Intervista di MotorMusic.de
Traduzione di
Stefania & Cristiano
Domanda: “Signor Kruspe, il mondo della musica la conosce come chitarrista
dei Rammstein. Ultimamente ha espresso giudizi molto positivi sul lavoro del suo
amico e collega EMIGRATE, con il quale ha inciso il suo primo album solista. Da
quanto vi conoscete?”
RICHARD: “In realtà ci conosciamo già da tempo, veniamo da luoghi vicini.
Ci siamo incontrati tempo fa anche se fugacemente. Una volta è venuto da me
perché aveva delle idee e voleva sapere la mia opinione a riguardo.”
Domanda: “Per Emigrate, com’è avvenuto l’incontro con Richard Z. Kruspe?”
EMIGRATE: “I Rammstein sono una grande band e Richard un chitarrista e
scrittore di testi che apprezzo molto. Avevo la speranza che potesse aiutarmi
nella realizzazione dei miei progetti e così mi sono avvicinato a lui. Era molto
aperto e interessato a ciò che pensavo e facevo.”
Domanda: “Quando si sta insieme, all’inizio ci si può infastidire l’uno con
l’altro…”
EMIGRATE: “A dire il vero siamo molto simili. Non ci trovo niente di
strano. In ogni caso: siamo stati spesso in viaggio insieme. Ero la sua ombra,
Richard ha voluto così.”
RICHARD: “Alcune persone lo trovavano all’inizio un po’ inquietante.
Spesso stava da solo da un lato e guardava torvamente. Molti spesso, prima di
vederlo, avvertono la sua energia e la sua inquietudine. Ci siamo visti nel
tempo sempre con più frequenza ed abbiamo ascoltato e discusso su molta musica.
Ho subito trovato EMIGRATE una persona molto interessante e ho subito pensato:
capisce qualcosa di musica.”
Domanda: “Quali sono le vostre affinità musicali?”
RICHARD: “Amiamo entrambi la musica, quella piuttosto dark, per primi
Jahre von Swans, Big Black, Ministry, poi rock band classiche come Led Zeppelin,
AC/DC, o i Black Sabbath ai quali ci siamo ispirati musicalmente.”
EMIGRATE: “Abbiamo entrambi stima per scrittori di canzoni come Trent
Reznor, Martin Gore, o Jeff Buckley, un musicista morto molto giovane.”
RICHARD: “Mi interessa anche il lato melodioso della popmusic, che di
solito non è presente nella musica dura. Io ho tentato di unire insieme entrambi
gli elementi.”
EMIGRATE: “In questo siamo stati d’accordo. Questo è un particolare della
musica dei Rammstein, che è dura e contemporaneamente molto melodiosa.”
Domanda: “Come si è sviluppata la vostra amicizia? Sembrate molto in armonia”
RICHARD: “Qualche volta è stato molto faticoso. Quando si fa una canzone
o un concerto arrivano critiche che ti mettono all’angolo. Io gli ho dato dei
consigli che dovrebbe sperimentare anche per la propria musica.”
EMIGRATE: “In un primo momento ho sentito qualcosa ristagnare dentro di
me. Avevo l’impressione di dover cambiare radicalmente. Non mi trovavo più molto
bene con me stesso e con Berlino. Per questo ho deciso di andare a New York.”
Domanda: “Com’è stato l’inizio della vostra carriera?”
RICHARD: “Sono arrivato alla musica in un modo differente. Nella mia
città natale di Schwerin ho ascoltato la prima punkband che ha suonato là. Si
chiamavano DAS ELEGANTE CHAOS. Sono stato una volta nella sala prove della band
e ho provato. Ero abbastanza forte e per i membri della band sono andato bene.”
Domanda: “Avete anche nozioni di musica classica..”
RICHARD: “E’ vero. Ho sostenuto l’esame per entrare in conservatorio e
avevo suonato una canzone degli UFO: “Dr. Dr. Please”. Gli esaminatori erano
rimasti molto sorpresi ma alla fine hanno detto che non potevo entrare.”
EMIGRATE: “In realtà non ho mai voluto suonare la musica degli altri, non
mi è mai interessato veramente. Ci ho provato un po', e oggi so che la musica è
il mezzo col quale riesco ad esprimermi al meglio. Richard in questo mi capisce
molto bene, credo.”
RICHARD: “Scrivere musica è una sorta di terapia. Questo penso sia stato
per te.”
EMIGRATE: “Nelle canzoni scrivo la mia vita e la mia realtà. Se non posso
fare musica tutti i giorni mi ammalo. La calma non fa per me. Quando qualcosa
diventa confortevole, cambio subito. Gli altri vanno in vacanza, e questo è OK,
ma io non posso. D’altra parte, quando una canzone riesce bene, è il momento più
bello per me. Ci si sente come appena innamorati. E si vuole passare il più
tempo possibile in compagnia di questo sentimento.”
Domanda: “Una volta ha deciso di incidere un album con le sue canzoni”
EMIGRATE: “Era molto importante per me produrre questo disco. L’ho fatto
prima per me poi per gli altri. Sembra sconcertante, ma è stato così.”
