Manovre di Flotta 2003/2004 - Prima Edizione

Classifica finale individuale:

 

MISSIONE

 
NAVE 1 2 3 4 5 6 7 TOTALE
TEAM Discovery 87.0 64.0 81.0 95.0 90.0 75.0 90.0 582.0
USS Necronomicon 70.0 61.0 70.5 80.0 60.0 55.0 65.0 461.5
USS Excalibur 70.0 98.0 73.0 60.0 65.0 80.0 65.0 511.0
USS Luxury 74.0 80.0 50.5 100.0 60.0 60.0 65.0 489.5
I.W.S. 74.0 80.0 45.5 60.0 102.0 55.0 74.0 490.5
USS Julia 74.0 73.0 56.0 65.0 100.0 60.0 65.0 493.0
USS Aviemore 83.0 66.0 76.0 90.0 70.0 85.0 100.0 570.0
USS Nemesis 70.0 71.0 54.5 60.0 80.0 80.0 65.0 480.5
BCS Ravinok 107.0 104.0 91.0 75.0 76.0 60.0 95.0 608.0
Pioneer Squad 92.0 55.0 100.0 60.0 60.0 60.0 90.0 517.0
USS Pegaso 104.0 60.0 59.5 70.0 65.0 65.0 67.0 490.5
USS Arecibo 70.0 55.0 65.0 60.0 60.0 90.0 65.0 465.0

 

 

 

 

 

 

 


Classifica finale a squadre:

 

MISSIONE

 
FLOTTA 1 2 3 4 5 6 7 TOTALE
I Flotta "Cisalpina" 78.50 62.50 75.75 87.50 75.00 65.00 77.50 306.75
II Flotta "Padana" 72.67 86.00 56.33 73.33 75.67 65.00 68.00 267.33
III Flotta "Veneta-Tridentina" 74.00 73.00 56.00 65.00 100.00 60.00 65.00 255.00
IV Flotta "Aemilia" 88.00 74.00 80.38 71.25 71.50 71.25 87.50 310.88
V Flotta "Etruria" 104.00 60.00 59.50 70.00 65.00 65.00 67.00 298.50
VII Flotta "Apula" 70.00 55.00 65.00 60.00 60.00 90.00 65.00 285.00

 


La prima edizione delle Manovre di Flotta vede la Ravinok come prima detentrice della Comandina con tre missioni vinte su sette (nella classifica c'è infatti un errore nei punteggi della settima missione). Anche la flotta Aemilia vince dimostrando l'impegno delle proprie navi.


 

Missione 1 - Missione Esplorativa

Grazie al POE e alla sua stima per Tonino Guerra, gli indovinelli di questa missione ci sono apparsi subito abbastanza semplici e l'impegno del POE e dalla T'Poa, arrivati in loco addirittura un giorno prima, ci hanno permesso di vincere agevolmente.
Dal diario di bordo scritto da Forla:

Sette differenti amori
che ci cantano nel tempo
queste terre aspre e dolci,
queste terre combattute.
” 

I membri della Ravinok, in preda allo sconforto enigmistico, hanno azionato il POE (Psicologo Olografico d’Emergenza) già al secondo indovinello, sperando in un classico colpo di genio dell’ologramma multi-funzione.
L’aiuto non si è fatto attendere, il POE conosceva infatti tutte le opere di Tonino Guerra ed era già stato a Pennabilli.
Per giorni ha passeggiato nervoso su e giù per la nave trovando soluzioni per ogni piccolo riferimento, anche se si è scervellato fino alla fine per capire cosa fossero i sette differenti amori.
Accedendo al sistema di comunicazione della Ravinok ha passato una settimana a contattare gente in Romagna nella speranza di trovare un indizio anche per quell’ultimo mistero.
Dopo due giorni c’era una parte dell’equipaggio che voleva disattivarlo, dopo tre c’era chi proponeva di formattarlo…
Nonostante al quarto indovinello fosse chiaro che i riferimenti portavano tutti a Pennabilli, il POE era ancora incredulo del fatto che il Comando di Flotta avesse scelto proprio Guerra come soggetto di questa Missione.
Un po’ per quello, un po’ per non passare da locchi, il resto dell’equipaggio tentava nel frattempo di trovare soluzioni alternative. Il Capitano Talya ci avrebbe allegramente portato a San Michele al Tagliamento confidando nella nota ospitalità del Ponte di Comando, il Colonnello Harold d’accordo con altri avrebbe optato per Santarcangelo di Romagna, mentre il Legato Forla insisteva per le isole Mauritius con l’unico scopo di trascinare la nave in vacanza…
Alla fine, sicuri della destinazione, ci siamo accordati per raggiungere in orario il luogo dell’incontro.
Il POE aveva già lucidato una delle sue macchine d’epoca (una Matra Bagheera, per la precisione) per fare un ingresso in gran stile, ma l’ingegnere ha tardato nella revisione e si è dovuto accontentare di un runabout qualsiasi.
Dopo aver aspettato T’Poa (la sua dolce metà vulcaniana) in quel di Bologna, il simpatico duo si è diretto in loco addirittura il giorno prima.
Il resto dell’away team, composto da Gul DeSpai, il Tenente Silh ViaK e il Legato Forla, è partito la mattina seguente. Con la klingon ai comandi, la navetta è arrivata con cardassiana puntualità all’appuntamento, nonostante il software denominato AutoRoute abbia fatto di tutto per farci tardare. Al decimo tornante, in cima ad una collina con tanto di nebbia in stile Transilvania, abbiamo iniziato seriamente ad ipotizzare che il computer di bordo fosse stato manipolato da qualche nave avversaria.
Nonostante tutto, i cinque membri della Ravinok sono riusciti a presentarsi a mezzogiorno in punto nell’Orto dei Frutti Dimenticati, aggiudicandosi il primo posto nella Missione.
Dopo i saluti e le foto di rito, dopo un breve ma intenso giro turistico del ridente paesello, abbiamo aspettato il resto della truppa seraficamente seduti a tavola, anche perché, purtroppo, il clima ci è stato avverso. Una pioggerella leggera ma insistente ha rovinato un po’ l’atmosfera della giornata.
Gli altri intrepidi equipaggi presenti erano quelli della USS Pegaso e della nostra diretta concorrente, la Pioneer Squad. Altri avevano indovinato il luogo ma non sono riusciti a raggiungerlo.
Il pranzo è volato, tra una chiacchiera e una proposta del Comando del Flotta.
Dopo la consegna degli attestati la giornata si è conclusa e siamo tornati a casa.
Stavolta abbiamo lanciato fuori dal finestrino il dischetto con il programma della Microsoft e abbiamo agganciato la navetta del POE con il raggio traente. Il viaggio di ritorno è stato decisamente meno avventuroso ma la scelta revival-metallara del dj DeSpai, ci ha procurato qualche lesione al collo per il troppo headbanging.
Alla prossima, per arrivare là dove nessuno sarebbe mai voluto andare...

