Intervista di Release Music Magazine
Traduzione di Deb
 

Dopo essere stati vicino alla rottura, i Rammstein ritornano all’improvviso con un nuovo album. In giugno Johan Carlsson lo ha ascoltato, ed ha incontrato il chitarrista con i capelli spinosi Richard Z. Kruspe, e l’altissimo batterista Christoph Schneider in una piccola stanza di hotel a Stoccolma per saperne di più sul nuovo sound, sulle uscite internazionali, la cultura delle musicassette nella Germania dell’ Est e il cannibalismo.
Alla fine Johan canta “Living in America” e i Rammstein scoprono, per la prima volta, che si può sentire anche nella loro canzone “Amerika”.
 

Il Muro

Tutti e sei i membri dei Rammstein provengono dalla vecchia Germania dell’ Est, dietro la cortina di ferro, e forse non il posto migliore dove cercare dischi.
Christoph Schneider ricorda:

- Si, prima avevamo più una cultura della musicassetta, ed era un po’ difficile trovare dei dischi. Tutto arrivava un po’ più tardi nell’Est, ma se eri interessato a qualcosa, lo potevi avere. Non è che vivevamo nel lato oscuro della Luna, come a tanta gente piace pensare.

La maggioranza degli appartenenti al gruppo arriva dal metal, ma come Christoph ascoltava anche altri generi musicali.
- Negli anni 80 avevamo la cosiddetta Neue Deutsche Welle (la nuova onda tedesca, o New Wave tedesca, ndt). Molte band tedesche vennero fuori ed usavano questi nuovi strumenti elettronici come computer e tastiere. Suonavano molto elettronico, ed avevano testi tedeschi. Questo era l’intero concetto di base… (ride)
Per un paio di anni è stato molto in voga, poi è scomparso. Ma questo mi ha influenzato molto. Mi piaceva quella musica, e più avanti la darkwave..musica come The Cult, o i Cure e gli Einstürzende Neubauten.

Il suono più o meno organizzato e le parti elettroniche sono un qualcosa che mette i Rammstein su un piano diverso dalle altre band basate sulle chitarre, ed è sempre stato parte della strategia della band il mescolare l’aggressività del metal con la melodia.

Richard Z. Kruspe spiega:

- All’inizio le nostre tastiere erano lì più che altro per fare dei rumori, poi ci siamo innamorati del mondo dei computer. Così ne abbiamo usati tantissimi nei vecchi album, era la novità, ne eravamo entusiasti. Ma alla fine torni a suonare i tuoi strumenti, con i quali hai più dimestichezza. Non hai bisogno dell’elettronica, se suoni bene i tuoi strumenti. 

 

Ladri di suoni?

I Rammstein non hanno mai suonato meglio come nel loro nuovo album. Stanno considerando il titolo “Reise Reise”, che vuol dire Viaggio Viaggio.

- Riguarda la vita intera. Questa volta molte delle canzoni parlano dell’amore. E avevamo questa canzone chiamata Reise Reise, e abbiamo pensato che fosse buona per il titolo dell’ album. Voglio dire, viaggiamo tutti attraverso le varie stazioni della vita, il che è interessante.

Avete lavorato ancora una volta con Jacob Hellner. Avete registrato qui in Svezia?
- Si, e anche in Francia. Chitarre e voci nel sud della Spagna, dice Christoph.

Ho ascoltato Reise Reise, e l’ album ha un feeling molto più diretto, con molte più chitarre acustiche e batterie. Si possono ascoltare addirittura alcuni riffs blues nella canzone Los. Richard mi dice un po’ di più sulla nuova direzione musicale:
- Abbiamo cercato di suonare più “live” in questo album. Il suono delle macchine non è così forte, spiega Kruspe.

Ho sentito dei sintetizzatori in sottofondo.
- Si, ma non sono così forti. Abbiamo cercato di usarne di meno, entra nel discorso Schneider
-
Questa volta non era possibile reinventare ancora. Abbiamo cercato di portare più vita, cercato nuovi ritmi.

Dico che ho sentito ritmi più casuali in una canzone, e Schneider si illumina.
- Si, è la prima volta che li abbiamo usati, ovviamente eccitato che qualcuno lo abbia notato.

C’è una canzone nell’ album, chiamata Amerika, che potrebbe diventare il secondo singolo. Suona un po’ politica, ma Richard mi dice che non è così.
- No, non è politica per niente. Sai, ognuno ha opinioni differenti riguardo all’America, ma il nostro è più un modo ironico di descrivere una cultura che è ovunque. Non solo i lati brutti, ma anche i belli. Ovunque tu vada, non puoi non andare almeno una volta in America. E noi parliamo di queste cose.

Il ritornello suona sospettamene simile a quello di un hit di una band svedese, The Sound, “Living in America”, e lo faccio presente. Christoph mi guarda con una faccia più che sorpresa.
- Davvero??? Non conosco quella canzone!

Richard, che sta per andare in bagno, ride.
- A me suona più come una canzone dei Beatles. E comincia a cantare: “We all living in a yellow submarine”..

Christoph cerca di saperne di più così comincio a cantare la canzone per lui.
"We're not living in America...".
- Davvero?!?! È quasi anche la stessa strofa!!!

