
Dopo
aver visto e salutato il chitarrista degli Exilia, siamo
andati al banco del merchandising dove un ragazzo della road
crew ci ha domandato cosa facessimo in quel luogo con i pass
in bella vista. Noi abbastanza tristi e rassegnati gli
abbiam raccontato tutta la nostra storia e lui, molto
gentilmente si è offerto per aiutarci; abbiamo lasciato a
lui tutti i pacchetti per la band e, su uno di questi, ho
avuto la bella idea di scriverci sopra il mio numero di
cellulare e il mio indirizzo mail. Lui ha detto di non
preoccuparci perché li avrebbe sicuramente consegnati al
gruppo il giorno dopo, a Dortmund.
Ci
siamo così avviati abbastanza stanchi verso l’albergo dove
abbiamo riposato un po’ e poi, alle 3 di mattina abbiamo
preso il taxi per la stazione centrale dove il bus ci
avrebbe portato di nuovo all’aeroporto dove saremmo arrivati
intorno all 5. Dopo aver fatto il check in ed essersi già
sistemati sull’aeroplano pronti per la partenza, alle 8.30
la voce del comandante irrompe per la prima volta nel
silenzio e nella sonno generale che regnava su tutto
l’aereo: “Ci dispiace abbiamo riscontrato un problema con un
portellone; vediamo ora se riusciamo a sistemarlo, a breve
qualche aggiornamento.” Dopo circa mezz’ora la sua voce si
fa sentire ancora: “Stiamo lavorando, tra circa 5 minuti
deciderò se partire o rimanere fermo ancora un po’ qua”.
Alle 9.43 minuti sempre la stessa voce ci comunica che
dovevamo ritornare dentro il terminal perché non si riusciva
ad aggiustare il problema in breve tempo. Tornati in
aeroporto abbiamo aspettato ancora un po’ fin quando una
vocina stridula da un altoparlante non ci comunica, prima in
tedesco e poi in inglese, che il volo è stato soppresso e
che saremmo dovuti tornare a casa con un altro aereo. In
quell’esatto istante circa un centinaio di persone INCAZZATE
NERE si è riversato sull’ufficio informazioni che nel giro
di pochi secondi è arrivato alla conclusione che chi doveva
prendere il volo per Forlì sarebbe stato imbarcato senza
spesa alcuna su un altro aereo per l’Italia. In questo modo
abbiamo campeggiato in aeroporto a Francoforte fino alle
15.55 quando partiva il volo per Pisa che avevamo deciso
prenotare. A Pisa abbiamo poi preso il treno e siamo
finalmente giunti a Modena alle 21.08 dopo 36 ore che non
dormivamo. Al nostro arrivo eravamo si un po’ delusi, ma
comunque felici per aver assistito al più bel concerto della
nostra vita. Di certo torneremo a vedere i Rammstein non
appena verranno in Italia o nelle vicinanze del nostro
paese.
Oggi è
mercoledì 15 dicembre 2004 e, con mia estrema felicità
voglio comunicare che ieri, martedì 14 mi è arrivata una
mail che diceva esattamente così:
“Abbiamo ricevuto i tuoi regali e sono stati molto graditi.
Tante grazie e speriamo di vederti presto on the road.
Tanti saluti!!!
PS: ti
prego di cancellare questo messaggio per evitare che magari
la nostra mail, a causa di qualche virus di Internet si
possa moltiplicare.
Grazie
ancora”
Dopo
aver letto il messaggio sono subito stato molto felice e lo
ho cancellato immediatamente; lo so che la mail non era
firmata, ma nell’oggetto c’era scritto “Frankfurt gifts”, e
solo tre persone (che avevano la mia mail) dovevano ricevere
un regalo a Francoforte… come dice sempre Nebel: “se tanto
sai chi ssono a scrive’ che mmi firmo affà?”. Per ora tanti
saluti e mi raccomando: se qualcuno vede Paul con una
camicia nera con dei disegni ricamati in rosso inviatemela
immediatamente!!!
…see you on the road!!!
Francoforte,
Festhalle, 10/12/2004
by
Izmirliana
Preparatevi perché questo è il racconto del nostro viaggio a
Francoforte per vedere i Rammstein! Viaggio che era
quasi una scusa per devastare i nostri stomaci inermi con i
mitici mercatini di Natale tedeschi!