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Missione 2 - Simulazione Olografica

Anche questa missione è stata vinta dalla Ravinok che, nonostante non abbia azzeccato tutte le soluzioni, ha proposto un bel racconto e tanti diari di bordo.

Un incontro anomalo 

Ormai erano più di quindici minuti che le due navi si scrutavano a distanza con gli scudi alzati, sulla BCS Ravinok regnava un’atmosfera irreale. Erano partiti da una settimana per la loro prima missione e non avevano incontrato nessuno; per la verità non avevano incontrato proprio nulla, era stata la settimana più noiosa della vita del capitano Talya Mirys, al suo primo comando.
Il capitano bajoriano e il suo primo ufficiale cardassiano si stavano scrutando da qualche minuto. Gul DeSpai aveva accettato di buon grado di partecipare a questo strano esperimento interculturale perché credeva nella forza delle diversità, ma non era ancora del tutto sicuro di potersi fidare della bajoriana… per non parlare dei klingon e dei vulcaniani.
Il Capitano si rivolse all’ufficiale scientifico:

“Signor Naig, mi rilegga le scansioni. Ma mi raccomando, non ne faccia di nuove.”

“La nave è in lega di duralluminio all’interno, ma lo scafo esterno è estremamente complesso, la composizione non è rilevabile senza un’analisi che definirei ‘più intrusiva’ ed interpretabile come ostile. Le dimensioni sono di 60,33 metri di lunghezza, 19,66 di larghezza e 11,03 di altezza. E’ dotata di tecnologia avanzata con scudi, armi ad energia e torpedini quantiche o paragonabili. Ha quattro ponti, con altezza di 1,5 metri. La temperatura interna è di 14°, con illuminazione inferiore a quella media. Vi sono quaranta forme di vita, di cui due differenti dalle altre. Una forma di vita è isolata in una stanza a prua. Si percepisce un rumore di fondo su tutta la nave che è rilevabile anche come vibrazione delle strutture interne. Hanno tecnologia audio e visiva e sono in ascolto, come noi. E’ tutto.”

Mirys  non aveva degnato di uno sguardo l’ufficiale scientifico vulcaniano alla sua destra. Era già la quarta volta che gli faceva la stessa domanda, nella speranza che la ripetizione le potesse giovare nel trovare la mossa giusta per uscire dall’empasse.

“Analisi tattica!” disse poi alzando un dito alle sue spalle, ma senza distogliere lo sguardo dallo schermo su cui campeggiava la strana nave aliena a forma di tronco di cono, completamente liscia, senza scritte o luci.

“Armi cariche, siluri armati e scudi alzati con energia ausiliare deviata.”

Rispose la klingon Silh Viak con prontezza e decisione.
Dopo circa un minuto un bip interruppe un silenzio del tutto innaturale.

“Qui sala macchine, il motore adesso è a piena efficienza, possiamo anche usare curvatura 8 per qualche minuto.”

“D’accordo signor Antonio, si tenga pronto a dare potenza se necessario”, rispose Gul DeSpai dopo qualche secondo visto che il capitano stava ancora scrutando la nave aliena sullo schermo.

“Sembra un immenso ditale spaziale come quello che usavo nel campo di lavoro cardassiano per rammendare le divise dei prigionieri…” Pensò il capitano e subito parlò: “Navigatore Gaz, rotta d’evasione impostata?”

“Sissignore, rotta impostata e pronta all’attivazione in caso di emergenza.”

Il navigatore e il pilota Kimila Granger si scambiarono uno sguardo d’intesa sull’essere pronti ad attivare immediatamente la rotta di fuga.
L’occhio freddo e attento dell’Osservatore della Federazione Grok, seduto e impassibile nella sua poltrona a fondo cabina, scrutava un po’ lo schermo e un po’ l’ufficiale in comando che sembrava non farci caso, ma in realtà lo teneva d’occhio a sua volta. Solo un vulcaniano come lui poteva rimanere così esteriormente apatico in una situazione come quella, nella quale una nave sperimentale ad equipaggio misto originariamente solo bajoriano e cardassiano che era stato poi integrato con elementi della Federazione e dell’Impero Klingon, stava svolgendo la sua prima missione fuori dai confini dello spazio ben noto per compilare una mappa cartografica e si trovava a vivere un delicato “primo contatto”.
Definirlo delicato era forse riduttivo, anche perché non era stato facile neppure presentarsi; in fondo stavano svolgendo una missione per conto della Federazione con una nave bajoriana con equipaggio alquanto variegato…
Infatti il messaggio audio e video che avevano inviato dieci minuti prima era stato molto scarno:

“Qui è la BCS Ravinok, parla il capitano Talya Mirys, siamo in missione esplorativa per conto della Federazione Unita dei Pianeti. Salute a voi! Le nostre intenzioni sono pacifiche e vorremmo stabilire un contatto con voi. Restiamo in attesa.”

L’ufficiale addetto alle comunicazioni, il trill Rik Tan, aveva confermato che la nave aliena aveva ricevuto il messaggio, ma non c’era stata ancora nessuna risposta.
La tensione stava montando, dopotutto la Ravinok era una piccola nave, forse non avrebbe retto ad un’azione ostile. Perfino il POE (lo Psicologo Olografico di Emergenza), temuto a bordo per la sua parlantina sciolta ed interminabile, se ne stava zitto in un angolo.

“Capitano, provi ancora, magari parli più lentamente, ma mi raccomando scelga con cura ogni parola”, a parlare era stata T’poa, l’esperta vulcaniana in primi contatti arrivata da poco a far parte dell’equipaggio.

“D’accordo”. Fece segno a Tan di aprire un canale e ripetè esattamente lo stesso messaggio. Dopo meno di due secondi (come nella migliore tradizione degli addetti alle comunicazioni) il trill avvertì: “Nessuna risposta”.

L’apertura della porta della plancia interruppe nuovamente il silenzio, il medico di bordo, la klingon K'Ehleyr, entrò senza parlare e, incurante di tutti, andò a posizionarsi davanti allo schermo. Poi, forse nel tentativo di smorzare la tensione, o forse per colpa della sua indole un po’ violenta, si girò di scatto verso il navigatore e con un gesto preciso scaraventò a terra il pupazzo “Paolino” che era posizionato sulla consolle di Gaz. Paolino era la “mascotte” della nave o meglio era stato insignito del compito di “capro espiatorio”, chiunque poteva trattarlo male per scaricare la tensione. L’idea era stata, ovviamente, del POE e sembrava funzionare! Tutti infatti scoppiarono in una fragorosa risata, tranne il primo ufficiale che disse: “Dottore, torni subito in infermeria potrebbe esserci bisogno delle sue capacità a breve”.

“D’accordo, ma tenetemi informata”.

“Squadra di sbarco pronta, in attesa in sala teletrasporto 3, attendiamo ordini”, la voce del Capo Operazioni, il bajoriano Vitto Harold, era sicura e decisa.