RICHARD: “L’ho spronato in questo progetto. L’intensità con cui ha
perseguito questo progetto mi ha colpito.”
Domanda: “Vivete in città diverse. Questo cosa comporta al vostro lavoro?”
RICHARD: “Luoghi, clima e persone hanno un grande influsso su di me.
Posso scrivere la musica solo in luoghi che mi ben dispongono a farlo.”
Domanda: “EMIGRATE, ha anche dedicato una canzone a New York…”
EMIGRATE: ”C’è solo New York nell’album, senza lei il progetto EMIGRATE
non esisterebbe. Esisterebbe qualcos’altro ma non EMIGRATE. A New York c’è
stato, per così dire, l’incipit. New York mi ispira, ha un effetto magico su di
me. Berlino, al contrario, mi appare spesso distruttiva e fresca.”
Domanda: “Come si spiega?”
EMIGRATE: “Non lo so. Forse ha a che fare coi così tanti morti.”
Domanda: “???”
EMIGRATE: “A Berlino dopo la guerra ci sono stati molti morti. Non
c’erano abbastanza posti al cimitero. Si può pensare che alcuni cadaveri siano
ancora sotto il selciato. Ci sono talvolta a Berlino così tante vibrazioni, una
sorta di alito fresco. E’ certamente anche per questo che Berlino Ovest è
diventata negli anni ’80 una roccaforte della droga. Nell’est c’è l’alcool. Gli
uomini sembrano fuggire da un altro mondo, e si stordiscono per dimenticarlo.”
Domanda: “Il suo trasferimento da Berlino a New York era quindi già in atto?”
EMIGRATE: “In un certo qual modo è stata una decisione spontanea. Ad un
certo punto ho capito che dovevo andar via e che quella città non faceva più per
me. Mi sono lasciato tutto alle spalle e ho ricominciato da zero.”
Domanda: “Quando è arrivato a New York?”
EMIGRATE: “Nel 1999. Appena arrivato a New York mi sembrava già di
conoscere la città tanto bene quanto nessun altro posto. Stranamente non molti
luoghi mi hanno dato questa sensazione al primo impatto. E’ stato così anche con
le persone. Molti a Berlino considerano gli americani superficiali. Io la penso
in maniera differente. Sono più aperto rispetto alla maggior parte della
Germania. A Berlino non mi sento abbandonato a casa, ma mi ci sento in strada. A
New York è il contrario, non ti senti solo in strada, ma tra le tue quattro
mura. E’ un qualcosa che ha a che fare con la franchezza degli americani nella
vita pubblica. L’America è sempre stata un coraggioso stato innovativo ma è
anche uno stato pieno di criminalità. La città è forgiata da un pionierismo
amorale. Rappresenta però anche una promessa per il futuro, una possibilità per
ogni nuovo arrivato.”
Domanda: “Signor Kruspe, cosa ha pensato quando il suo amico è andato a
vivere a New York?”
RICHARD: “L’ho trovato avvincente. Per me non ne valeva la pena. Molti dei
miei amici vivono a Berlino. I RAMMSTEIN hanno molto a che fare con Berlino,
soprattutto con la lingua tedesca. New York a prima vista mi è sembrata un Moloch. Cioè: New York è contemporaneamente una delle più difficili e belle
località del mondo.”
Domanda: “E’ stato un passo importante per EMIGRATE?”
RICHARD: “Sì, invidiabile: vive in una vecchia casa dei vigili del fuoco
e scrive la sua musica! Sono andato a trovarlo qualche volta.”
Domanda: “Perché questo progetto si chiama EMIGRATE?”
EMIGRATE: “Molte generazioni di immigrati, che hanno lasciato la loro
patria alle spalle e hanno cercato fortuna in questa città, sono arrivate nel
porto di New York. EMIGRATE rappresenta per me non solo qualcosa di fisico ma
anche di spirituale. Ero anche in un momento di fuga e sentivo davanti a me
l’ombra di Berlino. Grazie a Dio sono arrivato a New York. Questa città è stato
il mio asilo e la mia Babilonia. Essa mi ha in un certo qual modo battezzato
EMIGRATE. E’ il nucleo che mi conduce in quello che voglio fare e come voglio
vivere. Mi ha focalizzato, per così dire. New York funziona da filtro per me,
scarta tutto l’insignificante. La città è anche piena di drammi e storie. E io
ne ho bisogno per essere creativo. Nella mia casa a New York, per esempio, c’è
un’energia particolare. Questo sembra strano, ma mi sembra di vedere gli spettri
del passato che attraversano la casa.”
Domanda: “Con i Rammstein lavora con testi tedeschi, con gli Emigrate in
inglese…”
EMIGRATE: “Per me è stato naturale usare l’inglese. Se sono a New York,
penso in inglese. Ci ho provato ma non riesco a scrivere in tedesco a New York.
Mi sento molto bene qui con la lingua inglese.”
RICHARD: “Il tedesco è una lingua profondamente sonora, con molte nuance.
La mia madrelingua. Sono cresciuto in realtà con musica americana. Queste sono
le mie radici, ma non ci ho badato durante la mia prima visita in America: con
la lingua tedesca devi fare qualcosa che sia collegata alla cultura tedesca.