Ma partiamo dove è nato tutto. Nell’estate 2004 finalmente
si hanno le date del tour di Till & soci. Dopo una
brevissima consultazione io, Izmirliana, e il mio
Oscuro Signore (in parole spicce mio marito Trofimof),
decidiamo per la data di Francoforte del 10 dicembre. L’idea
è di andare a vederli a casa loro, in Germania,
indipendentemente se faranno anche una data italiana o meno.
La scelta di Francoforte è data dalla comodità lavorativa di
entrambi e dall’occasione di visitare una città che potrebbe
presto diventare la nostra nuova casa. La mia speranza,
trattandosi della stessa settimana di S.Ambrogio e
dell’Immacolata, è di fare un’intera settimana vacanzosa
culminante nel concerto ma Trofimof mi tarpa subito le ali:
dovrà portare a casa la pagnotta fino al 9 dicembre, non se
ne parla proprio. E con questi sentimenti contrastanti
acquisto i biglietti. Nel frattempo ci capita anche di
andare in vacanza e quando ritorniamo eccolì lì che ci
aspettano, con una bellissima foto omaggio dei nostri.
Durante la vacanza avevamo passato un fine settimana insieme
a Forest e alla sua Dama e avevamo
animatamente discusso di futuri concerti. Meglio. Barattato.
Izmirliana e Forest vogliono andare al concerto dei
Nightwish. A Trofimof suscitano tensioni intestinali.
Però Trofimof ha già fatto perdere a Izmirliana il concerto
dei Das Ich per colpa delle tensioni intestinali.
Forest sarebbe interessato al concerto dei Rammstein ma in
cambio vuole che Trofimof venga a vedere i Nightwish.
Trofimof non ne vuole sapere. Forest si ricorda che ci sarà
prossimamente anche il concerto dei Cradle of Filth.
Izmirliana è contenta, preferisce loro rispetto ai
Nightwish. Izmirliana mette sulla bilancia il concerto dei
Rammstein rispetto a quello dei Cradle. Trofimof risponde
che lui a venire i Rammstein ci va con piacere e di sua
libera iniziativa ma ciò non ha nessuna attinenza con altri
concerti di gente tamarra che rutta che vogliono vedere
Izmirliana e Forest. Forest ribatte che farsi il viaggetto
fino in Germania per vedersi i Rammstein lo fa anche
volentieri per la compagnia ma proprio perché ci si diverte
insieme sarebbe interessante replicare sia per i Nightwish
che per i Cradle. Trofimof lascia il tavolo delle
trattative.
Alla fine il biglietto per Forest l’ho preso e ai Nightwish
non ci siamo andati perché avevamo tutti altri impegni. I
Cradle sono tra qualche mesetto, staremo a vedere... ma
questa è un’altra storia!!
I giorni passano, esce Reise Reise, l’ultimo album,
l’eccitazione aumenta man mano che la data si avvicina.
Eccola! Il viaggio vero e proprio inizia per me e Trofimof
il 9. Appassionati dei voli low cost come siamo ci siamo
appoggiati alla Ryanair, l’unica che serve Francoforte da
Milano e da Roma (casa di Forest). Con il piccolo
particolare che Ryanair parte da Milano (anzi, Bergamo) alle
7 del mattino!
Ma ecco che Trofimof ha la soluzione. Approfittare
dell’ospitalità del suo papà bergamasco, che abita proprio
nelle vicinanze dell’aeroporto, per la sera prima, in modo
da svegliarsi almeno il più tardi possibile. Detto, fatto.
Il 9 sera, stanchi di ufficio, riempiamo le ciotole del
nostro gatto di 6 chili di tanto cibo da sfamarlo per un
mese, salutiamo col gesto dell’ombrello il cesso rotto da
due giorni e dopo aver controllato 50 volte di aver tirato
su i biglietti, raggiungiamo i bricchi bergamaschi.
L’occasione è buona per riunire la famiglia e si fa una
grande festa a base di salame contadino e formaggini fatti
in casa. Risultato: panze piene e pochissime ore di sonno.