“D’accordo colonnello, resti in attesa, ma spero che non ce ne sia bisogno…”, il capitano sembrava aver chiuso la comunicazione quando riprese “Mi dica, chi c’è con lei? Il Legato Forla è lì?”, “No, signore, non sono riuscito a trovarla, con me ci sono Liadàn e Kuduk naturalmente.” (La betazoide e il klingon, capo e vice-capo della sicurezza, erano sempre i primi a partire per le missioni di sbarco).

Dove si nascondesse di tanto in tanto il “consigliere” di bordo era un mistero per tutti, il capitano sospettava che in realtà il legato fosse una spia dell’Ordine Ossidiano mandata a bordo per tenerla d’occhio… un po’ come Grok, ma con una copertura.

“Qui sala macchine, sono Mac’s, credo di sapere cosa produce le vibrazioni sonore sulla nave aliena: si tratta di un meccanismo costruito appositamente per trasmettere queste vibrazioni lungo tutta la nave ed è collegato al sistema di comunicazione.”

“Grazie Tenente” Rispose il Capitano Talya con un tono che lasciava trasparire lo scarso effetto che aveva avuto la notizia. Aveva dato per scontato che questo rumore fosse voluto e gli aveva dato da subito il significato analogo a quello del segnale di allarme giallo che era presente sulla sua nave.

Trascorsero altri cinque minuti nel più assoluto silenzio e senza che nulla arrivasse dall’altra nave.
Ormai la tensione a bordo della Ravinok era estremamente palpabile. Tutti i singoli membri della nave erano concentrati ed attenti, in attesa che accadesse qualcosa. Il capitano sentiva la necessità di interrompere quella stasi; era suo dovere fare qualcosa, ma la responsabilità che aveva su di sé era troppa per potersi permettere un errore. Aveva addosso le speranze e le aspirazioni dei bajoriani che volevano che si dimostrasse a tutto il quadrante Alfa le loro capacità, era nei mirini dei falchi cardassiani che volevano interrompere prima possibile quello che era stato definito “un esperimento inutile e ridicolo, destinato al fallimento e che aveva come chiaro fine di ridicolizzare i cardassiani”. Infine aveva addosso gli occhi della Federazione e dell'Impero klingon che osservavano interessati, pronti ad approfittare sia del successo che dell’insuccesso di una nave come quella.

Alla fine il Capitano ordinò: “Signor Naig, nuova scansione e mi faccia sapere qualcosa di più delle forme di vita a bordo della nave aliena…”

Gul DeSpai intervenne: “Talya, la cosa potrebbe essere interpretata come atto ostile… Potremmo causare una reazione violenta…”

“Bene, se così sarà avranno quello che si meritano!” Intervenne Silh Viak.

Il capitano bajoriano aggrottò la fronte e zittì decisamente la klingon, quindi ripeté l’ordine al vulcaniano poi si rivolse al primo ufficiale: “La sua osservazione è stata registrata e mi chiami Capitano, grazie”, il Gul represse con tutte le sue forze l’istinto di controbattere e si lasciò cadere sulla sedia senza dire nulla.

L’analisi dell’ufficiale scientifico continuò un paio di minuti prima che producesse risultati ulteriori rispetto a quelli già in mano al capitano.

“Dall’analisi risulta che la forma di vita isolata nella stanza a prua è della stessa razza della forma di vita dell’equipaggio della nave aliena, ma ha dimensioni maggiori e struttura fisica molto differente. Le altre due forme di vita differenti sono alloggiate una al centro della nave e una in una delle stive. La prima ha un metabolismo simile a quella dell’equipaggio, cioè sembra a suo agio nelle condizioni climatiche della nave. La seconda si muove freneticamente per cui ne deduco che non è a proprio agio. Arriverei ad affermare che si tratta di una forma di vita animale prigioniera. Potrei effettuare un’analisi biologica più approfondita, ma non con i nostri e i loro scudi alzati…”

“Grazie signor Naig, così è sufficiente. Termini la scansione attiva.”

Capitano Talya Mirys, cosa facciamo?” Chiese il Gul.

“Attendiamo ancora.” Rispose il capitano.

“Ancora? Non è il caso di fare qualcosa di attivo adesso? Non possiamo essere sempre passivi! Io propongo…”

“Grazie, Gul Andrel DeSpai! La sua opinione è stata registrata. Ma noi aspettiamo ancora…” Fu la secca risposta del capitano che si mostrava decisa verso il suo equipaggio più per cercare di sembrarlo anche a sé stessa che per convinzione.

Analogamente era immobile, impassibile, come per dare la percezione di non essere turbata dalla situazione e dalla responsabilità che era su di lei.
Lo sguardo del Gul era nervoso e arrabbiato, ma certamente non aveva in mente di mettere in dubbio l’autorità del Capitano. I klingon a bordo, pensava, erano certamente del suo parere. Ma anche gli umani dovevano pensarla così. Probabilmente solo quei “frigoriferi” dei vulcaniani potevano sopportare di stare fermi ad osservare senza agire. Ma non era in dubbio l’autorità del capitano e anche lui doveva assolutamente seguirne le direttive.
Il timoniere Gaz dava anch’esso segni di irrequietezza, agitandosi sulla sua sedia. Il respiro di Silh Viak a fianco era rumoroso e nervoso, dando il concreto segnale della fatica della klingon a mantenere la posizione senza fare nulla.
Senza che nessuno se ne fosse accorto il Legato Forla era arrivata in plancia, appena incrociò lo sguardo interrogativo del capitano disse: “Ero in sala mensa con John Love e Salomon Rada, ieri sera non avevo mangiato e il Kiodo mi ha preparato una colazione speciale, ci sono novità?”. Nessuno le credette, anche se i manicaretti del cuoco di bordo non lasciavano nessuno indifferente.

“No, nessuna novità consigliere, e cerchi di non scomparire un’altra volta, raggiunga il colonnello Harold in sala teletrasporto tre.”

La cardassiana stava per abbandonare la plancia quando un eccitatissimo Rik Tan annunciò:

“Capitano! Capitano! Ricevo un messaggio audio e video dalla nave aliena!”

“Sullo schermo!”

L’agitazione dell’equipaggio fu istantaneamente sostituita da un’espressione unanime di stupore. Lo schermo portava l’immagine scura di un essere dalla forma insettoide, dotato di due ampie antenne e di occhi compositi di ampie dimensioni. La pelle chitinosa era di un verde scuro simile a quello del petrolio.
Il messaggio aveva un audio ottimo che però non era tradotto: era una serie di schiocchi e di rumori secchi incomprensibili. Inoltre tutta la plancia tremava leggermente.

“Qualcuno elimini questo tremolio di fondo! A cosa è dovuto?”

“Mi dispiace, capitano, non so a cosa sia dovuto!” Fu la secca risposta del Capo Ingegnere Antonio.

Intervenne allora Mac’s:

“Capitano, è connesso al messaggio! E’ il sistema di comunicazione che lo produce!”