Abbiamo fondato così i Rammstein. I Rammstein in America non potrebbero
esistere.”
Domanda: “EMIGRATE, il vostro primo album è molto personale, è stato
difficile esprimere questi sentimenti?”
EMIGRATE: “No, è accaduto così tanto da quando sono arrivato a New York
che ho sentito il bisogno di rielaborare il tutto. Non sapevo all’inizio dove
questo viaggio mi avrebbe portato.”
Domanda: “Ed ora sa dire dove la sta portando il viaggio?”
EMIGRATE: “Anche per me vale sempre il vecchio proverbio cinese: 'La vera
meta è il cammino stesso'".
Domanda: “Il suo amico RICHARD Z. KRUSPE, l'aiuta nello sviluppo del progetto
EMIGRATE, vista anche la sua esperienza con i Rammstein? Detta in un’altra
maniera: le da qualche buon consiglio?”
EMIGRATE: “Sicuramente, lo ha già fatto molte volte, soprattutto se devo
prendere qualche decisione importante. Richard è in contatto da anni insieme ai
Rammstein col produttore Jacob Hellner, il co-produttore degli Emigrate.”
Domanda: “Non avevate paura di ottenere un sound simile a quello dei
Rammstein?”
EMIGRATE: “Naturalmente, io e Jacob siamo stati molti attenti all’inizio.
Ma è stato subito chiaro per me che qui avremmo fatto qualcosa di nuovo. Jacob
Hellner è stato per tutto il tempo della produzione un prezioso interlocutore e
consigliere, abbiamo preso a modello le sue opinioni.”
Domanda: “EMIGRATE, chi sono gli altri musicisti che hanno accettato di
partecipare al suo primo album? Ne farà un secondo?”
EMIGRATE: “Tutti amici e grandi musicisti: Arnoud Giroux (basso), Henka
Johannson (batteria), Olsen Involtini (chitarra), Sascha Moser (Programming). E’
stata una collaborazione naturale e organica, ha regnato veramente una buona
chimica tra persone che non avevano mai suonato insieme. Per la seconda parte
della domanda: EMIGRATE è un progetto a lungo termine. Ci sono già ora delle
idee per un secondo album.”
Domanda: “Canta anche. Questo lo sapeva già dall’inizio?”
EMIGRATE: “No. Ho cercato anche altri cantanti. Però ci avevo subito
fatto un pensiero. Il mio amico Arnoud Giroux mi ha detto chiaramente: hai
scritto queste canzoni anche per te, devi cantarle. E’ l’unico modo.”
Domanda: “Se si sente la musica si pensa subito: questo deve essere suonato
dal vivo… si esibirà insieme ai musicisti con cui ha suonato nell’album?”
EMIGRATE: “C’è questa idea. E’ già un grande stimolo per me suonare come
EMIGRATE, ma non ci sono progetti di tour attualmente. In realtà, siamo
musicisti già “occupati” e che vivono e lavorano in stati differenti e questo è
già stato un problema nella produzione dell’album.”
Domanda: “Che ruolo ha l’aspetto visivo nel vostro lavoro artistico?”
RICHARD: “E’ un aspetto molto importante per me. Con i Rammstein
l’abbiamo sperimentato molto. Trovo affascinante interpretare un altro ruolo,
avere un altro carattere. Se ne avessi l’opportunità mi cimenterei in qualcosa
del genere. Talvolta penso che ci sia più di una personalità in me. Sono
affascinato da storie quali DR. JEKYL & MR HYDE.”
EMIGRATE: “Ho una grande passione per i film e il cinema. Penso sia
all’uno che all’altro aspetto, le comparse per gli EMIGRATE in scena ci saranno
ma si sceglieranno in base al luogo.”
Domanda: “Qual è la differenza tra il lavoro di Emigrate rispetto alle altre
band?”
EMIGRATE: “Da un lato posso decidere liberamente come e dove andrà il
progetto. Dall’altra il lavoro di più menti, come avviene nei Rammstein, è
certamente un input creativo molto produttivo. Ho invidiato molto Richard per
questo.”
Domanda: “Collaborerà qualche volta (con Richard) o parteciperà ad un album
se capiterà l’occasione?”
EMIGRATE: “Ne avrei una gran voglia, ma per ora posso solo immaginarmelo.
Richard prossimamente sarà molto impegnato con i Rammstein."
RICHARD: “Un’altra volta-perché no. Chissà che non capiti ancora!”
Domanda: “Signor Kruspe, può dirci qualcosa in merito al futuro più prossimo
dei Rammstein?”
RICHARD: “Senza rivelare troppo: siamo al lavoro. Rammstein è un progetto
unico. Autentico e senza compromessi fuori e dentro. A volte alcuni fans si
preoccupano per il futuro della band. Questo lo posso assicurare io: i Rammstein
esistono e continueranno ad esserci di sicuro. C’è ancora un poco da aspettare.”
Siamo ansiosi. Signor Kruspe e Signor EMIGRATE vi ringrazio molto per la
conversazione.