Siamo andati a dormire verso mezzanotte e ci siamo svegliati
alle 4.30. Con la particolarità che il mio suocero
bergamasco considera 18 gradi come la temperatura normale
dei caloriferi in inverno. Varcate le coperte del letto
siamo stati attanagliati dal freddo più atroce che ha
bloccato completamente la digestione residua del salame
contadino. Alle 5 eravamo già pronti a partire, non si
poteva resistere di più in quella casa. Viaggio spettrale in
mezzo ai paesini della bergamasca che si svegliano e poi
arrivo in aeroporto. Vediamo una fila immensa al check-in.
Ci viene un colpo. Poi guardiamo bene: sono quelli che vanno
a Bruxelles (???), per Francoforte ci sono due sfigati.
Meglio così. Non ci sono intoppi e l’aereo parte in orario.
L’atterraggio in Germania è salutato dalle mie ole
estatiche. In perfetto orario. Con il particolare che ci
sono 2 ore e mezza di attesa prima che arrivi l’aereo di
Forest, con orari decisamente più comodi. Il nostro stato di
rimbambimento è facilmente intuibile ma non ci diamo per
vinti. Assaltiamo il bar dell’aereoporto e lo scegliamo come
luogo di bivacco. Inizia la mangiata, tanto io amo le torte
a tre piani tedesche quanto Trofimof i loro panini. E si può
fumare!
Infine arriva anche Forest e viene trascinato anche lui al
bar, in attesa che la navetta per Francoforte parta. Un
appunto: l’aereoporto dove atterra Ryanair è quello di Hahn.
Hahn è un paesino quasi al confine con la Francia, a un’ora
e tre quarti da Francoforte, quella vera. Ma la
sottoscritta, avendo vissuto in quella zona per un paio di
mesi, è preparatissima! Infatti andiamo a prendere la
navetta e purtroppo è già piena. La successiva parte un’ora
dopo. Però ce n’è una per Mainz (Magonza). Faccio salire i
ragazzuoli e partiamo, da Mainz poi mezz’ora di treno
Intercity e si arriva a Francoforte. Alla fine ci abbiamo
messo meno tempo anche se al costo di 3-4 euro in più.
Ma ecco i grattacieli di Francoforte all’orizzonte. Siamo
arrivati! Dopo un simile viaggio, sempre col sonno atavico
in agguato, ci concediamo un taxi fino all’albergo. Nel
frattempo è quasi diventata l’ora di pranzo e nessuno di noi
si vuole perdere l’opportunità di mangiare nuovamente un po’
di carnaccia con contorno di patate arrosto. Ci vestiamo e
usciamo. Badate bene che “vestiamo” non è stato messo a
caso. In Germania fa sempre un freddo barbino d’inverno,
parola di freddolosa come me. Consapevole di questo avevo
preallertato i miei compagni di viaggio e riempito la
valigia come se partissi per una spedizione in Antartide con
i cani slitta. Ed ecco la mia mise tedesca. Canottiera, due
maglioni, supermaglione. Il supermaglione è un maglione
lungo fino alle ginocchia comprato appositamente per i
viaggi in Germania. Sopra di questi il cappottone di lana
molto caldo e molto dark, con borchie e catenelle. E per
completare guanti e passamontagna che lascia fuori solo
l’ovale del viso, modello Igor. Ai piedi anfibi con la lana
dentro e due paia di calzettoni. Sarà per questo che gli
autoctoni, belli come il sole nelle loro giacchine a vento,
continuavano a guardarmi?
Ma non era solo colpa mia, Trofimof aveva sciolto i capelli
lunghi, per riparare le orecchie, e vestiva solamente un
cappottino borchiato lungo fino ai piedi con le mostrine e
il doppiopetto, mentre Forest, tutto in pelle e col crapone
pelato, sembrava un avanzo di galera.
La città è un tripudio di bancarelle e casette di legno del
mercatino di Natale. Ci ripromettiamo di girarcelo tutto il
giorno dopo e resistiamo alle sue innumerevoli tentazioni.