“Come?” Il capitano aveva mosso la testa verso il Gul vicino a lei, come se non avesse compreso veramente cosa stava dicendo il suo ufficiale tecnico, quando il messaggio terminò e lo schermo in plancia ritornò a mostrare la strana nave. Contemporaneamente anche il tremore ebbe termine.

Erano tutti molto agitati, perfino T’poa molto poco vulcanianamente disse “Fantastico!” e abbracciò il POE che, senza pudore, la baciò sulla bocca. Naig e Rik Tan si misero immediatamente al lavoro per cercare di dare un senso ai rumori che avevano appena sentito.
Altre due ore intercorsero prima che l’equipaggio della nave riuscisse a tradurre il messaggio alieno. Questo fu possibile solo quando la scoperta della connessione del tremolio con la comunicazione fatta dal Mac’s ispirò l’intuizione di Rik Tan che le vibrazioni fossero parte integrante della comunicazione e che fosse interpretata dalle antenne della razza aliena.
Il messaggio, tradotto, suonava più o meno così:

“Siamo indagatori del popolo Entom. Questa è la sesta generazione della terza nave della quarta generazione della colonia numero 4747. Abbiamo percepito le vostre intenzioni non ostili. Siamo interessati ad uno scambio di cibo e di esemplari. Saluti.”

Venne immediatamente preparata una risposta (minuziosamente passata al setaccio da Grok, T’poa e Forla) e iniziò così uno scambio interculturale alquanto strano.
Non fu mai possibile un incontro fisico perché la nave degli Entom, con i soffitti alti poco più di un metro, non era adatta ad un umanoide e da parte loro gli Entom si rifiutarono categoricamente di utilizzare il teletrasporto.
Ci vollero così quasi tre giorni di continui scambi di messaggi audiovisivi, a volte molto difficili da tradurre ed interpretare per scoprire che gli Entom avevano una sensibilità alla luce estremamente superiore e si trovavano a loro agio con temperature considerate basse dalle altre razze, provenivano infatti da un pianeta ben distante da una stella gialla un poco più piccola del Sole. Inoltre si riuscì a scoprire, nonostante  l’incompatibilità marcata tra i due sistemi informatici, che la loro evoluzione era di tipo insettoide ed avevano un ciclo vitale rapidissimo con un metabolismo assai elevato; che la loro nave era un unico blocco di duralluminio scavato internamente a mo’ di cunicoli ed il suo livello tecnologico era paragonabile al livello medio del quadrante Alfa. Sulla nave c’erano trentanove Entom e una Regina Entom, relegata ad un semplice ruolo riproduttivo in una stanza a prua in cui era confinata senza altri compiti che quello di generare sostituti dei membri dell’equipaggio che morivano. L’alimentazione era garantita da una specie di insetto gigante che veniva nutrito con funghi e che produceva un succo zuccherino di cui si alimentavano tutti gli Entom. Anche il Gatto Volduriano nella stiva forse aveva fini alimentari, oppure era trattenuto solo per fini scientifici; ciò non era chiaro, ma esso non rappresentava una novità assoluta. Volduria era un pianeta di classe M a pochi parsec dal luogo dell’incontro, già noto alla Federazione e abitato da animali non molto evoluti.
Anche gli Entom sembravano in missione esplorativa anche se la loro definizione tradotta letteralmente era “indagatrice”, il che lasciava un po’ perplessa il capitano. Ad ogni messaggio insistevano nel fare uno scambio uno a uno, richiedevano sempre un umanoide morto in cambio di Entom morto, ma la risposta era sempre che non c’erano umanoidi morti a bordo e la cosa sembrava stupire un po’ quegli insetti intelligenti.
Sembrava che tutto filasse liscio quando un messaggio lasciò tutti di sasso, sullo schermo apparve un Entom che non avevano mai visto, la traduzione letterale delle sue parole diceva: “Questa è la settima generazione della terza nave della quarta generazione della colonia numero 4747. Abbiamo percepito le vostre intenzioni non ostili. Siamo interessati ad uno scambio di cibo e di esemplari. Saluti.”

Il capitano fece segno a Tan di togliere la comunicazione, dopodichè guardò dritto negli occhi ad uno ad uno i membri dell’equipaggio presenti in plancia… nessuno sapeva come comportarsi… Talya Mirys scoppiò in una risata, seguita a ruota da tutti gli altri (tranne i vulcaniani), ed ordinò: “Tenente Granger, ci porti a casa”.

La Ravinok girò su stessa e sparì tra le stelle.

(oo--oo)

Diario personale del Capitano, data stellare 200403.01 

Il comando di questa nave non sarà facile.
L’equipaggio è estremamente variegato, e la fiducia tra i vari membri manca decisamente.
Dovrò fare del mio meglio per integrare al meglio ognuno dei miei ufficiali, d’altronde fa parte dei miei compiti.
Quello che è certo è che, al momento, non è facile neppure per me.
I Klingon sono stati trasportati qui in stasi… penso di poter affermare con una certa sicurezza che avrebbero preferito essere altrove. I Cardassiani, poi… sento che l’equipaggio si domanda se il Legato Forla faccia parte dell’Ordine Ossidiano… al momento la Bajor Intelligence sta verificando la veridicità di queste… voci. Il mio Primo Ufficiale, Gul Despai, mi sembra una persona capace, certo, il problema che si pone è sempre lo stesso. Come posso fidarmi alla leggera di un Cardassiano?! Che i Profeti guidino la Ravinok sul loro sentiero…. Ne abbiamo bisogno. 

Diario personale del Capitano, supplemento 

La nostra prima missione è stata conclusa. L’equipaggio si è dimostrato capace di affrontare una situazione a dir poco… assurda! Mai avrei immaginato di dover affrontare un primo contatto con esseri simili. La tensione in plancia era palpabile, ho avvertito il nervosismo di tutti gli ufficiali… e del Primo Ufficiale, soprattutto. So che non discuterà i miei ordini, e so che per lui non è stato facile…. ma la missione si è conclusa in modo positivo, soprattutto grazie alla collaborazione del Tenente Mac’s e del Tenente Rik Tan, e di questo non posso che rallegrarmi.
Mi sembra un buon equipaggio, certo non posso dire che metterei la mia vita nelle loro mani… non ancora, perlomeno… ma sono sicura che con il tempo le cose andranno meglio.

(oo--oo)

Data stellare 200403.1 - Diario personale del primo ufficiale Gul DeSpai

Per come la vedo io, questa prima missione e' stata un grande successo.
Ancora prima di partire ci davano gia' per falliti e sono sicuro che invece abbiamo dimostrato la validita' di questo esperimento. Certo, non siamo ancora perfetti, ma col tempo miglioreremo, ne sono certo.
Il capitano ha senz'altro bisogno di un bel discorsetto, non vorrei che diventasse proprio lei la scintilla per una divisione interna. Non metto in dubbio le sue capacita' di comando, anzi. Quello di cui non sono sicuro sono le sue capacita' di mediatore, dopotutto con tutti questi klingon a bordo bisogna saper scendere a compromessi.