Mi accorgo che probabilmente è stata una cosa non voluta.
- No, qualche volta succede... e adesso loro penseranno che li abbiamo copiati. C’ è talmente tanta musica in giro oggi, che puoi tranquillamente suonare qualcosa che è già stato suonato prima, credo…
 

Cose private
Notoriamente provocatori, il nuovo singolo dei Rammstein parla del cannibalismo. E cottura di genitali. Christoph ci racconta la mirabolante storia del cannibale tedesco Armin Meiwes, che è stata sulle pagine di tutti i giornali non molto tempo fa.
- La canzone parla di due persone che si sono conosciute tramite Internet, per mangiarsi l’un l’altro! Un uomo era in cerca di una vittima da poter uccidere, e la vittima ha fatto tutto ciò con piena consapevolezza e libertà. È una storia talmente assurda che Till ci ha scritto una canzone.
- Dopo che queste due persone hanno fatto sesso, uno ha tagliato “l’aggeggio” dell’altro, e da qui il titolo Mein Teil ( il mio oggetto, aggeggio, ndt). In un giornale hanno scritto: “hanno cercato di tagliarlo ma non ci sono riusciti, ma alla fine hanno trovato una soluzione, e se lo sono mangiato tutti e due! L’uomo si è mangiato il suo aggeggio!”. Dopo di che, il cannibale ha finito di fare il suo lavoro, ha tagliato a pezzi il compagno e lo ha piazzato nel freezer. Tutto il caso è stato nascosto per molto tempo, ed ogni weekend il tizio si preparava da mangiare, con patate e verdure. Aveva la sensazione, per la prima volta nella sua vita, di avere un amico vero. Era un uomo veramente molto solo, ma provava un senso di amicizia per la vittima.

Richard aggiunge:
E’ veramente molto interessante cercare di entrare nella sua psiche. Sua madre era così forte che lui ne aveva paura. E lei allontanava tutti da lui, a tal punto che lui non ha retto psicologicamente. Penso che se guardi ad assassini come Jeffrey Dahmer o a Ted Bundy, per esempio, quando uccidevano, era perché avevano paura che le loro vittime le lasciassero. E una ragione del mangiarle era di averle per sempre con sé. Molto interessante…
- La legge non sapeva cosa fare, perché la vittima era consenziente, continua Christoph. Ma hanno deciso di dargli un paio di anni per omicidio colposo. 

Ragazzi tosti
Il singolo sta per essere remixato da Arthur Baker, e dalle leggende del pop britannico Pet Shop Boys. Il duo ha fatto due diverse versioni, con i titoli “PSB You Are What You Eat Mix” e “PSB There Are No Guitars on This Mix”.
- Mi piace, dice Christoph. Sì, è “danzevole”. E per loro è una sorta di prova del fuoco. Mi aspettavo qualcosa di più soft. Il problema coi remix è che devi stare sempre molto attento con le parole. Usarle nella maniera giusta, e i Pet Shop Boys le hanno fatte andare un pochino più veloci per adattarsi al ritmo dance del remix.

Con sei persone dentro ad una band del genere, credo che ci sia la possibilità di molti conflitti interni. Quando ne parlo, prima ridono entrambi, poi Richard diplomaticamente ci risponde.

- Beh, ci sono sempre le cose belle e le cose brutte. Una delle cose belle è che ci sono nella band una tale differenza di caratteri che impari ogni giorno qualcosa di nuovo. È un po’ come una terapia di gruppo, e siamo passati attraverso molti stadi della vita, dalla fase del “quanto ti voglio bene” a quella del “non ti posso più vedere”. Alla fine siamo sempre ritornati, perché sentiamo che la band non sarebbe la stessa senza uno di noi.

Quando chiedo se le “voci” riguardo allo scioglimento della band dopo l’album Mutter fossero vere, Richard silenziosamente passa la palla a Christoph:
- Dopo l’ultimo album abbiamo avuto una crisi. Non abbiamo mai pensato di dividerci, ma avevamo dei grossi problemi. Abbiamo dovuto trovare nuove strade per andare avanti.
- La band e’ insieme da dieci anni, e non siamo mai arrivati ad un vero e proprio punto di rottura, il che è una buona cosa, dice Richard.
- Si, ma a volte può essere molto stancante, continua Schneider. Non arrivi mai a nessun risultato, e alla fine devi trovare un punto nel quale siano tutti d’ accordo. Una volta stavamo parlando dei costumi di scena, e non riuscivamo ad uscirne, alla fine siamo saliti sul palco con dei jeans neri. Il lato oscuro della democrazia…

Richard continua:
- Democrazia… non c’è un membro della band che fa il leader e decide che “questo non si fa”. Ovviamente qualcuno che ci prova c’è, ma viene immediatamente rimesso al suo posto. Tutti sono parte del progetto Rammstein. Sarebbe perfetto se ognuno di noi facesse solo quello in cui è bravo, ma vogliamo tutti fare tutto…

Uomo di mare
Adesso il mio tempo con le due rockstar tedesche è finito, ma domando velocemente se posso avere qualche informazione sulle loro vite, visto che so che molti di loro hanno famiglia, e presumibilmente anche altri interessi oltre alla musica e agli effetti pirotecnici.
Christoph: Io sono sempre nella band….
Ma Richard mi dice che sfortunatamente non ha altri hobbies al di fuori del gruppo.
- Ne sto cercando uno! Mi piacerebbe interessarmi alla vela. È qualcosa che farebbe bene alla mia anima, sono sempre felice quando sono su una barca.

E’ abbastanza evidente che non vogliono realmente parlare delle loro vite private, così lascio perdere e li saluto. Poi me ne parto in direzione di Stoccolma, e non riesco a smettere di canticchiare il ritornello di Amerika…