Becchiamo finalmente un ristorante tipico e ci disfiamo a
suon di stinchi di maiale e Bratkartoffeln. Dopodiché
decidiamo che potremmo anche schiacciare un pisolino prima
del concerto ma ormai è già pomeriggio inoltrato. Riusciamo
a dormire un’ora quando suona la sveglia del potere, quella
puntata per raggiungere il concerto. Ancora più intontiti
dal sonno e dalla stanchezza ci prepariamo. Non posso
evitare, causa freddo costante, di rimettere la mia mise
tedesca ma ho una brillante idea: il sacchettone.
In viaggio! Ci avventuriamo nella metropolitana di
Francoforte e raggiungiamo la fiera. Ebbene sì, perché il
concerto si tiene alla Fiera di Francoforte. E non solo, si
tiene nella sala chiamata Festhalle, che è quella che li ha
resi famosi ai più durante gli MTV Music Awards di qualche
annetto fa, quando cantarono Ich Will. Il presente e
il passato insomma. E il futuro?
Accantono i quesiti filosofici per deliziarmi alla vista
delle persone in metropolitana con noi, alcune che
chiaramente stanno andando al concerto. Arriviamo alla
fermata della Festhalle e seguiamo la folla, decisamente più
esperta della zona di noi. Usciamo e sembra la sagra della
porchetta, tutti a mangiare e bere. Ma noi vogliamo entrare!
Ed eccoci, in mezzo ad una folla enorme, dentro la
Festhalle. Non abbiamo più sonno, solo adrenalina. Il primo
impatto toglie il fiato. Il luogo è enorme, terrà 12.000
persone, è alto ed è dovunque completamente gremito.
Menomale che nessuno di noi ha problemi con la
claustrofobia. Passato lo smarrimento iniziale prendiamo le
misure col palco dove suoneranno i Rammstein e ci rendiamo
conto di una cosa. Considerato che il tedesco medio ci
supera tutti di almeno 5 cm non vedremo una mazza da nessuna
parte! Sgomento! I nostri biglietti sono per la platea,
tentiamo di fare i furbi e infilarci in balconata ma subito
ci fanno tornare tenendoci l’orecchia in platea. Niente da
fare, ci dobbiamo rassegnare.
A questo punto Forest vuole bersi una birra. Lo accompagnamo
al bar e ci rendiamo conto di una cosa: tutti hanno avuto la
stessa idea. Se già prima il luogo era affollato in
prossimità del bar lo è molto di più, una cosa
impressionante! E io non la bevo nemmeno la birra! Dopo un
quarto d’ora cronometrato di fila iniziano a cantare gli
Exilia, il gruppo di supporto. Metà della loro
performance l’abbiamo passata in coda. Non che ci sia
dispiaciuto particolarmente, sembravano la brutta copia dei
Guano Apes!! Inoltre c’è una ragazza sola proprio
davanti a noi nella fila che continua a tentare di attaccare
bottone ma è straniera quanto noi e tra la musica e le
nostre conoscenze del tedesco non proprio da madrelingua ci
capiamo appena.
Finalmente Forest ha ottenuto la sua birra e se la può
tracannare. E’ arrivato il momento del sacchettone. Dicesi
sacchettone un sacchetto di plastica enorme nel quale
abbiamo infilato i relativi cappotti e maglioni, che abbiamo
chiuso e messo in mezzo a noi. Ora siamo tutti e tre in
tenuta da concerto. Ci guardiamo. Forest è il continuatore
delle tradizioni, ha addosso una maglietta degli Overkill
col ditone sulla schiena che ha da una vita e che
utilizza per ogni concerto. Trofimof fa l’alternativo, una
t-shirt e dei pantaloni neri qualsiasi. Io, essendo quella
sobria, non posso fare a meno di sfoggiare una giacca
gessata rossa di lip service e una gonna lunga di pelle con
le cose appese.
Ora ci guardiamo intorno. Otteniamo la conferma che siamo
circondati da marcantoni. Però non fanno brutto, anzi. Il
pubblico è davvero molto eterogeneo, dal diciottenne al
sessantenne, non prevalgono un colore o un etichetta
particolare, c’è di tutto e in generale sono tutti molto
tranquilli e sobri. E questo è il pubblico dei Rammstein?