Se dovessi dare un giudizio sui vari membri di questo variegato equipaggio non potrei dare neanche una insufficienza e, a parte una klingon di mia conoscenza, mi sembrano tutti molto preparati e motivati.
Ho molto apprezzato la presenza a bordo del prototipo del POE che ci ha senza dubbio aiutato ad iniziare questa nostra avventura, il navigatore Gaz mi sembra molto competente e gli ufficiali tecnici, specialmente quel Mac's e quel Rik Tan, sanno senz'altro cosa stanno facendo.
Non ho ancora avuto modo di vedere all'opera "il braccio forte" della nave, ovvero il capo operazioni Harold e il capo della sicurezza Liadan, ma sono sicuro che ancora loro non mi deluderanno,
Dulcis in fundo non posso che essere onorato della presenza a bordo del Legato Forla, la sua presenza mi tranquillizza e mi da' la forza di non mollare.
Tornando alla missione appena conclusa devo dire che di alieni piu' strani non ne avevo mai incontrati... il loro silenzio, che poteva essere interpretato come ostile, mi ha reso nervoso per un po', ma per ce la siamo cavata, anche se spero di non reincontrarli piu' perche', oltretutto, mi sembrano anche un po' ritardati mentalmente. Che ci vadano altre navi della Federazione!

Questa sera e' prevista una festa in sala mensa, il nostro cuoco Ki-Odo ci ha promesso una cena messicana, non ho la piu' pallida idea di cosa sia, ma di solito il mutaforma non delude, perfino i vulcaniani a bordo si sono lasciati scappare un complimento, una volta.
Sono proprio felice che questo progetto sia diventato realta', forse c'e' ancora una speranza per questa piccola galassia.

(oo--oo)

Diario personale del Capo Operazioni Vitto Harold – data stellare 200403.01.

Un equipaggio di razza mista e soprattutto in prova come il nostro è un rischio: le differenze razziali, di valori fondamentali, di reazioni, di emozioni e di sensazioni bruciano sulla pelle degli ufficiali e sul loro orgoglio in ogni secondo del loro dovere quotidiano.
Lo stress interpersonale è alle stelle dall'inizio della missione, figuriamoci poi cosa è successo quando siamo stati intercettati da quella sottospecie di strano ditale cosmico...
Dovevo starmene tranquillo a fare il Vedek ed invece no... mi avevano richiamato in servizio e il Capitano Talya era riuscita nell'impresa più ardua: impedirmi di rifiutare.
Il primo ufficiale Gul DeSpai ha avuto l'idea di affidare a me il comando della squadra di sbarco; sebbene debba fare riunioni con lui tutti i giorni, non sono ancora riuscito ad inquadrarlo bene: devo ancora capire se ha veramente fiducia nelle mie capacità di ufficiale oppure se per lui sono solo uno stupido bajoriano da mandare a morire alla prima possibilità.... beh, questa è la prima vera occasione che ha per mandarmi allo scoperto ... ma i Profeti mi proteggeranno e, se quella testa-a-cucchiaio mi vuole intimidire, non avrà vita facile.
Grok ha insistito molto sulla presenza di Liadàn, la betazoide, del suo klingoniano marito Kuduk e del Legato Forla... “in questo modo praticamente ogni componente della nave avrà un rappresentante per questo Primo Contatto”. E' strano. Quel freddo e puntiglioso essere dal sangue verde mi sta simpatico... per quanto possa essere simpatico un osservatore vulcaniano, ovviamente.
La “coppia-sicura” - così eravamo soliti chiamare i due piccioncini al comando della sicurezza della nave - ed io accediamo ai sensori esterni e all'audio della plancia dalla consolle della sala teletrasporto (odio essere avvertito sempre all'ultimo momento di cosa accade là fuori... e poi ogni informazione potrebbe essere utile per il primo contatto con qualcosa di quasi totalmente ignoto). La presenza di un klingon, pronto come sempre ad ogni evenienza, mi tranquillizza decisamente...
La sua voce non mente... il Capitano è preoccupato per l'assenza del Legato Forla. Lo sono tutti: non è un mistero che la sua segretezza, le sue improvvise sparizioni farebbero insospettire chiunque...
Mantenere la posizione, questo è l'ordine, e pronti ad intervenire, come sempre.  Ma mentre tutti sono eccitati (a parte i vulcaniani, ovviamente) per questo probabile primo contatto, io mi rendo conto del pericolo che corriamo e soprattutto del fatto che faccio parte di una squadra da sbarco che si presuppone dovrà sbarcare a bordo di qualcosa di cui non si sa praticamente nulla.

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Diario personale del Consigliere Forla – data stellare 200403.01. 

Nonostante il “grado” di Legato mi sia stato assegnato per la mia estraneità al Comando Centrale e quindi all’esercito in generale, mi sono imbarcata su una nave della Federazione in mezzo a tanti bei soldatini per mettermi alla prova e cercare di capire meglio le altre specie che popolano questo quadrante.
Ovviamente il fatto che mio padre sia un noto esponente del Nuovo Ordine Ossidiano gioca un po’ in mio favore… Tutti i membri dell’equipaggio sono fermamente convinti che io sia una spia e nonostante le mie provate capacità come Consigliere hanno addirittura azionato lo Psichiatra Olografico d’Emergenza. In altre situazioni me la sarei presa a morte ma giocare all’agente segreto è divertente e mi consente di agire con una certa anarchia. 

Il nostro primo contatto, avvenuto oggi in una surreale atmosfera di tentennamenti, mi ha finalmente permesso di spulciare nel Database che mi è stato “regalato” dall’Ordine prima della mia partenza da Cardassia Prime. Le navi “ditaloidi” degli Entom erano già state classificate dal Comando Centrale ben 50 anni fa e la descrizione della razza fatta dagli esploratori Cardassiani non lascia dubbi sul fatto che siano una specie che nulla toglie e nulla aggiunge a questo nostro universo.
Anche per questo motivo me la sono presa comoda. Ho sentito il Capitano dare l’allarme giallo e ho fatto finta di non sentire il trillo del mio comunicatore abbandonato sul comodino. So quanto questo mio atteggiamento sia irritante e non conforme alle regole, ma per ora il capitano bajoriano finge di temermi e non dà molto peso al mio comportamento. L’accordo che c’è tra di noi prevede che lei utilizzi il POE per le questioni di minore importanza mentre io ho libertà di movimento a patto di non mettere la nave in nessun tipo di guaio.
Cosa potrei volere di più? Potere delle raccomandazioni e dei titoli altisonanti… 