Per domare il nervosismo prima dell’inizio del concerto, da
bravi italiani, ci mettiamo a fare le battute della serie:
- Guarda, quello sì che fa brutto!
- Quello è cattivissimo, è un satanista!
- Che paura, eh?
Non abbiamo portato la macchina fotografica. Si è rotta due
giorni prima di partire!
Si spengono le luci! Inizia! Reise Reise!!
Finalmente, ci siamo, ce l’abbiamo fatta, il concerto è qua!
La mia gioia è incontenibile, saltello tra un’ascella e un
gomito per riuscire ad avere frammenti di visuale del palco.
I Rammstein hanno sempre dei vestiti che gli ruberei!
Durante Reise Reise, Till ha una bellissima giacca da lupo
dei mari.
Passata l’euforia iniziale però ci rendiamo conto di una
cosa e infatti appena finisce la canzone ci consultiamo. Si
sente male! Sembrerà incredibile ma i suoni sono mixati
male! Una cosa simile ad un concerto dei Rammstein, che
dovrebbe avere dei tecnici del suono con le palle
quadruple?! Confidiamo che si aggiusti man mano che il
concerto va avanti e continuiamo a goderci lo spettacolo.
Quel poco di visibile.
I nostri sono animali da palcoscenico e quelle poche volte
che riesco a carpire immagini del palco rimango sempre
premiata. Il mio Trofimof mi solleva anche un paio di volte
sulle spalle ma soffro di vertigini e mi faccio subito
mettere giù.
Un altro paio di canzoni, tutte del nuovo album, e siamo di
nuovo a confabulare. Non solo i suoni non accennano a
migliorare ma sia band che pubblico sono di una moscezza
spaventosa! I Rammstein hanno suonato tutte le canzoni
veloci del nuovo album più lentamente. E poi il pubblico è
lì impalato a guardare, qualcuno addirittura ci osserva
stranito mentre ci scateniamo a ballare e saltare. Certo,
non siamo nelle primissime file, siamo circa a metà della
platea ma non è che le prime file stiano facendo, a vederle,
molto più movimento.
La cosa più sconvolgente sono però i Rammstein stessi. E’
vero, le canzoni di Reise Reise sono suonate più lentamente
e, se posso osare, anche con poca convinzione. Ogni canzone
segue l’altra a intervalli di pochi secondi, senza parlare
al pubblico o farlo cantare. C’è anche da dire che lo
spettacolo, con i “classici” spettacoli pirotecnici, è
sempre eccezionale, all’altezza del loro nome.
Però che belle le canzoni dei Rammstein, penso, le ascolto
quasi più con le orecchie della mente che con quelle
fisiche. Non ricordo esattamente la scaletta ma tutta la
prima metà del concerto ha riguardato Reise Reise. Iniziamo
a fare le congetture: magari è la casa discografica che
vuole puntare su Reise Reise; magari hanno dovuto fare delle
mosse più commerciali; magari non gli piace; magari gli
Exilia li hanno drogati...
Inizia Los. Ecco, Los è una canzone che sta sulle
scatole a tutti e tre. Stiamo fermi, non balliamo, nulla. Ci
diciamo un paio di barzellette sui cowboy che mangiano i
fagioli. E invece il pubblico è in delirio, inizia per la
prima volta a scaldarsi, a far casino. Noi inorriditi. Non
pensavo di conoscere così poco dei tedeschi!
Poco male, almeno inizia un po’ di pathos. E dopo Los le
canzoni dei vecchi album, i grandi successi. E qui il
discorso cambia. Non solo il pubblico è più partecipe ma ci
pare anche che la qualità del concerto migliori. I suoni
sono meglio e la foga dei Rammstein pure, anche se Till
sembra non abbia voglia e continua ad invertire due frasi
della strofa centrale di Ich will, come aveva fatto
anche negli MTV Music Awards. Un viaggio nel tempo!
Magari i tecnici del suono hanno tenuto le impostazioni dei
vecchi concerti per questo nuovo e certe cose con Reise
Reise non azzeccano. Magari Francoforte gli sta sui maroni!
Chi se ne frega, ricominciamo le danze! Il pubblico non è
così caldo come in Italia ma almeno canta e si agita. Meglio
di un calcio nel popò, no?
Il sacchettone è sempre lì in mezzo a noi, resiste, e la
gente lo evita pure!
E pian piano il concerto finisce. Oliver, il
batterista, si butta sul pubblico a bordo di un canotto che
lo trascina verso la nostra direzione. Gli faccio i gesti
più invitanti possibili perché si avvicini ma dopo un po’ il
canotto inverte la rotta e torna indietro. Ci abbiamo
provato!
Alla fine i Rammstein hanno suonato anche la loro versione
di Stripped mentre invece ci sono state alcune grosse
lacune, a nostro avviso, come per esempio Asche zu Asche.
La prima cosa che chiedo ai maschietti è se vogliamo andare
a vederli nella loro data italiana (confermata proprio
qualche giorno prima della nostra partenza) ma anche
Trofimof e Forest, come me, rimangono un po’ dubbiosi e
delusi dal concerto.
L’idea generale è che è stato un concerto carino ma con
alcune pecche che potevano essere risolte facilmente.
Inoltre, forse perché si trattava dei Rammstein, le nostre
aspettative erano molto alte, invece il concerto è stato al
livello di un concerto “normale”, nulla di stratosferico,
quasi come si stessero contenendo, non stessero dando tutti
se stessi. Un gran peccato. Ma ciò che conta è che
finalmente li abbiamo visti dal vivo e potremo vantarcene a
vita!!
A proposito, chiedo nuovamente, ma secondo voi faranno un
altro album? Per quanto il nuovo album piaccia a tutti e 3
l’idea che ci ha dato il concerto è stata di un gruppo che
ha già raggiunto l’apice, non in declino ma nemmeno in
ascesa. Di solito a questo punto i gruppi o si sciolgono o
peggiorano. Io toccherei ferro. Vedremo cosa diranno i
posteri. Noi intanto dopo aver fatto due volte il giro
dell’isolato abbiamo trovato la metropolitana e ci dirigiamo
in centro a farci una bella bevuta. I mercatini purtroppo
sono tutti chiusi. Troviamo questa birreria stile antico con
ancora qualche prussiano imbalsamato dentro. Purtroppo anche
la cucina è chiusa, niente stuzzichini. Mi consolo con una
fetta di pane nero rubata al ristorante del pranzo.
Di ritorno in albergo ci fermiamo tutti in camera nostra
perché su Viva danno un’intervista ai Rammstein. Niente di
che, solite cose che si dicono in un’intervista, però è così
raro vederli “nature” parlare che si rimane colpiti.
Talmente tanto che ci siamo accorti del “lieve” strabismo di
Richard, sintetizzato da Forest con le seguenti
parole colme di saggezza: “Ha un occhio che manda
affanculo l’altro”.
Dopo un’ora di intervista tutto il sonno e la stanchezza
accumulati tornano a farsi sentire, così Forest torna nella
sua cameretta e si può dormire.
Il giorno dopo suona la sveglia ed è come non aver chiuso
occhio. Perché avevamo messo la sveglia?! Per i mercatini! E
per visitare Francoforte!
Francoforte, come molti immagineranno, non è tra le più
poetiche città del mondo. E’ una città commerciale, di
lavoro, comunque molto più vivibile di Milano. Come molte
città tedesche è bagnata da un fiume, in questo caso il
Meno, che permette delle gradevoli passeggiate sulle rive in
ogni stagione.
Dove c’è la stazione ci sono anche la fiera e la zona più
affaristica, famosa per i tanti e unici grattacieli della
città, che contrastano fortemente per i colori di varie
tonalità di muffa e per la panoramica con il resto dei
palazzi e delle abitazioni della città, decisamente più
convenzionali. Da lì parte un viale che poi si ingrossa e
diventa pedonale: la strada principale dello shopping. E
proprio lì ci siamo buttati noi!