Diario - Supplemento

Dopo un breve spuntino ad opera del nostro mutaforma Ki-Odo, mi sono finalmente presentata in plancia. Il Capitano mi ha fulminata con lo sguardo e mi ha ordinato di aggregarmi all’away-team, ma per fortuna gli Entom hanno deciso proprio in quel momento di contattarci. Sarebbe stato decisamente scomodo farsi teletrasportare in un ambiente alto al massimo un metro e mezzo (una cardassiana col torcicollo sarebbe stata un pessimo spettacolo), per non parlare della bassa temperatura (noi cardassiani odiamo il freddo!).
Senza saperlo i formiconi mi hanno risparmiato un po’ di noie.
Non che stare in plancia sulla Ravinok sia un’impresa facile… Gul DeSpai si ostina a fare il simpatico con tutti anche se ho cercato da subito di fargli capire che il senso dell’umorismo bajoriano e klingon è virtualmente inesistente. I vulcaniani, si sa, temono di spezzarsi i tendini quando si tratta di sorridere, perciò non li prendo nemmeno in considerazione. Per fortuna che in plancia ci sono anche il Gaz, il POE e Rik Tan, almeno ogni tanto riesco ad avere una conversazione cordiale con qualcuno…
Ma non mi piace essere pessimista, sono sicura che col tempo anche questa nave così multicolore riuscirà a trovare un proprio equilibrio. Non mi dispiace lavorare a fianco dei vulcaniani, soprattutto T’Poa che comunque mi sembra più propensa di Grok ad esprimere i propri sentimenti (per lo meno nei confronti del POE). Faccio più fatica a sopportare l’odore dei klingon, per fortuna noi Cardassiani abbiamo un olfatto limitato…
Silh ViaK vorrebbe vaporizzarmi ogni volta che mi vede, glielo leggo negli occhi. Non ho ancora capito se è perché ce l’ha coi Cardassiani o se è perché è gelosa di Ki-Odo. Nel dubbio continuo a stuzzicarla facendo la gatta morta col cuoco. Prima o poi mi ritroverò con una bath’leth piantata in petto, è meglio che stia più attenta… 

Diario - Supplemento

Come volevasi dimostrare, gli Entom non rappresentavano un pericolo. Morta la generazione che ha avuto il primo contatto con noi, avremmo dovuto ripartire da zero con i nuovi ufficiali.
Il Capitano ha optato per una più semplice ritirata, può darsi che sia stato poco gentile nei loro confronti, ma tra tre giorni l’avranno dimenticato...

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Diario personale dell’Osservatore della Federazione Unita dei Pianeti, tenente-ambasciatore Grok
Data stellare 200403.1

In data odierna la BCS Ravinok ha dovuto affrontare una situazione imprevista e del tutto estranea ai compiti originari affidati alla nave: un primo contatto.
Definirei la situazione assolutamente interessante per i miei compiti specifici di Osservatore, in quanto mi ha permesso di analizzare il comportamento del variegato equipaggio della nave.
A tal proposito mi pare corretto segnalare che il risultato è stato anche superiore alle aspettative che era logico formulare con i dati a disposizione.
Il Capitano Talya ha trasmesso una certa fermezza di polso superiori a quelli che è logico attendersi da un ufficiale bajoriano, che condivide la propensione alle emozioni con gli umani.
In particolare da segnalare il comportamento assolutamente fermo che ha tenuto nei confronti del secondo ufficiale, Gul Despai, che ha evidenziato palese agitazione che lo stava spingendo ad agire in modo meno logico e più affrettato.
Avvistata la nave, che non presentava assolutamente alcun segno di riconoscimento e non compariva nei database a disposizione della nave, il capitano ha immediatamente portato l’equipaggio in allarme giallo, ha ordinato una scansione attiva poco intrusiva e ha inviato un messaggio audio-video formulato correttamente considerando la definizione alquanto inusuale che calza alla Ravinok.
La scansione ha evidenziato una quarantina di forme di vita a bordo della piccola nave aliena, le cui caratteristiche, dati e immagini possono essere trovate in allegato a questa registrazione del mio diario personale. La tecnologia è paragonabile a quella della media del Quadrante Alfa, con armi e scudi in grado di impegnare quelli della Ravinok.
L’attesa della risposta è stato il momento più interessante per l’osservazione dell’equipaggio. Come detto, il capitano si è dimostrato fermo nella sua decisione di attesa immobile, mentre il primo ufficiale ha più volte espresso la propria propensione per un’azione, sebbene senza specificare di che tipo e in quale direzione, il che evidenzia una illogicità dovuta all’agitazione da cui si era fatto prendere.
Pilota e navigatore davano anch’essi evidenti segni di insofferenza, ma hanno mantenuto la loro posizione dando prova di senso del dovere e di obbedienza. Da segnalare negativamente l’inopportuna intromissione del medico di bordo K'Ehleyr, che, lasciandosi guidare dal proprio temperamento klingon, è entrata in plancia senza essere chiamata e portando un elemento di disturbo che, sebbene abbia avuto la positiva conseguenza di stemperare la tensione con il colpo inflitto al pupazzo “Paolino”, non è giustificabile in un membro imbarcato dell’equipaggio in servizio.
Il comportamento dei tecnici di bordo, dagli ufficiali di macchina, a quello scientifico e all’addetto alle comunicazioni è da ritenersi adeguato. Anzi, sottolineo lo spirito di adattamento alla situazione e la capacità di superare le difficoltà tecniche nel tradurre il messaggio di risposta ricevuto dopo lunga attesa.
Non è stato possibile osservare la preparazione del capo operazioni e degli addetti alla sicurezza, poiché la soluzione positiva dell’incontro ne ha reso l’intervento assolutamente non necessario.
Sotto la mia supervisione e quella del consigliere T’Poa e del Legato Forla è stato preparato un messaggio di risposta a quello della nave Entom, ribattezzata “Entom 1”, una volta avuta a disposizione la sua traduzione.
Assolutamente dubbio, ambiguo e difficilmente giustificabile il comportamento del Legato Forla che ha addotto giustificazioni poco plausibili alla propria assenza in plancia nei momenti critici del primo contatto. Era logico attendersi qualcosa di più scaltro da parte di chi è fondatamente sospettato di essere un ex-membro dell’Ordine Ossidiano. O forse è più scaltro tenere un comportamento così evidentemente ambiguo? Questo richiederà un supplemento di riflessione logica da parte mia, una volta terminato di raccogliere i dati sulle forme di vita incontrate oggi.
Fine registrazione.

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Diario personale dell’ufficiale addetto alle comunicazioni Rik Tan, data stellare 200403.01

Dopo una settimana di viaggio, durante la quale non abbiamo incontrato praticamente niente e nessuno, ci siamo ritrovati di fronte ad una situazione alquanto inaspettata: abbiamo trovato sul nostro cammino una astronave di provenienza e configurazione ignota. I nostri primi tentativi di comunicare sono falliti, in quanto non abbiamo ricevuto alcun tipo di risposta, sebbene la comunicazione fosse stata certamente ricevuta. Dopo diversi minuti di attesa la situazione di bordo comincia a diventare oltremodo tesa. Tutti i membri dell’equipaggio sono tesi (salvo alcune eccezioni: ovviamente i vulcaniani non danno a vedere le loro emozioni…). Il capitano continua a richiedere informazioni sulla nave, ma non vuole provocarli facendo scansioni attive ed io non posso darle torto. Le informazioni raccolte non ci danno comunque ancora una conoscenza sufficiente a determinare con chi abbiamo a che fare.