La colazione dell’albergo era una tristezza quindi ho
digiunato ben sapendo che fuori mi sarei rifatta. Già
guardare quello spettacolo riempiva gli occhi e faceva
venire un languorino. Casette di legno dovunque, alcune con
oggetti di artigianato e pelle, la maggior parte con
prelibatezze gastronomiche. Il tutto gremito di gente
allegra che mangiava e beveva all’aperto con queste pietanze
e questi bicchieri di vin brulé fumanti... Perché il freddo
è sempre costante. Trofimof e Forest già stanno sbavando sui
Wurst (e non wurstel) di ogni tipo e dimensione ma io cerco
ancora la mia colazione. Se ci ripenso ho ancora fame! Come
antipasto una sorta di spumone al vov, poi non ho fatto a
meno di provare uno spiedino di fragole ricoperto di
cioccolato bianco. Ma la vera colazione è in una bancarella,
l’unica del suo genere, che vende questa sorta di palle
schiacciate di pane farcite con marmellata e cotte al
vapore. Il tutto annaffiato dal solito vin brulé, che con
quel freddo nemmeno lo senti. Poi una cosa che devo ancora
capire della germania è il Pfand, la cauzione per i
bicchieri e le stoviglie. Se tu gli riporti il bicchiere o
il piatto te la danno indietro. Il fatto è che sembra che ci
perdano! Ho pagato sui 6 euro per quella colazione e come
Pfand, tra piatto e bicchiere, me ne sono tornati 4! Un
altro motivo in più per essere giulivi!
Anche perché il freddo avanza e non solo io, che ho la
solita tenuta da pinguina, ma anche i ragazzuoli iniziano a
tremare. Infatti non resisto al richiamo di un paio di
guanti nuovi con la lana dentro e convinco anche Trofimof a
prenderli, il quale si è già premunito di un profilattico di
lana per la testa. Forest invece, stoico ed eroico, si
accontenta dei calzettoni di alpaca... Cerchiamo un posto al
chiuso per scaldarci... impresa! Ci sono solo ristoranti che
ti accettano per il pasto. Ci rifugiamo in questa specie di
camper-bancarella-ristorante dove ci scofaniamo delle
cioccolate e poi di nuovo fuori. Il nostro sguardo viene
subito colpito da una bancarella che vende panini col pesce!
Mitico! Immancabili le aringhe e l’anguilla. Però lascio il
cuore sui gamberetti di fiume…
A quel punto ci vogliono dei wurst, però, così faticosamente
attesi! In realtà Trofimof e Forest se ne sono già fatto uno
mentre io facevo colazione, mentre per me questo è il primo.
In tutta questa orgia mangereccia riusciamo a comprare anche
molti dei regali di Natale e a farci un giro del centro
storico. Dopo un po’ il vialone di cui sopra è tagliato da
una stradina più piccola e caratteristica, che porta al
vecchio municipio e al duomo. Proprio nella piazza del
municipio sono presenti gli edifici più antichi e
caratteristici e ci sono anche le bancarelle più ghiotte e
interessanti!
Ma i maschietti avevano adocchiato già dalla mattina “il
caxxone”, un wurst larghissimo dalla forma ben intuibile che
solo una bancarella vendeva. E caxxone sia! Io ho evitato,
sgagnando ogni tanto dalla loro pietanze, e ho fatto bene,
perché era tanto buono quanto pesante. Ci hanno messo
mezz’ora a mangiarlo, il tutto innaffiato da idromele, e la
fase digestiva li ha colpiti subito.
Ma la giornata è ancora lunga. Approfittando dei
supermercati aperti facciamo spesa di wurst, camembert e
marmellate. Io riesco anche a trovare le mitiche sigarette
alla vaniglia! Pieni di sacchetti siamo tornati belli pieni
e soddisfatti in hotel per la siesta pre-cena.
Ci addormentiamo anche questa volta, io e Trofimof, e la
sveglia è un altro colpo di grazia. La cena ci reclama!
Andiamo a Sachsenhausen, zona di locali e ristoranti
dall’altra parte del fiume. Non ci ero mai stata, è molto
caratteristica con le casette in stile medioevale e le
stradine acciottolate. Non sembra però molto frequentata,
forse è ancora presto... ma che freddo! Seguiamo un gruppo
di autoctoni fino ad un ristorante che sembra lussuosissimo,
col giardino e il pergolato privati, ma che in realtà costa
come tutti gli altri. E’ tutti diviso in salette e noi ci
accomodiamo in una dove ci sono due gruppi che hanno già
finito di cenare e continuano a ridere e far casino bevendo
da delle brocche di terracotta abbastanza sinistre. Una cena
ottima a base di fegato e patate arrosto, con i maschietti
che ancora sentono il caxxone lamentarsi nello stomaco. C’è
anche la prova del formaggio con la musica! Il formaggio con
la musica è un formaggio fatto a mano che provai quando
vissi in quei luoghi. E’ il formaggio più puzzolente del
mondo, che nemmeno a sgrassarti le mani col detersivo dei
piatti va via l’odore. La musica è un trito di cipolla e
aceto col quale lo fanno marinare. Si chiama musica perché
una volta che viene assimilato dall’organismo fa tirare
delle renze assurde… Io, che mi ricordavo le sue
peculiarità, e che voglio mantenere un contegno femminile,
lo prendo senza musica... Trofimof con... Delizioso.
Come dolce provo addirittura uno dei semifreddi più buoni
del mondo, quello ai Lebkuchen, e chi li conosce può darmi
ragione! Ma manca qualcosa. Stimolati dal chiasso altrui
ordiniamo anche noi la fatidica brocca... che si rivela un
vinello di mele abbastanza triste con aggiunta di assenzio e
altre cose meno intuibili. Ma ormai la brocca è lì, e ci
guarda. Per non sfigurare ci sforziamo di finirla e vi
assicuro che dopo il risultato è assicurato: non riusciamo
ad alzarci dal tavolo!!
Usciti dal ristorante la zona si è animata ma è il momento
di portare le panze in hotel. Siamo uno spettacolo, noi tre
corvacci imbacuccati e panzoni a cantare stonatamente le
canzoni dei Rammstein lungo il ponte...
In televisione passano altre interviste dei Rammstein con
anche degli spezzoni di videoclip vecchi e nuovi. Dopo un
assaggino la palpebra cala per tutti e anche questa giornata
è finita... ma non la musica...
Anche l’alba del 12 dicembre arriva, ultimo nostro giorno di
vacanza. Ma c’è ancora tanto tempo per divertirsi, i nostri
aerei partono la sera. Attendo mezz’ora che la sala
colazioni si liberi per permettere ai ragazzuoli di bersi un
caffé e poi torniamo a immergerci nei mercatini. Mi faccio
il mio secondo spiedino di frutta, stavolta ricoperto da
cioccolato fondente e anche Forest cede alla tentazione...
della banana ricoperta!!
Torniamo nella piazza del municipio, a visitare le
bancarelle mancanti, e poi ci dedichiamo ad una visita più
turistica, il lungofiume e la zona dei grattacieli. Sosta in
un bancomat, dove un tipo dal tedesco improbabile ci
minaccia per come siamo vestiti. Non lo degnamo di uno
sguardo. Il pranzo questa volta è da Maredo, una catena di
ristoranti argentini che esiste solo in Germania e Austria
troppo buona. Forest deve provare assolutamente quelle
bisteccone! Le prova, e il suo giudizio è pienamente
positivo!
Ma è ora di tornare. Accompagnamo Forest all’autobus,
stavolta quello diretto, che lo porterà all’aereoporto.
Saluti strappalacrime, ma non troppo, perché ci rivedremo a
Natale per fare una rievocazione storica in umbria... ma
anche questa è un’altra storia!
Noi non andiamo con lui, perché il nostro aereo parte 3 ore
e mezza dopo, decisamente troppo tardi per attendere in
aeroporto. Io e Trofimof zompiamo sul treno diretti
nuovamente a Magonza. Io la conosco e lui vuole visitarla.
La città è molto più pittoresca di Francoforte, con
l’immensa cattedrale romanica che svetta sulla piazza
principale. Piazza principale gremita anch’essa di
mercatini, talmente gremita che è impossibile camminarci.
Proprio quando siamo in mezzo al marasma più marasma di
gente inizia un coretto di natale di bambini biancovestiti
che cantano “We are the world...”. Ci allontaniamo
rapidamente, concludiamo il giro e anche per noi è ora di
tornare in aeroporto. A casa, al nostro gatto sempre più
grasso e al nostro cesso rotto.