Diario personale, supplemento.

Dopo oltre venti minuti di attesa ed una scansione attiva della nave sconosciuta finalmente abbiamo ricevuto una risposta. Purtroppo la risposta è inintelligibile. Non si tratta di qualcosa di inaspettato: in fondo in situazioni di primo contatto ciò non è affatto inusuale. La trasmissione visiva ci ha mostrato delle forme di vita insettiformi, ma la trasmissione audio non è stata tradotta dal traduttore universale, in quanto non è stato in grado di individuare una base semantica dalla quale partire per effettuare la traduzione. Inoltre la riproduzione del messaggio ha prodotto una vibrazione inaspettata in tutta la nave.

Non è la prima volta che mi vengo a trovare in una situazione di primo contatto, nel senso che sebbene sia poco tempo che Rik Tan è imbarcato su navi stellare, il mio simbionte Tan si è già trovato in situazioni simili e questo mi da accesso ad una serie di esperienze che penso mi saranno molto utili. Ad ogni modo la traduzione del messaggio non sembra affatto semplice.

Diario personale, supplemento.

Eureka! Dopo alcune ore di lavoro estenuante, al quale ha preso parte buona parte dell’equipaggio, abbiamo finalmente trovato la traduzione del messaggio. L’idea buona mi è venuta dal fatto che la connessione fra il tremolio e la comunicazione, scoperta dal Mac’s, poteva essere la chiave di lettura. Ho dovuto trovare un modo per inserire questi dati “vibrazionali” nel traduttore, in modo che potesse aggiungerli alla suo “base semantica” ed ottenere così una traduzione. Non è stato semplice, ma alla fine dopo diversi tentativi abbiamo ottenuto un messaggio comprensibile: “Siamo indagatori del popolo Entom. Questa è la sesta generazione della terza nave della quarta generazione della colonia numero 4747. Abbiamo percepito le vostre intenzioni non ostili. Siamo interessati ad uno scambio di cibo e di esemplari. Saluti.”.

Questo messaggio è stato per me molto confortante. Le intenzioni non ostili degli alieni erano plausibili, dato che in tutto questo tempo non avevano intrapreso azioni bellicose, ma non ne potevamo essere certi. Anzi, il nostro ufficiale della sicurezza non era affatto tranquilla, ma per una klingon questo è comprensibile.
Da questo momento sono stati scambiati molti messaggi, con esiti alterni in quanto a comprensibilità, comunque abbiamo raggiunto una discreta conoscenza degli Entom.
Abbiamo anche stabilito una connessione con il loro computer, con il loro permesso, e ciò ci ha consentito di comprendere molti aspetti della loro tecnologia, ma poco della loro cultura.

Diario personale dell’ufficiale addetto alle comunicazioni Rik Tan, data stellare 200403.03

Dopo tre giorni di intense comunicazioni abbiamo ricevuto una comunicazione alquanto sconcertante: “Questa è la settima generazione della terza nave della quarta generazione della colonia numero 4747. Abbiamo percepito le vostre intenzioni non ostili. Siamo interessati ad uno scambio di cibo e di esemplari. Saluti.”

A quanto pare una nuova generazione aveva preso il controllo della nave aliena, ma la conoscenza del nostro incontro non sembrava essere sopravvissuta integralmente. Dato che le informazioni ricevute erano ormai sufficienti il capitano ha deciso che non era il caso di indugiare oltre e siamo in rotta verso la base per inoltrare i nostri rapporti sull’incontro.

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DIARIO PERSONALE DELL’UFFICIALE TATTICO SILH VIAK , DATA ASTRALE 200403.1, ANNO 3.024 DEL CASATO DI PREDOS 

Da decenni il mio casato era in decadenza e non ne avevo mai potuto conoscerne di persona i fasti che ancora si narrano su Kronos.
Forse anche per questo motivo non avevo ancora avuto eredi maschi: se fossero stati pari ai loro predecessori non so come avrebbero potuto riscattarne l’onore; per di più, ultimamente il San mi era particolarmente avverso ed ero costantemente di pessimo umore.
Quel giorno mi ero recata all’Alto Consiglio e non avevo per niente voglia di sentir votare la mozione di riduzione degli armamenti imposta dal trattato con la Federazione e dalla piega che aveva preso la nostra politica estera negli ultimi tempi.
Così, appena uno dei Decani si espresse a favore della smilitarizzazione, emisi un potente grugnito di disapprovazione, che suscitò le risate dei veri Klingon e l’ira dei vili membri progressisti del Consiglio, che non si adirano quando viene permesso che il nostro Impero venga mutilato ma solo quando sentono in pericolo il loro scranno puzzolente.
Ovviamente, uno dei più giovani e corpulenti di loro sfoderò immediatamente la bath’leth per vendicare l’Onore della propria fazione; era decisamente più grosso di me -  senza contare che era maschio e che io risentivo ancora della sbronza di vino di sangue della sera prima.
Con un senso di soddisfazione, sfoderai anch’io la mia lama per un duello dalla fine secondo me scontata, preparandomi ad entrare nello Sto-Vo-Kor con una morte onorevole che avrebbe risolto tutti i miei problemi terreni.
Incrociammo le bath’leth, ma improvvisamente uno dei Decani fermò lo scontro, asserendo che non avrebbe permesso che venisse uccisa una femmina all’interno del Gran Consiglio (o forse temeva che io facessi fuori il suo campione?) ma che, per punirmi del mio gesto irriverente, avrebbe scelto me per una missione che ogni Klingon con un filo di onore avrebbe rifiutato: recarsi in missione esplorativa con la BCS Ravinok, il famigerato vascello interculturale e interspecie frutto delle malsane idee – che di questi tempi paiono purtroppo andare per la maggiore - di uniformarsi alle culture degli altri popoli che confinano con l’Impero.
Ai membri del Gran Consiglio parve subito un’occasione succulenta, perchè la politica di alleanza esigeva la presenza di ufficiali Klingon su quella nave, ma per ovvi motivi nessuno si era offerto volontario.
Al mio deciso rifiuto, mi portarono di forza in una camera di criostasi e mi svegliai solo quando fui a bordo della Ravinok; agli altri membri dell’equipaggio fu detto che ero arrivata in ibernazione perchè avevo affrontato un viaggio di mesi, dall’altro lato della Galassia.
Questa era la versione anche degli altri Klingon che mi stupii di vedere a bordo, ma nessuno, come me, rivelò mai il vero motivo della sua presenza e non ne parlammo mai nemmeno tra di noi; probabilmente anche i miei compagni di sventura dovevano aver fatto adirare qualche potente, ma non in maniera tale da disonorarlo ed essere perciò immediatamente uccisi.
Le giornate a bordo della Ravinok trascorrevano in una noia mortale, non succedeva mai niente, ma il mio ruolo di ufficiale tattico mi costringeva a restare in plancia a fissare inutilmente lo schermo.
Non potevo neppure scaricare la mia ira su Paolino, il dronepupazzo capro espiatorio di bordo perchè, dopo il mio “primo contatto” con lui, hanno dovuto replicarlo e ormai mi è stato proibito di toccarlo nuovamente.
Ogni giorno, quindi non vedevo l’ora che finisse il mio turno in plancia per andare in sala ologrammi a menar le mani con i miei programmi personalizzati.
Ormai anche il POE, lo psichiatra olografico di emergenza, ha gettato la spugna nel cercare di fare qualcosa per il mio caratteraccio.
L’altro unico momento che sopporto nella giornata è l’ora dei pasti, infatti il nostro cuoco mutaforma Ki-Odo riesce a preparare un Gagh accettabile, quasi vivo, e devo dire che anche lui non mi dispiace, anzi, ho già avuto modo di apprezzare le qualità recondite della sua specie, non so se mi spiego...
L’incontro con l’astronave aliena, di cui si trovano le specifiche nel diario di bordo, ha finalmente reso un po’ diversa la mia giornata.
Certo che, con una Bajoriana come Capitano, non potevo sperare granché.
Gli alieni infatti hanno subito mostrato un atteggiamento ostile ed offensivo, non rispondendo immediatamente alle nostre chiamate.
Noi Klingon, e credo anche i Cardassiani a bordo, avremmo voluto subito far parlare i siluri, tanto per mettere in chiaro le cose.
Proprio quando stavamo per far sentire la nostra voce in plancia con gli ufficiali superiori, però,  e guarda caso proprio in concomitanza con la comparsa sul Ponte di quella spia dell’Ordine Ossidiano del Legato Forla, gli schifosi insetti a bordo della nave aliena si sono fatti vedere.
Non so se sia stata una coincidenza, ma comunque quella Forla a me non piace, noi Klingon non concepiamo lo spionaggio,  non è onorevole; il comportamento doppio dei membri dell’Ordine (perchè è inutile fingere per diplomazia: lo sanno tutti sulla nave che la Forla è nell’Ordine Ossidiano) è inconcepibile per noi, amanti dello scontro frontale e leale; e poi non mi piace che frequenti troppo la sala mensa e il cuoco mutaforma, anche se solo come copertura per le sue attività.
Comunque, resta il fatto che quegli insetti sono sbucati con lei, anche se non ci è dato saperne il motivo.
Quando hanno comunicato di voler effettuare scambio di esemplari, avrei avuto io un elenco di persone da dar loro in “osservazione”, ma il Capitano non ne ha voluto sapere; peccato, perchè abbiamo perso un’ottima occasione di mostrare ai “pacificatori” che fine possono fare i loro seguaci.
A questo punto però secondo me era il caso di fare immediatamente fuoco sulla nave aliena: come struttura sociale mi ricordano un po’ troppo i borg e io non sopporto le razze che studiano, assimilano ma non valorizzano i singoli individui: è infatti con il riconoscimento del valore di ogni singolo guerriero e l’esaltazione del suo coraggio che l’Impero Klingon ha conosciuto i suoi momenti migliori, come si può altrimenti combattere e sentirsi uniti ai propri fratelli in battaglia se non li si riconosce come singoli individui dotati di valore, pur combattendo per un fine comune?
E se poi arrivassero altre navi come quella? E se invece di “chiedere” esemplari se li prendessero con la forza? Non vaporizzandoli subito abbiamo dato un segnale di debolezza, non dovevamo lasciarli andare.
Non so se sperare che la Ravinok abbia, durante questa missione, altri incontri con altre specie, perchè  un comportamento del genere con le razze aliene disonora il mio popolo, oltre a mettere in pericolo le civiltà della nostra Galassia, ma io sono costretta a seguire gli ordini degli ufficiali superiori su questa nave.
Resta il fatto che alla fine di questa missione me ne tornerò in fretta su Kronos perchè ho finalmente ritrovato una ragione di vita: lavorerò attivamente per evitare che il glorioso Impero Klingon sia costretto ad inviare ancora i suoi Guerrieri in missioni del genere, rovescerò la fazione che cerca una pace senza gloria e guiderò il mio popolo verso l’egemonia della Galassia!

Q’aplà!

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Dal diario personale dell’addetto alle relazioni culturali (T'Poa)

Oggi l’equipaggio ha vissuto l’esperienza di un primo contatto con un’insolita vivacità che fino a qualche decade fa apparteneva solo a poche razze simili agli umani.
Temevo la mancanza di apertura culturale da parte di un equipaggio che avrebbe bisogno di maggior preparazione al primo contatto.
Bajoriani e cardassiani sono inseriti nello stesso equipaggio nonostante le culture rispettive da cui provengono risultano votate nel primo caso alla difesa anche a costo di attacchi preventivi. I cardassiani mantengono --anche lontani dal loro mondo-- l’aggressività rapace e la mancanza di rispetto verso gli altri popoli che come non mancano di mostrare vedono solo come possibili servi. 

Ma l’esperimento ha funzionato ed ho registrato i motivi del successo: 

Tuttavia né l’uno né l’altro hanno dato segno di calcolare che della cultura del primo contatto fa parte anche il concetto che la cultura non sia condivisa. Per fortuna del capitano, abbiamo incontrato una nave di esploratori come noi,che hanno impiegato un ragionevole periodo di tempo per decifrare il nostro messaggio. Dunque anche loro avevano sperimentato altri primi contatti.

Bisogna approfondire lo studio di come comportarsi nel caso che le razze viventi con cui dovessimo entrare in contatto non fossero preparate al contatto di una razza sconosciuta. I I vulcaniani hanno conservato profonde tracce della lunga esperienza in proposito. Essere i precursori per molti mondi li ha preparati al contatto con chi ad un primo contatto non era predisposta.

Devo parlarne con il capitano una volta che si sia rilassata. La risata con cui ha deciso di interrompere l’esperienza non dimostra un allentamento della tensione. L’unica tensione che ha allentato era l’attesa di un atto ostile. Ma sembra di capire che bajoriani e cardassiani non sono preparati ad assorbire la cultura di razze con un ciclo vitale breve come quello degli Entom.


 

Missione 5 - Status della Nave: Sezione Ingegneria

Tra le varie cose da sottoporre al giudizio del Comando c'era anche un modellino della propria astronave.
La Ravinok ne ha presentato uno fatto di cartone e materiale riciclato e un altro in formato peluche.

Clicca qui per il reportage fotografico.


 

Missione 7 - Operazioni a Terra

Pur essendo arrivati secondi al Kobayashi Maru Game abbiamo vinto le esercitazioni di tiro, vincendo di fatto anche questa missione.


 

Clicca qui per vedere la Ravinok festeggiare la Comandina.